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Speciale Giuliesi nel Mondo

Lino Manocchia, grande giornalista tra  storia e vip
 

Lunedì 17 Agosto - Il collega Walter De Berardinis, editore e direttore del sito www.giulianovanews.it ha rilanciato, nei giorni scorsi, la proposta di un riconoscimento al decano dei giornalisti giuliesi, Pasquale "Lino" Manocchia, che negli Stati Uniti è stato (ed è tuttora, alla veneranda età di 87 anni), autorevole e stimato professionista in vari campi dell'informazione. Volentieri pubblichiamo il profilo di Manocchia delineato da De Berardinis ed anche le lettere con le quali il collega si è rivolto alle istituzioni regionali e locali per insignire di un premio il noto giornalista. Noi cogliamo volentieri l'occasione per una nuova puntata di Giuliesi nel Mondo, dopo quella iniziale su Domenico (Dom) Serafini, anche lui diventato noto giornalista ed esperto internazionale di politica televisiva negli Usa e, guarda caso, nipote di Lino Manocchia per parte materna.

Lino Manocchia è nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921, primogenito del giornalista e scrittore, il Cav. Francesco Manocchia, e di Filomena Spadacci. Ha incontrato ed intervistato personaggi come: Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como, Rocky Marciano, Juan Manuel Fangio, Mario Andretti e tanti altri illustri personaggi. Durante il lavoro con Voice of America, Manocchia ha avuto modo di intervistare cinque Presidenti americani: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton. Nella foto a fianco è con l'attore Paul Newman.

“...Le avversità possono essere delle formidabili occasioni"

Thomas Mann, scrittore (1875-1955)

Lino Manocchia

L’Incredibile storia del decano dei giornalisti giuliesi

di Walter DE BERARDINIS

Lino Manocchia nasce a Giulianova il 20 febbraio del 1921, nell’abitazione di Via della Madonna dei Sette Dolori (oggi Via Amendola) è il primogenito del giornalista e scrittore, il Cav. Francesco Manocchia, poi scomparso nel bombardamento su Giulianova del 29 febbraio del 1944, e di Filomena Spadacci, d’origini toscane. Dal matrimonio di quest’ultimi, nacquero anche i suoi tre fratelli: Franco, Omero (poi morto per malattia a 17 anni) e Benito (Benny). In realtà il vero nome di Lino è Pasquale (nome del nonno paterno), Omero (nonno materno) e Marino (lo zio paterno di Pitsburg). Anche se in famiglia lo chiamavano tutti con il diminutivo di Pasqualino, ma per tutti era semplicemente, Lino. L’infanzia a Giulianova viene vissuta soprattutto con i nonni paterni, Pasquale, noto calzolaio della città (poi morto all’età di 94 anni) e della nonna, Lucia Macellaro, casalinga (abitavano dietro la scuola De Amicis, in Via Diaz). Non mancheranno le occasioni per frequentare i nonni materni in Toscana, nel borgo di Montefollonico, frazione del Comune di Torrita di Siena ed anche a Montepulciano, dove viveva la zia, sposata con un ricco commerciante di stoffe. A Giulianova, gli amici più cari che frequentava erano: Carlo Marcozzi (poi sposato con la Branciaroli), Guido Pompei, Renato Campeti, Ernesto Ciprietti, l’affezionato Giancola e poi Giorgio De Santis, figlio del Sindaco, il geometra Bruno Solipaca, Dante Paolini, Poliandri, Rossi, Epimerio Taffoni, quest’ultimi noti sportivi giuliesi. Intanto il padre, cerca di investire i suoi risparmi nell’ acquisto di una Cartoleria in città ed anche un piccolo appezzamento di terra. Nel frattempo la famiglia si sposta, vicino alla Chiesa di Sant’Anna, dietro il Torrione ed infine, alla fine degli anni ’30 nel palazzo dietro il Comune, dove viveva anche Renato Morganti, padre della sua maestra Maria. Finite le scuole del regno, si iscrive al Regio Istituto Tecnico Industriale “Raffaele Pagliaccetti in  Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza della Libertà), diretto dal Dott. Marucci. Alla fine degli anni ’30, quasi diciottenne, ebbe modo di conoscere e frequentare l’Avv. Attilio Re. Le prime battute dell’Avvocato furono profetiche: “perché non scrivi come tuo padre francescuccio, scrivi sul nostro Giulianova calcio. Se sbagli ti aiuto io”. Arrivò quel giorno, la squadra vinse e dovette mantenere la parola data. Poco dopo si recò al Caffè di Germano, nel cuore di Corso Garibaldi, l’Avvocato lesse l’articolo ed approvò. Scese in tutta fretta le scalette che conducono al lido e trasmise, con l’unico telefono pubblico, tutto l’articolo alla redazione. Quel primo articolo gli consentì di prendere la tessera d’ingresso al campo. Il padre, severo, insistette per non farlo continuare, è gli ripeteva sempre: “ con questo mestiere ci si muore di fame”. Ma lui serafico rispondeva: “Ma papà, tu sei un morto di fame!”. Poi iniziò le cronache della famosa Coppa Alleva, in occasione della festa della Madonna dello Splendore del 22 aprile e la sua partecipazione a bordo della splendida Lancia Lambada di Pierino De Felice, con tanto di premiazione con la banda di Introdacqua, diretta dal noto maestro Di Rienzo. Poi tutte le cronache del calcio giuliese: vero, vivo, combattuto sempre nella lealtà, quello di Paolini, Taffoni, Poliandri, Rossi, contro squadroni del calibro della Maceratese, Sambenedettese, Fermana, Teramo, Chieti, Vasto ed altre.

Strano destino quello di Lino, un bel giorno la sua famiglia ricevette dai due fratelli paterni (Gino e Marino Manocchia, proprietari di una fabbrica di tabacchi in Pennsylvania) i biglietti che li avrebbe portati in America. Ma la nonna, Lucia Macellaro, di instabile salute, convinse suo padre a restare a Giulianova.

Con l’avvento del Fascismo, ma anche durante la sua formazione scolastica, partecipò con i movimenti giovanili dell’epoca. Con il tema “Guardo in alto, ammiro e penso”, partecipò agli Agonali Fascisti per le scuole giuliesi, piazzandosi ai primi posti. Poi ci furono le selezioni provinciali a Teramo. Arrivò prima, ma dopo un consulto della giuria, fu retrocesso al secondo posto con un diploma e il primo premio andò al nipote di un funzionario di stato. Si presentò anche agli Agonali sportivi della provincia, partecipò ai cento metri con un paio di scarpette bianche da ballo, mentre il rivale teramano, Lanciaprima, arrivò prima, ma con delle vere e proprie scarpe da ginnastica. Mestamente di accontentò del secondo posto tra gli applausi dei presenti. Dopo la fine della scuole superiori, trovò posto a Torino come supplente (Italiano e Tecnologia).

Finito il periodo torinese, il padre lo iscrive al Regio Collegio Aeronautico “Bruno Mussolini” di Forlì, per istradarlo ad una sicura carriera militare nella Regia Aeronautica Italiana. Un bel giorno, in visita al Regio Collegio, arrivò il Duce in persona, da buon giuliese si fece avanti per stringergli la mano. Al termine della visita ufficiale, il redattore dell’EIAR (l’agenzia di stampa governativa) dettò il resoconto della visita, ma il suo collega aviere, preso dall’emozione non riuscì ad affilare una parola. All’ora il Colonnello lo chiamò e gli chiese di trascrivere il resoconto. Poi, dopo la stesura, lo stesso Mussolini lo visionò e si congratulò con lui e chiese chi era quel bravo ragazzo. Quando rispose con nome e cognome, il Capo del Fascismo sorrise ed esclamò: “…sei il figlio di Francesco?”. Infatti, il padre, allora era il corrispondente da Teramo per il “il Popolo d’Italia”, il quotidiano del P.N.F.. Poco dopo, allo scoppio la guerra, inquadrato nella Regia Aeronautica Italiana, verrà trasferito a Mostar, nell’ex Jugoslavia. Ebbe modo di incontrasi con il concittadino, Elio Fracassa, già esattore delle giocate delle lotterie di stato. Dopo l’8 settembre, dopo una lunga odissea dentro i vagoni merci, come giovane sottotenente, fu internato in uno stalag nelle zone di Francoforte sul Meno, in Germania. L’internamento era stato cosi duro, che anche oggi fatica a ricordare quei terribili giorni di sofferenza.

Dopo tre anni di dura prigionia, viene rimpatriato, ma fa l’amara scoperta che suo padre è morto a causa di un ennesimo bombardamento angloamericano su Giulianova. La bomba, caduta il 29 febbraio del 1944, aveva centrato in pieno il palazzo (dietro l’odierna sede comunale). Morirono molti condomini e per fortuna si salvarono la Madre e i suoi tre fratelli. Tra l’altro, uno dei fratelli, Benito, fu colpito da ben 30 schegge. Poi gli anni duri della ricostruzione, venticinquenne, con una vita tutta da inventare, con i primi lavori con il Comune di Giulianova, organizzando eventi per le feste d’estate, un modo per aiutare la madre ed i suoi tre fratelli più piccoli. Innamoratosi della sua concittadina, Ada Di Michele, figlia di emigranti italiani già negli USA, nata nell’Ohio, sfocerà in matrimonio nel 1948, nella parrocchia del lido. Intanto aveva ripreso le collaborazioni con diverse testate giornalistiche italiane, molte delle quali dirette dai colleghi di suo padre Francesco. Ma anche a livello locale seguiva le vicende della sua città. Come quella dell’Avv. Riccardo Cerulli, che voleva “annettere” la frazione di Cologna (Roseto degli Abruzzi) a Giulianova. Poi la battaglia giornalistica in favore della salvaguardia dell’ex Colonia Rosa Maltoni Mussolini. C’erano anche le grandi serate al Kursaal, dove allestiva delle splendide serate con cantanti, sfilate di Miss, orchestre e balli, tutto intorno al mitico Trenino di Santa Fè. Nonostante l’impegno e la voglia di riscatto, per Lino si profilava la via dell’espatrio per accarezzare il sogno americano. Era nei primi giorni di marzo del 1949, quando, con il piroscafo Vulcania si imbarcò a Napoli insieme alla moglie (tratta Genova-Napoli-New York) alla volta degli USA. Salutò Giulianova con una serata indimenticabile a casa di Bruno Solipaca ed in compagnia di Giorgio De Santis, Dante e Renato Granata, Claudio Gerardini, Carlo Marcozzi e Renato  Lattanzi.

Arrivato a New York, visse un periodo nel Bronx, nel quartiere “Piccola Italia”, poi nella zona del Westchester, oggi nota zona residenziale. All’inizio si arrangiava facendo il macellaio con il suocero (già cittadino americano), ed inseguito, con un cuoco sorrentino aprì un ristorante “da Capri”. Uscito fuori dal mondo della ristorazione, per via degli inizi di collaborazioni con la “Voice of America” e anche come corrispondente dall’estero per giornali italiani. Iniziò anche con la tv americana, presentando un programma televisivo settimanale sulla rete “Wevd” e uno radiofonico sulla “Whom”. Mentre, si stavano aprendo le porte dei famosi studios americani con le “prime” mondiali del mondo della celluloide. Numerosi e tanti, furono gli attori ed attrici che ha intervistato e conosciuto dei quali conserva ancora preziose foto. Ha incontrato ed intervistato personaggi come: Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como, Rocky Marciano, Juan Manuel Fangio, Mario Andretti e tanti altri illustri personaggi. Durante il lavoro con Voice of America, Manocchia ha avuto modo di intervistare cinque Presidenti americani: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton. Manocchia trovava anche il tempo per inviare, tramite la Voice of America, servizi regionali per l’Abruzzo, con la Rai di Pescara, allora diretta dal noto giornalista Dino Tiboni. Iniziò come corrispondente del “Messaggero” di Roma, il “Secolo XIX” di Genova, la “Gazzetta di Mantova”, ed altri. Poi l’incontro con il grande giornalista Luigi (Gino) Palumbo che lo portò a “Sport Sud” e poi al “Corriere della Sera”, dove collaborò per nove anni, per poi passare alla “Stampa” di Torino. E’ stato anche cofondatore di “Stadio” di Bologna, assieme a Remo Roveri ed altri, poi divenuto “Stadio-Corriere dello sport”, la cui collaborazione continuò anche dagli Stati Uniti con interessanti reportage. E’ stato inviato speciale di importanti testate, narrando della “SAC”, la Linea aerea strategica degli Usa, un paio di lanci di satelliti in coppia col compianto collega Ruggero Orlando, ricevendo anche dalla Commissione della Rai il più alto elogio per una sua trasmissione sull’anno geofisico. Senza trascurare di intervistare tanti abruzzesi in America, narrando le loro “odissee”. Corrispondente ventennale con i settimanali automobilistici “Rombo” (con Marcello Sabbatini, recentemente scomparso), “Autosprint” e  “Controsterzo”, ora concentra la sua attività, malgrado le numerose primavere, ancora pubblica i suoi lavori su Internet. La sua famiglia è nata nel giornalismo, dopo Lino, emergono Franco, ex redattore del “Corriere della Sera” e poi Benny (Benito), anch’egli dagli Stati Uniti per la “Rusconi”. Manocchia ha avuto numerose offerte per scrivere qualche libro sulla sua attività americana. Dopo varie rinunce, sta preparando un volume “I miei 40 anni ad Indianapolis” la famosa 500 miglia, la corsa più spettacolare del mondo. Oggi Manocchia vive a Cambridge nello stato di New York, insieme a suo figlio Adriano (sposato anche lui con la giuliese, Teresa Schiavi), noto artista e suo nipote Adriano Jr, manager del reparto ricerche della Cornell University di Ithaca a New York. Nonostante l’età, sfidando spesso i disagi dei voli aerei, segue le varie manifestazioni motoristiche delle quali è un noto esperto, incontrando famosi attori americani, appassionati di motori, una passione nata da un’intervista a Tazio Nuvolari, prima di una Coppa Acerbo a Pescara.

Lino Manocchia: "Rifarei tutto, ma cancellerei i dolori della guerra"
Mentre scrivevo questo breve profilo biografico, gli ho chiesto: ricominceresti da capo senza cambiare nulla? Lui mi ha risposto: "Certo che accetterei. Ma cancellerei la parentesi della prigionia in Germania e la perdita di mio padre sotto le bombe. La vita mi ha dato tanto ed io le sono grato insieme alla Provvidenza che mi ha guidato, aiutato e sorretto,  facendomi acquisire una esperienza favolosa. Ringrazio anche il dono della capacità di volgere in gioco le più crudeli avversità di comunicare col pubblico, in un sapiente dosaggio di ruoli. La mia vita è un romanzo multicolore, bello, reso affascinante dalla moltitudine di soggetti incontrati e trattati.” Credo, alla luce di quanto raccontato, che questo illustre giuliese, 87enne ed ancora in attività, abbia una miscela esplosiva di estro e di calcolo, di impulsività e scetticismo, condito dalla spregiudicatezza che accomuna molti giuliesi conosciuti fin adesso. Eppure non c’è stato interlocutore più amabile, agguerrito e conversatore come lo è lui. Uno che si reputa “artigiano” della penna. Un cronista chiaro nell’esposizione dei fatti raccontati. Che magnifico istrione questo Lino Manocchia,  nato a Giulianova 87 anni fa. Credo che la Città di Giulianova lo debba onorare con un encomio pubblico per aver portato il lavoro e la laboriosità di noi giuliesi fuori dai confini nazionali.
La lettera di De Berardinis alla Regione

Ill.mo Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo
Via Michele Iacobucci, 4 67100 L’Aquila

e.p.c. Ufficio Segreteria e Affari dell'Ufficio di Presidenza
e.p.c. Assessorato alla Cultura della Regione Abruzzo.

e.p.c. Ufficio di Presidenza Cram Abruzzo

e.p.c. al Giornalista abruzzese Lino Manocchia 87, Shunpike road
Cambridge N.Y. 12816 - U.S.A.

Oggetto: segnalazione per attribuzione Medaglia “Aprutium” all’abruzzese, Lino Manocchia

Ill.mo Presidente, Con la delibera numero 198, del 19 settembre del 2000, la Presidenza del Consiglio della Regione Abruzzo, istituì la massima onorificenza abruzzese denominata “Aprutium”, per tutti gli abruzzesi che si erano distinti nella loro attività professionale e per aver onorato la propria terra natia.

Per tali motivi, chiedo, dopo attente verifiche, di concedere la prestigiosa medaglia al nostro concittadino, oggi emigrato negli U.S.A., Lino Manocchia, noto giornalista e corrispondente dall’estero per molte testate giornalistiche italiane. In allegato alla presente, profilo biografico. (la presente già inoltrata e protocollata il 26 aprile 2008)

  Sicuro di quanto sopra, Vi porgo distinti saluti.

Giulianova alta lì, 12 agosto 2009

In fede Walter De Berardinis
La lettera di De Berardinis al Comune di Giulianova

Ill.mo Presidente del Consiglio della Città di Giulianova

Nello Di Giacinto Vs. sede Istituzionale

e.p.c. Al Sindaco della Città di Giulianova Francesco Mastromauro

e.p.c. All’Assessore alla Cultura Luciano Crescentini

e.p.c. al Giornalista abruzzese Lino Manocchia

87, Shunpike road Cambridge N.Y. 12816 - U.S.A.

E p.c. Alla stampa locale

Oggetto: segnalazione per riconoscimento al concittadino, Lino Manocchia.

Ill.mo Presidente, In qualità di semplice cittadino e cultore di storia patria, Le segnalo (in allegato la sua biografia) la lunga attività giornalistica del nostro concittadino, il giornalista Lino Manocchia, che da oltre 60anni vive e lavora negli U.S.A. Per tali motivi, chiedo, dopo attente verifiche, di concedere nei termini e nelle modalità che riterrete più opportune, un pubblico riconoscimento al lavoro del noto giornalista italo-americano e già corrispondente dall’estero delle maggiori testate giornalistiche italiane. (proposta già protocollata il 26/27 aprile 2008, senza esito)

Sicuro di quanto sopra, Vi porgo distinti saluti.

Giulianova alta lì, 12 agosto 2009.

In fede Walter De Berardinis

Via Giovanni Amendola, 29/A –

64021 Giulianova Alta (TE)

Telefax: 085-8003963 – Mobile: 328-5811626

E.mail: walter.de.berardinis@alice.it

 sito web: www.giulianovanews.it

Skype: w.deberardins –  C.F. DBRWTR72T22E058I

Lino Manocchia

 
Dico la mia
Perchè non un premio "La Cupola d'oro"?

In una precedente occasione in cui De Berardinis propose il riconoscimento a Lino Manocchia, proposi a mia volta al Comune di Giulianova una ricerca sui concittadini giuliesi meritevoli di pubblico riconoscimento per il lustro dato, attraverso la loro attività e il loro lavoro, anche al nome ed all’immagine della Città di Giulianova.

In sostanza, istituire un Premio annuale o biennale,  sul modello del Premio Paliotto di Teramo. Perchè no,  “La Cupola d’Oro”, dalla cupola del Duomo di S. Flaviano che rappresenta il simbolo della città?

 
 
 
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo