New York, Lunedì 12 Ottobre 2009-
Cinquantasei anni fa, il più grande asso
delle quattro ruote partiva per la sua
ultima corsa del destino. Il suo fisico,
logoro da cento battaglie fatte di
sangue e sudore, polvere e rabbia,
cedeva dopo aver dimostrato come un uomo
di minuscola statura fisica era stato
capace di captare l´attenzione del mondo
sportivo del Vecchio e del Nuovo
Continente.
Tazio
Giorgio Nuvolari. Nivola era nato a Castel d´Ario
(Mantova) dove aveva iniziato a correre prima
con la motocicletta quindi con le vetture del
secolo sino al compimento del suo 58mo anno che
culminava con l’ultima gara, vincendola. Il suo curriculum è un
rosario di 353 competizioni,124 in motocicletta
e 229 in automobile ,105 vittorie assolute e 77
di classe, senza
contare, per 100 volte, il
giro piè veloce ed i 5 primati internazionali
di velocita,´ stabilendo nel 1935 il record di
330.275 km. orari.
" Nel 1928, narra la
storia,mentre si allenava sulla pista di Monza,
Nuvolari uscì di strada e fu sbalzato dalla
vettura ferendosi in modo molto serio". Una sola
settimana dopo si disputava sulla stessa pista
un Gran Premio di motociclismo. Il mantovano
lasciò l’ospedale contro il parere
medico,coperto di bende e fasciature e si fece
aiutare dai meccanici a montare sulla moto
poiche´ a stento si reggeva in piedi.
All’arrivo, vittorioso, fu trasportato di peso
sul podio." Un mostro di potenza che ha fatto di
lui una leggenda.
Nulla lo ha mai fermato. Lo
hanno chiamato in mille modi:"Figlio del
vento", "Moschettiere del rischio","Mantovano
volante" "Asso", "Campionissimo","Maestro",
Nivola".
Il Drake, Enzo Ferrari,
lo definì "il più grande di tutti."
Ferdinando Porche lo considerava il più
grande pilota del passato, del presente, del
futuro." I libri, le poesie,canzoni, vie e tre
monumenti, lo ricordano a Mantova,Castel d´Ario
e a Roma.
A Nuvolari è attribuita
l’invenzione della tecnica della "sbandata
controllata" che egli affrontava in curva
con un secco colpo di sterzo,facendo slittare le
ruote posteriori verso l´esterno, quindi
controsterzava e schiacciava l´acceleratore a
tavoletta. In questo modo usciva di curva con la
macchina gia´ rivolta verso il rettilineo ed in
piena accelerazione, a velocita´ maggiore di
chiunque altro.
Enzo Ferrari raccontò che,
quando per la prima volta, salì come co-pilota
sull’auto guidata da Nuvolari, alla prima curva,
avvertì che
le ruote slittavano e
credette che il mantovano avesse perso il
controllo e che la vettura stesse uscendo di
pista, ma con sua grande sorpresa questo non
accadde. Alla seconda curva avvenne lo stesso e
così alle successive, finchì Ferrari comprese
che Nuvolari sbandasse l´auto di proposito.
Il piccolo-gigante non era
mai soddisfatto. La corsa vittoriosa del giorno
veniva subito offuscata dal pensiero della
prossima, circondato da idee, propositi,azione.
Irrequieto dopo le vittorie europee consecutive,
accettò di correre in America che offriva la
mitica Coppa Vanderbilt, G.P. svoltosi
sul Roosvelt Raceway di Westbury, nell´isola
del Long Island Tazio si presentò con un’Alfa
Romeo V12 tipo 126.36 che guidò sempre in testa,
concludendo vittoriosamente, alla media di
65.998 km. Alla stampa che gli proponeva "grandi
corse negli Usa", Tazio rispose:
"L"America e´ grande e bella, come il
trofeo Vanderbilt (foto con il
trofeo), ma il mio desiderio e´ di
diventare grande nella Patria di Ferrari". Riassumere la vita di un
campione del calibro di Nuvolari non è compito
semplice,sopratutto perche´ la cronologia degli
avvenimenti della sua esistenza di certo non ci
permettono di conoscere davvero l´Uomo,le sue
emozioni,il carattere,la tempra di un
personaggio sempre al limite divenuto mito.
Tazio Nuvolari è una
immensa lavagna sulla quale sono impressi tutti
gli aspetti e sfumature della sua vita che
appartiene alla storia, piacevole a leggere come
una bella "novella" di avventure, vittorie e
sconfitte.Si resta affascinati da tanti
aneddoti,uno dei quali quello che coinvolse,
circa sessanta anni, fa il cronista.
Era il periodo estivo, la
citta´ di Giulianova rigurgitava di turisti in
cerca di ombrelloni, serate danzanti e
ristoranti. Un bel giorno il rinomato
"duomo della culinaria marinara", situato sulla
Nazionale, che portava il nome di Beccaceci,
vide arrivare il grande Nuvolari che andava alla
Coppa Acerbo di Pescara. L´omonimo
proprietario Carlo Beccaceci inviò
a tempo record, un ragazzo per avvertire il
sottoscritto, in vacanza dal Collegio Aeronautico
di Forlì, della presenza di Nivola. Inutile dire
che personalmente stabilii il primato della
distanza dal Paese alla Spiaggia.
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locale per frenare il fiume
dei forestieri, mi presentò all’asso di cuori,
il quale, preso un tovagliolo, me lo porse
dicendo:"Mi chiamo Tazio, e tu chi sei?
Asciugati il sudore. Sii calmo, son venuto per
un buon brodetto".
E ordinò a Carlo due
porzioni di pesce misto,ed uno per me.
"Che posso fare? Forse
vuoi darti all´automobilismo? mi chiese.
Spiegai che ero un
appassionato di giornalismo,e che avevo sempre
sognato di poterlo intervistare.
Dopo aver "sgranato"
un’affettuosa risata, Nivola cominciò a gustare
il famoso pesce dell’altrettanto famoso
ritrovo,leccandosi spesso le dita.
In breve, dopo oltre
mezz’ora, il cronista aveva trascritto
velocemente tutte le risposte,
(qualcuna..."puerile" ma bene accetta dal
campione) mentre Carlo, in un angolo si
stringeva le mani, incredulo.
Fu quella la più importante
intervista della mia interminabile carriera-
bagnata non da champagne, ma da un fiume di
sudore.
Sulla tomba di Nuvolari è incisa una frase che
sembra quasi volerlo incitare a fare corse anche
nell’Aldila’:"Correrai ancor più veloce per
le Vie del Cielo". |