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Franco Tancredi, nato a Giulianova nel 1955, ex portiere ed oggi allenatore dei portieri della Nazionale Inglese: Qui in una parata volante con lo stile impeccabile che ne hanno contradistinto la classe ed il talentoFranco Tancredi, il mondo in giallo e in rosso

 

di Ludovico Raimondi

 

 

 

 

 

Roma, Domenica 2 Maggio 2010 - Di Franco Tancredi non possono non colpirti tre qualità su tutte: serietà, professionalità, semplicità. Le qualità dei più grandi. Le qualità di chi, nel suo caso, arriva all’apice dalla gavetta, cibandosi di pane e pallone. Tancredi è nato e cresciuto nella zona del vecchio campo della fiera, ovvero del Rubens Fadini, fucina di talenti. Chi è giuliese sa di cosa stiamo parlando. Della mecca del calcio giovanile. Non per niente anche suo fratello maggiore, Pasquale, è arrivato a giocare nei ragazzi dell’Inter euromondiale degli anni ’60. Un marchio di fabbrica, insomma. Che Franco fosse baciato dalla natura si capì da bambino. A soli 17 anni esordì in Serie C, in piena epopea del presidente Tiberio Orsini e del suo vice Pierino Stacchiotti che portò il Giulianova anche a una raffica di scudetti nazionali con le formazioni giovanili. Tancredi, naturalmente, faceva parte della nidiata.

Franco, quanto ti sembra lontano, oggi, il debutto nel Giulianova?

“Non mi sembra così lontano, in effetti. Soprattutto quando mi capita di ritornare nelle vicinanze del Fadini, i ricordi e le sensazioni sono ancora così vividi e forti che non sembra siano trascorsi 36 anni nel frattempo”

Se la memoria non mi inganna, da giovanissimo entrasti nel giro della Nazionale di Pallamano: è così? Nel caso, come mai? E cosa ti fece cambiare idea e sport?

“Sì, ricordi bene. A 16 anni, in seguito a delle incomprensioni con la società, mi dedicai per un paio di mesi alla pallamano, nel ruolo di portiere naturalmente! Grazie all’intervento di Nicola Tribuiani, il mio talent scout, le divergenze d’opinione furono appianate e così tornai alla mia sola e unica passione: il calcio!”

Sei stato un “enfant prodige”: ma grande portiere si nasce o si diventa?

“Credo che portiere si nasca, parafrasando Totò! Non saprei spiegare altrimenti la vocazione che spinge alcuni bambini a non litigare con gli amici per un posto da attaccante, ma  piuttosto a preferire la “solitudine” e la responsabilità di difendere la porta, rimanendo, anche fisicamente, più distanti dal resto della squadra. Come per tutte le professioni, però, l’attitudine da sola non basta, il talento va curato e migliorato quotidianamente attraverso gli allenamenti e i sacrifici fatti dentro e fuori dal campo”

 

Franco Tancredi quinto da sinistra in piedi

 

Sei stato l’erede di due grandi portieri, Albertosi nel Milan e Paolo Conti nella Roma. Come avvenne?

“Nel Milan, la mia squadra del cuore da bambino, purtroppo non ho mai giocato, quindi più che l’erede di Albertosi sono stato allievo, osservandolo con grande attenzione e ammirazione negli allenamenti per due anni. Con Paolo Conti, invece, mi sentivo  più “alla pari”, facendomi trovare pronto il giorno in cui è arrivato il momento di “ereditare” la sua porta”.

Cosa provi se ti ricordo le tue 258 presenze consecutive in Serie A, seconda striscia di presenze consecutive in campionato più lunga di sempre dopo quella del leggendario Dino Zoff?

“E’ motivo di orgoglio seguire uno dei più grandi portieri di tutti i tempi, ma lo considero anche un risultato costruito “mattone dopo mattone” grazie all’impegno speso in questa professione”.

Scudetto con la Roma, finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool, Nazionale ai Mondiali in Messico ‘86. Quali sono le soddisfazioni e le delusioni che ti porti dentro per sempre di queste tre tappe fondamentali della tua grande carriera?

“Naturalmente la vittoria dello scudetto rappresenta una delle gioie più grandi della mia vita, per quella squadra che eravamo, per il presidente Viola e per il calore di una tifoseria unica al mondo, che solo un giocatore della AS Roma può sentire e conoscere! La più grande delusione, un dolore che sento ancora oggi, è quella maledetta finale, giocata a Roma, di fronte allo stesso pubblico e persa proprio ai calci di rigore! Per quanto riguarda la nazionale sono stato felice e orgoglioso della convocazione al mondiale, “il traguardo” per ogni calciatore, ma amareggiato per non avere avuto, credo ingiustamente, l’opportunità di mettere al servizio dell’Italia la mia forma psico-fisica, in quel momento ottimale”.

15 Maggio 1983, il giorno dello Scudetto. Giro di campo dopo Roma-Torino 3-1 Si riconoscono:
il Capitano Agostino Di Bartolomei, a destra Righetti,
a sinistra dietro Tancredi e Superchi

 

Chi è stato il compagno di squadra ideale?

“Anche questa domanda riapre una ferita, perché la risposta è il compianto Agostino Di Bartolomei. Un vero capitano, un romano doc e generoso, che mi ha preso sotto la sua ala protettiva al mio arrivo in città, grande come uomo e giocatore”

E l’allenatore ideale con il quale hai lavorato, come giocatore prima e come preparatore dei portieri dopo?

“Come calciatore devo tutto a Niels Liedholm, come preparatore dei portieri a Fabio Capello, entrambi accomunati dalla stessa visione del calcio e dalla passione per la cultura e l’arte fuori dal campo”

E’ vero che con Capello, nonostante lo stretto legame professionale e la stima, ti dai ancora del Lei?

“Su un uomo carismatico e importante come Fabio girano molte “leggende”, ma il rapporto che lui ha con il suo staff è assolutamente amichevole e di stima, compreso il fatto di darsi tutti del tu”

Da preparatore dei portieri hai avuto esperienze nella Roma, nella Juve, nel Real Madrid,  ora nella Nazionale inglese. Dove ti sei trovato meglio, sul piano professionale e umano, e perché?

“Sono talmente appassionato e dedito al mio lavoro che sono stato bene ovunque. In più ho avuto il privilegio di allenare numeri uno come Buffon e Casillas, che posso chiedere di più?”

Il calcio italiano è davvero il più stressante? Quali differenze con il calcio spagnolo e con il calcio inglese?

“La pressione ad alti livelli si fa sentire ovunque, la tensione è parte dell’azione agonistica in ogni Paese”

Si dice che l’Inghilterra, con la mentalità più “italiana” portata da Capello nella nazionale e da Ancelotti e Mancini nei club, può arrivare molto lontano ai prossimi Mondiali, ma che il punto debole è il portiere. E’ così? E, comunque, è superato questo handicap?

“Lavorando per la Federazione Inglese non posso che augurarmi un Mondiale da protagonisti, portieri compresi”

Chi è stato il migliore portiere che hai allenato?

“Non mi piace fare classifiche delle persone con cui ho lavorato. Posso dirti che, come preparatore, mi sono sempre impegnato a tirar fuori il meglio dai miei portieri, anche dai giovanissimi, ognuno per ciò che poteva dare secondo le sue specifiche caratteristiche”

E il migliore “rivale”, o il migliore in assoluto, della tua epoca?

“Ritornando alla mia storia in nazionale, i “rivali” da battere erano Galli e Zenga”

Chi sarà il "portiere" del futuro?

“In Italia, farei una scommessa su Marchetti del Cagliari e Sirigu del Palermo”

Vivi a Roma, nonostante gli impegni all’estero e nonostante i tifosi romanisti ti accusarono di “tradimento” quando seguisti Capello alla Juventus. Non disdegni nemmeno di tornare a Giulianova. Quanto è difficile estirpare le proprie radici?

“Roma non è il posto dove sono nato, ma è la città che ho scelto e dove ho costruito una famiglia. Il legame con questa metropoli è molto forte e l’affetto delle persone non mi è mai mancato, nemmeno nei momenti difficili. Le mie radici affondano a Giulianova, sono ben salde e mi hanno permesso di camminare anche nel resto del mondo”

Se uno ti chiedesse “i tuoi colori preferiti?”, risponderesti d’istinto il giallo e il rosso, i colori della Roma e del Giulianova, o il rosso e il nero della tua squadra del cuore, il Milan?

“Il giallo e il rosso sono i colori dei luoghi che amo!”

Chi è Franco Tancredi, oggi?

“Un uomo di 55 anni, padre di due giovani donne di cui va  fiero, marito della “compagna per la vita”, e un professionista realizzato e fortunato che si augura di poter dare ancora tanto al calcio”

Arrivederci, Franco. O goodbye, hasta la vista o, in stretto dialetto giuliese, ciarvedome?

“Ciarvedome, naturalmente!”     

 

Per chi volesse vedere o rivedere Franco Tancredi in azione:

http://www.youtube.com/watch?v=9cJDQSAF9mA

CHI E’ FRANCO TANCREDI

Agli esordi nel Giulianova in C

Franco Tancredi è nato a Giulianova il 10 gennaio 1955. Pur non essendo molto alto (176 cm), sopperiva a questo limite con la sua agilità e velocità, che lo rendevano un vero folletto dell'area di rigore. Dotato di ottimi riflessi sui tiri ravvicinati e di una capacità naturale di tuffo che lo rendeva molto abile nel parare i calci di rigore, considerati una sua specialità.  Dal 1970 al 1974 al Giulianova, con il quale esordì in Serie C nel 1972. Dal 1974 al 1976 al Milan all’ombra di Albertosi, nel 1976-1977 al Rimini di Helenio Herrera, da 1977 al 1990 alla Roma, nelle file nella quale ha giocato 288 partite di campionato, 1990-1991 in Serie B con il Torino. Dal 1984 al 1986 è entrato nel giro della Nazionale del dopo-Mundial. 12 le presenze in azzurro.  Esordì con la maglia numero uno della Roma il 28 gennaio 1979. Giocò con la stessa maglia dal 1979 al 1990, collezionando 288 presenze in campionato di cui 258 consecutive, seconda striscia di presenze consecutive in campionato più lunga di sempre dopo quella di Dino Zoff.

Con la maglia della Roma ha vinto un Campionato Italiano (1982-83) e quattro Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984, 1985-1986). Ha giocato la finale di Coppa dei Campioni all’Olimpico contro il Liverpool nell’amara notte del 27 maggio 1984.

Nell'estate 1990 si trasferì al Torino disputando l'ultima stagione della carriera come riserva dell'emergente Luca Marchegiani, collezionando 6 presenze in campionato. In maglia granata vinse la Mitropa Cup.

In carriera ha totalizzato complessivamente 294 presenze in Serie A e 28 in Serie B.

E’ stato senza dubbio uno dei portieri più celebri della storia della Roma. Antidivo e timido, è stato amatissimo dal pubblico romanista e veniva acclamato ad ogni incontro casalingo dalla sua gente. Fu accusato in seguito di "tradimento" dal popolo giallorosso per il passaggio alla Juventus nel 2004, insieme a Fabio Capello, come preparatore dei portieri.

In Nazionale fu chiamato da Enzo Bearzot ai Mondiali di Messico 1986, come riserva di Giovanni Galli.

Attualmente svolge il ruolo di preparatore atletico dei portieri, esercitato inizialmente nella Roma (prima squadra e primavera) fino al 2004. In quell'anno ha lasciato la sua società di sempre per seguire Fabio Capello alla Juventus, con le stesse mansioni. Nel 2006 dalla Juventus al Real Madrid seguendo, una seconda volta, Fabio Capello. Da dicembre 2007, sempre assieme all'allenatore friulano, svolge il suo ruolo di preparatore dei portieri per la Nazionale inglese.

Da www.wikipedia.it

 
 

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