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D'Orsogna: "Non paladina, ma abruzzese con rabbia"

Giulianova,  Domenica 1 Agosto 2010 - La Dottoressa Maria Rita D'Orsogna ha partecipato il 31 luglio 2010, al Kursaal, all'incontro "La Bellezza e l'Inferno: trabocchi e piattaforme petrolifere in Abruzzo", organizzato da Italia Nostra di Giulianova: La D'Orsogna, 37 anni di Lanciano, docente negli Usa con il cuore nella nostra Regione, è paladina della campagna No alla Pterolizzazione in Italia e in AbruzzoGiulianova,  Domenica 1 Agosto 2010 - Abbiamo approfittato della partecipazione della Dottoressa Maria Rita D'Orsogna all'incontro "La Bellezza e l'Inferno: trabocchi e piattaforme petrolifere in Abruzzo", organizzato da Italia Nostra di Giulianova al Kursaal, per cercare di entrare maggiormente nel "pensiero" di questa ragazza di 37 anni, docente negli Usa con il cuore nella nostra Regione, ovvero della sua e dei suoi genitori lancianesi, donna di straordinaria gentilezza e disponibilità, bella "dentro e fuori", dolcissima ma decisa e grintosa, con la "rabbia costruttiva" come poche. Come dovrebbero averne gli abruzzesi, a prescindere.

- Dr.ssa D’Orsogna, qual è il significato cruciale della battaglia No Petrolio?

“Il più immediato è che l’Abruzzo non diventi campo di petrolio né in mare né in terra. Il più profondo è che la gente si rendesse conto che vanno difesi i suoi diritti, la legalità, la sua identità. Che esca dal fatidico “nen se po fa”, non si può fare, che è fatalismo e accettazione supina delle scelte altrui. Ci vogliono entusiasmo, passione, convinzione. Le componenti che sono emerse nell’incontro al Kursaal di Giulianova l’altra sera”

- Nella sua relazione, ha parlato di petrolio “amaro” e “pesante” in Abruzzo e in Italia, l’opposto del petrolio “dolce “ e “leggero” di qualità. Ha parlato anche di danni, all’uomo e all’ambiente, derivanti dallo scarico del prodotto di scarto. C’è una correlazione tra le due caratteristiche, nel senso minore qualità uguale maggiore scarto?

“Oddio, gli scarti ci sono anche quando il petrolio è buono, lascerà sempre fanghi che contengono sostanze tossiche, estremamente nocive per la nostra salute e per l’ambiente. E’ evidente che più sporco è il prodotto più necessitano anche più accorgimenti, più infrastrutture, maggiori difficoltà per pulirlo, più spese. E comunque, una cosa è lo scoppio di benzina sporca, un’altra quella di benzina pulita”

- Che fare? E’ la domanda con la quale ha concluso la sua dettagliata illustrazione. Il punto fondamentale sembra essere l’informazione, la partecipazione. Da questo lato, “tutto il mondo è paese” di fronte alle grandi lobby o in Italia, nel nostro caso in Abruzzo, l’accondiscendenza è più marcata?

“Sicuramente da noi è più marcata. Si pensa sempre che non è un nostro problema, che non ci si può fare niente, come dicevo prima. Qui c’è bisogno di indignazione, di rompere il torpore. La “rabbia”, quella costruttiva, deve venire dalla gente comune, necessita il risveglio della coscienza civica. Se ci fosse stata una maggiore coscienza civica in passato non saremmo oggi a lottare contro un mostro”

- Chi l’ha delusa di più?

“Quelli che potrebbero fare molto con il proprio esempio e invece non prendono posizione. Penso alla De Cecco, alla Del verde, ad altre realtà economiche importanti in Abruzzo, che possono fare molto. Perché non partecipano con maggiore fervore? Sono delusa dall’Assessore regionale Daniela Stati, a maggiore ragione come una delle poche donne di potere, che non spreca una parola sulla vicenda. Non è accettabile. Sono delusa dal presidente Chiodi che propone cose di dubbia utilità, leggi che vengono dichiarate incostituzionali dopo pochi mesi, che dimostra scarsa volontà quando, invece, potrebbe essere la Guida Forte dell’Abruzzo in questa battaglia, lui che pure ha interlocutori della stessa parte politica al Governo, dal Ministro Prestigiacomo allo stesso premier Berlusconi. Da lui dovrebbe arrivare un fermo, deciso e chiaro No al petrolio in Abruzzo. Anche in mare, entro le 12 miglia, perché non è del tutto vero che la Regione non ha potere territoriale” 

- Come e perché è diventata paladina del No Petrolio? E le piace questa definizione che sa tanto di Giovanna d’Arco o di Don Chisciotte?

“Non ho nemmeno pensato se mi piace o meno, anche perché me ne hanno dette di peggio. Questa battaglia non era programmata a tavolino. E’ cominciata tre anni fa ed è cresciuta passo dopo passo, contattando le figure di maggiore potere di me, scrivendo ad una ad una di esse: accademici, sindaci, in primis a quello di Ortona, cercando di sensibilizzarle. Nessuno ha risposto o fatto niente. O meglio: solo adesso la politica, capito che la gente è sempre più sensibile al problema, si sveglia e cerca di farne un cavallo di battaglia elettorale. Io lo contesto, il ruolo della politica deve essere altro, parlare alla collettività del petrolio in Abruzzo, dell’oleodotto di Bussi, del nucleare, e via di questo passo”

- Ci sarà pure qualche figura istituzionale che la convince in questa azione?

“Il sindaco di Pineto, Monticelli. Va al sodo. Come ho detto l’altra sera nel dibattito con il Vice sindaco di Giulianova, l’assessore all’ambiente Filipponi, non basta approvare una delibera, scrivere una lettera di adesione, insomma fare il compitino. Occorre coinvolgere tutti i cittadini e fare capire loro, in maniera convinta e pratica, a quali rischi siamo esposti, coordinarsi per portare avanti e a termine un obiettivo”  

- Dicono che la petrolizzazione porti economia e occupazione. A parte il prezzo, umano e di qualità della vita, che si deve pagare, è proprio così?

“La Basilicata, che ha similarità socio-culturali con l’Abruzzo, dimostra il contrario. La petrolizzazione ha portato poco o nulla all’occupazione, semmai ha diminuito l’agricoltura, il turismo, altre ricchezze di quella regione. A Pisticci, dal 2009, sono sorti 30 pozzi petroliferi e centri di lavorazione. Per tutto questo appena 2500 l’anno di royalty! Vale la pena?”

- Si può vincere questa crociata?

“Dobbiamo riuscirci, fare sì che l’Abruzzo non venga trivellato. C’è un solo modo: non arrendersi,  sentire il problema ognuno dentro di se’. Dal contadino al politico, per fare un esempio, si deve  avvertire la rabbia costruttiva, assumere una posizione chiara a difesa della vita”

- La domanda che le avranno posto migliaia di volte: chi glielo fa fare?

“ Primo: sono abruzzese e voglio bene a questa terra. Secondo: il senso di giustizia sociale, sentimento che avrei avuto in qualsiasi altro campo”

- In definitiva, un dovere o una scelta?

“Un dovere d’amore e morale. Ed è sempre una scelta ciò che si fa”

- Entrerà mai in politica?

“Come si dice? Mai dire mai. Al momento attuale, però, lo escludo”.                  

Ludovico Raimondi

 
 
 
 
 

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