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Dr.ssa D’Orsogna, qual è il significato cruciale
della battaglia No Petrolio?
“Il più immediato è che l’Abruzzo non diventi
campo di petrolio né in mare né in terra. Il più
profondo è che la gente si rendesse conto che
vanno difesi i suoi diritti, la legalità, la sua
identità. Che esca dal fatidico “nen se po fa”,
non si può fare, che è fatalismo e accettazione
supina delle scelte altrui. Ci vogliono
entusiasmo, passione, convinzione. Le componenti
che sono emerse nell’incontro al Kursaal di
Giulianova l’altra sera”
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Nella sua relazione, ha parlato di petrolio
“amaro” e “pesante” in Abruzzo e in Italia,
l’opposto del petrolio “dolce “ e “leggero” di
qualità. Ha parlato anche di danni, all’uomo e
all’ambiente, derivanti dallo scarico del
prodotto di scarto. C’è una correlazione tra le
due caratteristiche, nel senso minore qualità
uguale maggiore scarto?
“Oddio, gli scarti ci sono anche quando il
petrolio è buono, lascerà sempre fanghi che
contengono sostanze tossiche, estremamente
nocive per la nostra salute e per l’ambiente. E’
evidente che più sporco è il prodotto più
necessitano anche più accorgimenti, più
infrastrutture, maggiori difficoltà per pulirlo,
più spese. E comunque, una cosa è lo scoppio di
benzina sporca, un’altra quella di benzina
pulita”
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Che fare? E’ la domanda con la quale ha concluso
la sua dettagliata illustrazione. Il punto
fondamentale sembra essere l’informazione, la
partecipazione. Da questo lato, “tutto il mondo
è paese” di fronte alle grandi lobby o in
Italia, nel nostro caso in Abruzzo,
l’accondiscendenza è più marcata?
“Sicuramente da noi è più marcata. Si pensa
sempre che non è un nostro problema, che non ci
si può fare niente, come dicevo prima. Qui c’è
bisogno di indignazione, di rompere il torpore.
La “rabbia”, quella costruttiva, deve venire
dalla gente comune, necessita il risveglio della
coscienza civica. Se ci fosse stata una maggiore
coscienza civica in passato non saremmo oggi a
lottare contro un mostro”
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Chi l’ha delusa di più?
“Quelli
che potrebbero fare molto con il proprio esempio
e invece non prendono posizione. Penso alla De
Cecco, alla Del verde, ad altre realtà
economiche importanti in Abruzzo, che possono
fare molto. Perché non partecipano con maggiore
fervore? Sono delusa dall’Assessore regionale
Daniela Stati, a maggiore ragione come una delle
poche donne di potere, che non spreca una parola
sulla vicenda. Non è accettabile. Sono delusa
dal presidente Chiodi che propone cose di dubbia
utilità, leggi che vengono dichiarate
incostituzionali dopo pochi mesi, che dimostra
scarsa volontà quando, invece, potrebbe essere
la Guida Forte dell’Abruzzo in questa battaglia,
lui che pure ha interlocutori della stessa parte
politica al Governo, dal Ministro Prestigiacomo
allo stesso premier Berlusconi. Da lui dovrebbe
arrivare un fermo, deciso e chiaro No al
petrolio in Abruzzo. Anche in mare, entro le 12
miglia, perché non è del tutto vero che la
Regione non ha potere territoriale”
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Come e perché è diventata paladina del No
Petrolio? E le piace questa definizione che sa
tanto di Giovanna d’Arco o di Don Chisciotte?
“Non ho nemmeno pensato se mi piace o meno,
anche perché me ne hanno dette di peggio. Questa
battaglia non era programmata a tavolino. E’
cominciata tre anni fa ed è cresciuta passo dopo
passo, contattando le figure di maggiore potere
di me, scrivendo ad una ad una di esse:
accademici, sindaci, in primis a quello di
Ortona, cercando di sensibilizzarle. Nessuno ha
risposto o fatto niente. O meglio: solo adesso
la politica, capito che la gente è sempre più
sensibile al problema, si sveglia e cerca di
farne un cavallo di battaglia elettorale. Io lo
contesto, il ruolo della politica deve essere
altro, parlare alla collettività del petrolio in
Abruzzo, dell’oleodotto di Bussi, del nucleare,
e via di questo passo”
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Ci sarà pure qualche figura istituzionale che la
convince in questa azione?
“Il sindaco di Pineto, Monticelli. Va al sodo.
Come ho detto l’altra sera nel dibattito con il
Vice sindaco di Giulianova, l’assessore
all’ambiente Filipponi, non basta approvare una
delibera, scrivere una lettera di adesione,
insomma fare il compitino. Occorre coinvolgere
tutti i cittadini e fare capire loro, in maniera
convinta e pratica, a quali rischi siamo
esposti, coordinarsi per portare avanti e a
termine un obiettivo”
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Dicono che la petrolizzazione porti economia e
occupazione. A parte il prezzo, umano e di
qualità della vita, che si deve pagare, è
proprio così?
“La Basilicata, che ha similarità
socio-culturali con l’Abruzzo, dimostra il
contrario. La petrolizzazione ha portato poco o
nulla all’occupazione, semmai ha diminuito
l’agricoltura, il turismo, altre ricchezze di
quella regione. A Pisticci, dal 2009, sono sorti
30 pozzi petroliferi e centri di lavorazione.
Per tutto questo appena 2500 l’anno di royalty!
Vale la pena?”
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Si può vincere questa crociata?
“Dobbiamo riuscirci, fare sì che l’Abruzzo non
venga trivellato. C’è un solo modo: non
arrendersi, sentire il problema ognuno dentro
di se’. Dal contadino al politico, per fare un
esempio, si deve avvertire la rabbia
costruttiva, assumere una posizione chiara a
difesa della vita”
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La domanda che le avranno posto migliaia di
volte: chi glielo fa fare?
“
Primo: sono abruzzese e voglio bene a questa
terra. Secondo: il senso di giustizia sociale,
sentimento che avrei avuto in qualsiasi altro
campo”
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In definitiva, un dovere o una scelta?
“Un dovere d’amore e morale. Ed è sempre una
scelta ciò che si fa”
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Entrerà mai in politica?
“Come si dice? Mai dire mai. Al momento attuale,
però, lo escludo”. |