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YORK, 2 Agosto ’10
- Il
nostro "personaggio" è una graziosa "giuliese"
puro sangue, laureata in "Lettere antiche",
socia di Italia
nostra di
Giulianova, in provincia di Teramo,
coordinatrice dell'lncontro
"La
bellezza e l'inferno", trabocchi e piattaforme
petrolifere,
ospite eccezionale la combattiva, intelligente, Dott.ssa
Maria Rita D'Orsogna.
La coordinatrice dell'incontro si chiama Ludovica
Raimondi (foto).
Amabile interlocutrice, conversatrice
avvincente. Niente sembra scomporla. Ludovica
pensa chiaro e chiaro scrive senza peli sulla
lingua. Non è poco tenuto conto che alle sue
spalle non ha santi patroni, ne' politici o
sindacali. Ludovica non è femminista, non crede
ai miracoli e considera il nostro più amabile
vizio... "La buona cucina." Abbiamo concentrato
le sue preziose risposte sicuri di far cosa
gradita ai lettori del nostro Internet.
Come è nata l'idea
di "La Bellezza e l'inferno" trabocchi e
piattaforme petrolifere a Giulianova?
«L'iniziativa è andata sotto il nome di Italia
Nostra,
essendomi iscritta qualche mese fa alla sezione
di Giulianova. La presenza della Dott.
Maria Rita D'Orsogna,
che insegna all'Università californiana, il suo
intervento sul tetto dell'Università, è sorto
uno scambio di battute su facebook
ed ecco la concretizzazione dell'evento. Per
questo ringrazio la sezione di Giulianova di Italia
Nostra e tutti
coloro che hanno contribuito a tale evento»
Perché il titolo
che richiama lo scrittore anti-camorra Roberto
Saviano?
«Perché
dopo aver letto Roberto
Saviano
non si può rimanere indifferenti al messaggio
che lancia attraverso la parola e la
riappropriazione del senso vero che essa assume
nella letteratura, cercare di smuovere le
coscienze e partecipare attivamente al moto
evolutivo della società e di queste realtà
italiane, in cui includerei la nostra regione»
È
soddisfatta dell'esito dell'evento? Quale
messaggio e quale risultato ne sono scaturiti?
«Dell’esito sono soddisfatta perché aver potuto
dar vita ad una manifestazione che coniuga il
linguaggio scientifico con quello artistico e
letterario mi inorgoglisce. Era il mio obiettivo
per dimostrare che chiunque può aderire alla
causa con un proprio stile e una propria
competenza. L'importante è avere la volontà di
impegnarsi» (foto,
Maria Rita e Ludovica)
I suoi ideali?
«L’ideale di un mondo dove si possa vivere
pensando che prima o poi i continenti torneranno
ad essere l’originaria Pangea e che tutti i
confini geografici e mentali possano scomparire,
per fare posto a uno spazio unico. Non concepire
i freni alle libertà individuali e collettive,
l’intrusione nelle vite domestiche per decidere
come e quando bisogna nascere e morire. Un mondo
dove non sia un reato essere nero, omosessuale,
clandestino, e non ci si abitui ad essere
giudicati diversi»
Colore che ama di
più?
«Mi verrebbe da dire il rosso. Scherzi a parte,
abitando in un paese di mare si impara a
conoscere l’intensità di tutti i colori, le
diverse sfumature che dipingono le bellezze
naturali e alla fine non puoi mai dire “oggi il
colore prevalente è questo”»
Ludovica rimpiange
l’adolescenza?
«Premesso che non sono un tipo che rimpiange, le
rispondo di no. Posso dirle che ad oggi il
ricordo più intenso e più vivo che mi accompagna
è quello dei miei primi nove anni di vita, che
considero le mie solide radici»
Cos’è l’amore?
«Non so rispondere con autorevolezza. I credenti
direbbero che l’Amore è Dio, l’emanazione di un
Essere superiore che ha voluto che ci fosse
tutto questo. Io credo che anche senza Dio
l’Uomo possa amare l’Universo e l’Umanità.
Comunque a me piacciono i plurali. Gli amori, i
dolori, le gioie, tutti con l’iniziale piccola,
perché non esistono – a mio avviso – gli
assolutismi.»
Cos’è la felicita’?
«Esiste la felicità? La mia vera aspirazione è
la serenità»
A cosa è dovuto il
successo dei blue jeans?
«Una volta ho fissato nella mia testa questa
informazione: i blue jeans erano le tute degli
operai e se non sbaglio erano usati a Genova.
Sbarcano in America e diventano un capo di
abbigliamento su cui attaccare una targhetta
firmata e con cui lanciare una moda.»
Crede nella
fortuna?
«Mi piace pensare alla positività degli eventi e
alla possibilità di ciascuno di poter
partecipare attivamente e consapevolmente al
proprio “destino”»
Si considera
custode della tradizione?
«No. Se accostati, i due termini possono
condurre ad una chiusura verso l’Altro: il
verbo custodire
indica che qualcuno tiene stretto a sé un
qualcosa che deve essere preservato, allontanato
da possibili agenti esterni ed estranei; il
termine tradizione,
invece, indica una volontà di tramandare quel
modo di essere, di esistere e di vivere di una
determinata cultura, usanza o di un determinato
credo»
Cosa più la
disarma?
«Dovrei fare un elenco infinito: L’ignoranza e
l’indifferenza, la strumentalizzazione delle
parole e dei loro significati per mera
propaganda»
Cosa più l’esalta?
«La curiosità. Leggere i libri e scoprire quel
sottile filo che lega ogni essere umano, del
passato e del presente. Mi esalta scoprire la
bellezza delle persone sensibili e ricche di
vita, le bellezze della natura, la continua
policromia del mare. Mi esalta la bellezza delle
emozioni e dei sentimenti»
Citando Pirandello,
l’onestà oggi è davvero un piacere?
«Per me l’onestà è al primo posto nella mia
scala di valori. A volte penso che sia
frustrante essere onesti, perché il sistema non
lo richiede. Ma è ancora più frustrante e
disarmante non essere onesti»
Perché nel nostro
Paese la protesta non è quasi mai sostenuta da
un impegno morale?
«Mi interrogo spesso sul perché in Italia si
continui a parlare di corruzione e di imbrogli,
di intrighi e malaffare senza che ciò susciti
una vera rivoluzione. Si dice che il Governo di
un Paese sia lo specchio dei suoi cittadini: può
anche essere vero, ma credo che oggi più di ieri
siano le lobby a decidere chi deve sedere sugli
scranni. La X che ci siamo guadagnati con dure
battaglie è solo una formalità. Non so che
percezione abbiate voi oltreoceano, ma il
movimento popolare che sta emergendo in diverse
parti della nostra nazione, mi fa pensare che si
stia seminando su un terreno nuovo, promettente
un buon raccolto. Prenda l’Abruzzo del dopo
terremoto e del rischio petrolizzazione verso
cui cominciano a sollevarsi le voci dei
cittadini a vantaggio delle future generazioni»
Ti preoccupa più la
serietà dei nostri problemi o la mancanza di
serietà di chi deve risolverli?
«Mi preoccupa la mancanza di serietà di chi deve
risolvere i nostri problemi»
L’intellettuale
deve scendere in piazza?
«Sì. La piazza è il luogo deontologicamente
deputato per l’espressione democratica di una
società civile e tutti possono prenderne parte.
Ogni essere umano e ogni categoria professionale
ha un proprio linguaggio e con questo si unisce
al coro dei suoi concittadini»
Ti senti
un’idealista? E nel caso essere idealista è un
pregio o un difetto?
«Sì, sono un’idealista e per come vivo i miei
ideali credo che sia un pregio»
Basta la volontà a
disarmare il destino?
«La volontà come autodeterminazione della
coscienza umana è necessaria per non arrendersi
all’idea che il motore di tutto sia il destino»
C’è successo senza
audacia?
«Tutto ciò che si fa ha bisogno dell’audacia»
In America
moltissimi abruzzesi rivolgono l'angosciosa
domanda all'Eni e ai dirigenti politici
italiani, che hanno scelto la... via del
"silenzio": renderanno l’Abruzzo una sorella
del Texas? La PB docet... Lei è dello stesso
parere?
«Ascolto questa affermazione quasi sempre
riferita alla problematica del petrolio. Credo
che da un punto di vista politico stiamo
toccando il fondo. Si respira un’aria pesante.
Frustrazione e amarezza imperano in diversi
settori professionali e culturali. Posso usare
il termine asfissiante
per rendere l’idea?» |