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Speciale Giuliesi nel Mondo |
www.giulianovailbelvedere.it
ha intervistato il
Funzionario al vertice dell'Ufficio dell'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti
Umani, a Ginevra, in vacanza nella sua
Giulianova |
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GIANNI MAGAZZENI, UN GIULIESE ALL'ONU PER
MISSIONE |
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Gianni Magazzeni
(secondo da sinistra), con il Ministro dei
diritti umani, il portavoce del governo
iracheno, e il rappresentante speciale del
Segretario Generale per l'Iraq |
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Intervista di Ludovico
Raimondi |
- Dottor Magazzeni, ha
avuto sempre chiaro cosa avrebbe fatto da grande
e dove sarebbe arrivato?
“Dove sarei arrivato
non è stato mai chiaro, cosa volevo fare sì, nel
campo dei miei interessi. Ho studiato Scienze
Politiche al “S. Anna”, la scuola superiore di
Pisa, fino a poi conseguire un master in
relazioni Internazionali alla Yale University.
Sembra incredibile ma ho cominciato la mia
attività professionale, a New York, all’ONU”.
- Lei ha avuto vari
incarichi che coinvolgono paesi o situazioni in
tutto il pianeta: cosa ha riportato da ciascuna
delle esperienze specifiche?
“Il mio è un percorso
di vita iniziato nell’ONU nel 1984, ben 25 anni
fa. Da ciascuna esperienza professionale e dalle
tante missioni intraprese ho riportato un pezzo
di realtà locale. Mi viene in mente la missione
in occasione del genocidio in Rwanda, che ha
ispirato anche il film Hotel Rwanda, nel maggio
del 1994. Circa 1000 Tutsi asserragliati
nell’Hotel Milles Collines non sarebbero stati
liberati e probabilmente sarebbero stati vittime
del genocidio senza l’intervento diretto del
primo Alto Commissario, Jose Ayala Lasso, che ha
richiesto e ottenuto la loro liberazione dal più
alto rappresentate del Governo Hutu ancora a
Kigali. Nel film non è raccontato come
questo risultato è ottenuto ma il contesto è
chiaro e mostra i rischi enormi intrapresi per
arrivare a Kigali, con l’aeroporto sotto
attacco, e con milizie armate che controllavano
check-points per entrare o uscire dalla città.
Nemmeno i blindati ONU erano risparmiati dalle
insidie del conflitto in atto che è costato la
vita a circa 800.000 Tutsi in 2 mesi”
- Se avesse la
bacchetta magica, quale crisi risolverebbe per
prima?
“Premesso che le
missioni del nostro Ufficio riguardano lo
specifico settore dei diritti umani, è evidente
che sono tante le sfide che la nostra
organizzazione si trova ad affrontare
nell’ambito delle proprie competenze,
soprattutto in quei paesi che escono da un
conflitto. Sono una cinquantina le missioni
effettuate sul terreno per consolidare lo stato
di diritto, le infrastrutture, il rispetto delle
norme internazionali per la promozione e
protezione dei diritti umani, come nel caso
dell’Iraq. A volte occorrono diversi anni – una
generazione - per riuscire a portare a termine
questi processi, trattandosi di cambiamenti che
richiedono tempo per far germogliare una
cultura dei diritti umani che sola crea basi
solide per la democrazia e lo sviluppo”
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Gianni
Magazzeni incontra l'ex Ambasciatore Americano
in Iraq, Zalmay Khalilzad |
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- Il Presidente Obama è
oggi un problema o una panacea per il Medio
Oriente?
“Io mi occupo di
diritti umani e questa mi sembra una domanda
piuttosto politica. Comunque, il Presidente Obama ha avviato un processo di dialogo. Il
dialogo e la cooperazione sono, secondo me,
elementi essenziali per rafforzare la democrazia
e lo stato di diritto e quindi garantire il
rispetto dei diritti umani. In realtà, la
maggioranza delle missioni di pace dell’ONU nel
mondo danno priorità allo sviluppo dello stato
di diritto, alla riconciliazione nazionale come
pure alla realizzazione effettiva dei diritti
umani, perchè tutto ciò permette di consolidare
lo sviluppo economico e la pace. La lunghezza
di questo processo dipende molto dalla base di
partenza e dal grado di sviluppo della
democrazia in ogni circostanza specifica. L’ONU
si appoggia molto su partner nazionali – come
per esempio le Commissioni Nazionali per i
diritti umani – che, se indipendenti ed
efficaci, sono in grado di favorire il rispetto
delle norme internazionali e la loro
applicazione nelle leggi e pratiche nazionali,
come pure di aumentare il successo e la
sostenibilità a lungo termine delle azioni della
comunità internazionale”
- Come definirebbe il
suo lavoro?
“E’ in realtà più una
missione che ci dà la possibilità di aiutare
altri popoli, altre persone, spesso in
condizioni difficilissime, fra la vita e la
morte. E’ anche un lavoro molto dinamico che
mi ha portato in tutti gli angoli del mondo. Le
attività del nostro Ufficio non si svolgono
soltanto nei paesi in stato di emergenza, ma
anche in quelli dove si avverte il bisogno di
migliorare l’applicazione delle norme
internazionali riguardanti i diritti umani e la
loro trasformazione in leggi e pratiche
coerenti. Per raggiungere questi obiettivi, sono
necessarie tutte le componenti della vita
politica e sociale, compresa la stampa che ha il
grande e difficile ruolo di informare”
- Da dove comincia la
lotta per i diritti umani?
“Da casa. Noi, come
organizzazione, abbiamo il compito di sostenere
i governi a fare di più, a sviluppare una
cultura dei diritti umani. Dal 1988 occasione
del 40mo anniversario della Dichiarazione
Universale a oggi molto è stato fatto, ma molto
c’è ancora da fare. Se penso che nell’87 non
esisteva alcun ufficio dell’Alto Commissariato
ai Diritti Umani ed oggi ne esistono 50 in tutte
le parti del mondo!... Si affrontano rischi, è
vero, perché da burocratico il nostro ufficio è
diventato operativo, ma questo conferma quanto
sia fondamentale la capillarizzazione della
nostra azione a livello di uffici paese o uffici
regionali”
- Che mondo vede
davanti ai suoi occhi, in bianco e nero o a
colori?
“A colori, se ciò è
inteso in senso ottimistico. Si deve lavorare
per renderlo migliore e tutti coloro che possono
dovrebbero dare il proprio contributo verso
questo obiettivo comune. Il punto di partenza è
la responsabilità di migliorare le situazioni a
livello locale in linea con le norme
internazionali” |
- Come?
“Rendendo efficace il
sistema degli interventi sul “terreno”. E’
importante istituire, laddove non vi siano
ancora, delle infrastrutture come delle
commissioni nazionali per i diritti umani in
grado di lavorare nel paese con leggi del paese.
In Iraq, come pure in Afganistan,
lavoriamo rispettivamente per creare o
rafforzare la Commissione nazionale per i
diritti umani. Altre 64 commissioni nazionali
indipendenti sono attive nel mondo. Le Nazioni
Unite, in questo, vanno sostenute nel loro
impegno e contributo a cambiare, a migliorare la
situazione. Diciamo che sono uno strumento
efficace soprattutto quando gli Stati membri
dell’Organizzazione cooperano e fanno buon uso
delle sue potenzialità”
- L’Italia a che punto
è?
“L’Italia ha una grande
responsabilità nel settore diritti umani e
contribuisce a varie attività del nostro Ufficio
soprattutto quelle per la cooperazione tecnica
in Paesi prioritari e attualmente sta
considerando di istituire la sua Commissione
Nazionale per i diritti umani”
- Ma Lei, si sente
giuliese nel mondo o cittadino del mondo
globalizzato?
“Io sono a tutti gli
effetti un giuliese nel mondo. Sono legato alla
mia terra, dove torno con piacere quando posso
anche se lavoro a Ginevra e logisticamente vivo
in Francia, a un tiro di schioppo. Per quanto
cresciuti in un contesto internazionale, i miei
due figli, Marco e Christopher, parlano
l’italiano e amano l’Italia. Marco il più grande
ha intrapreso l’Accademia dell’aeronautica di
Pozzuoli dopo avere frequentato la scuola
internazionale di Ginevra con studenti di oltre
80 nazionalità diverse per 13 anni...”.
- Se alla
globalizzazione corrisponde una localizzazione,
in quale misura e maniera una cittadina come la
“sua” Giulianova può avere voce in capitolo
nella conquista dei diritti umani?
“In qualsiasi maniera.
Può anche assumere iniziative di importanza
mondiale. Oggi c’è internet, un volano per lo
sviluppo della comunicazione negli ultimi 10-15
anni. Anche Lei, scrivendo di queste
problematiche, aiuta a prenderne coscienza, a
farle conoscere. Ero anche qui due giorni dopo
il terremoto de L’Aquila. Mi chiedo, perché non
fare dell’Aquila una Capitale dei diritti umani
in Italia ? Lo dico da abruzzese: passare dalla
tragedia all’inizio di una cosa nuova, che ci
possa accomunare tutti. Dare a questa idea una
dimensione nazionale con forti legami in Europa
come pure a livello internazionale: per esempio
con il Master Europeo per i Diritti Umani a
Venezia come pure con una futura Commissione
Nazionale per i diritti umani e potenzialmente
con il Gruppo Europeo e il comitato
internazionale di Commissioni Nazionali. Una
Commissione che si confronti con la realtà di
ogni giorno in questo senso sarebbe un passo
molto importante per il nostro Paese”.
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