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Giuliesi nel mondo

di Lino Manocchia

 

Esclusiva di giulianovailbelvedere.it

 

Giovanni Gasbarrini, Professore per tutte le stagioni

 

 

 

 

NEW YORK, 31.5.2013 - Il Professor Giovanni Gasbarrini, oriundo giuliese, e’ stato insignito del “Lifetime Achievement 2013”, il piu’ prestigioso  riconoscimento conferito dalla United European Gastroenterology.  Gasbarrini ricevera’ il premio il 14 ottobre a Berlino.

Il professore, che e’ nato a Padova,  appartiene ad un eccentrico e cosmopolita pantheon di scienziati, giornalisti, ricercatori. Un cocktail per tutti i gusti contenuto in una affollata cornucopia di studio, conferenze internazionali, ricerche e la specializzazione di medicina interna, gastroenterologia, malattie dell’apparato respiratorio e tisiologia.

Il premiato, nonche’ Professore della Cattolica del Sacro Cuore in Roma, dove  ha diretto l’Istituto di Medicina Interna e Geriatria, attualmente tiene corsi  di Medicina Interna, come Esperto alla Scuola di Specialita’ in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Universita’ Cattolica di Roma.

L’attivita’  del Prof Gasbarrini si riassume in oltre 3800 pubblicazioni i cui principali argomenti di interesse scientifico sono stati e sono: la patologia pepica del canale digerente.

 

Professor Gasbarrini, quante ore lavora al giorno e quanto tempo dedica al sonno?

Veramente molte ore al primo soggetto, pochissimo al sonno

 

Il trapianto delle insule pancreatiche nel fegato malato quale soluzione per Il diabete del quale Lei si occupa, a che punto e’?

Il trapianto di insule pancreatiche vien fatto ormai in parecchi centri in tutto il mondo e anche in Italia. L’organo dove metterle puo’ essere vario, anche nel fegato, ma in ogni caso, non e’ bene farlo in fegati molto malati anche se la steatosi epatica (e cioe’ il fegato grasso) e’ abituale nel diabetico, specie se  si associa obesita’”

 

In questi trapianti vengono usate cellule staminali?

“Vengono trapiantate le isole  prelevate dal tessuto umano o in cultura. Sono tutt’ora in corso anche ricerche sull’uso di cellule staminali nel diabetico prelevate anche dall’embrione, ma tale ultimo metodo non e’ permesso in Italia, si utilizzano prevalentemente cellule da  cordone ombelicale”

 

Parlando  di cellule staminali, cosa ci dobbiamo aspettare nel futuro?

"Le cellule staminali rappresentano un grande presidio terapeutico anche se debbono essere ancora studiate sui loro effetti immediati, a distanza, nei processi favorevoli, ma anche in quelli maligni (tumori)"

 

Su questo aspetto, nello specifico, l’Italia come e’ messa nello scenario mondiale?

Attualmente sono gia’ di uso comune, anche in Italia, in molte malattie, per esempio vascolari, cardiache, della cute, dell’occhio, eccetera. Noi le abbiamo provate nelle malattie del fegato gravi, in particolare nella epatite fulminante ed anche nelle malattie intestinali. Ritengo, pero’, che le ricerche siano ancora in fase preliminare e non vi è ancora una legge che le permettano, completamente, in questi settori

 

E sul fronte dei trapianti?

L’esecuzione dei trapianti e’ ormai tecnica abituale in molti organi e apparati (cuore, fegato, polmone, pancreas, reni), cosi’ come e’ assai sviluppato l’impianto nelle malattie delle ossa, esistono banche per conservazione dei tessuti. Noi ci occupiamo, in particolare, del trapianto di fegato e posso senz’altro affermare che l’esperienza si riferisce a cirrosi epatica indotta dalla epatite C cronica, e anche, assai spesso, si hanno risultati sorprendenti”

 

Il futuro dei  trapianti e’ davvero nelle staminali?

Sono due procedure diverse, ma vi sono prospettive per poterle usare entrambe, eventualmente integrate tra loro”

 

I motivi per i qual l’Italia e’ fanalino di coda nelle ricerche, secondo Lei, sono solo economici? Lei che idea si fa?

L’Italia in molti settori della ricerca non e’ assolutamente il fanalino di coda tra i Paesi europei e neppure nel mondo. Nella produzione scientifica, la ricerca italiana, in particolare nei settori di cui ci occupiamo e cioe’ della Gastroenterologia e della Epatologia, si colloca al quarto posto nel mondo. Sicuramente l’aspetto economico e’ fondamentale nel frenare lo sviluppo delle nostre ricerche. Quasi tutti noi sollecitiamo i nostri giovani ad un periodo di soggiorno all’estero, segnatamente in Usa, per poter applicare  la loro fantasia in ricerche ben guidate e finanziate. Quando si avvicina il momento di rientrare, assai spesso i direttori degli  Istituti dove i nostri giovani hanno lavorato ci chiedono di prolungare il periodo del loro soggiorno”

 

Avra’ visto che in Italia i ricercatori sono stati costretti a salire sui tetti per farsi sentire dalla politica. E non e’ forse vero che in America vi sia maggiore interesse?

E’ vero! Spesso i politici dimenticano l’importanza  della ricerca che in tutti i settori e non solo in quello della Medicina,sia alla base del progresso produttivo, e quindi anche della rendita economica per l’Italia.Sotto questo profilo si siamo agli ultimi posti dei vari  paesi Europei e del mondo,per quanto si riferisce ai finanziamenti della ricerca. In Usa questa viene assai ben programmata anche sul piano dei costi-beneficio”

 

Professore, cambiamo binario…Che cos’e’  per lei la vita?

La vita e’ una cosa meravigliosa e non puo’ essere  tale se non attraverso i nostri genitori, ce l’ha data Dio. Ritengo la vita meravigliosa sopratutto perche’ ci permette di amare, se possibile senza limiti, innanzitutto la famiglia e poi gli amici e tutti coloro che ci circondano, e quelli che incontriamo, e quelli che vorremmo avvicinare, anche se i nostri limiti ce lo  impediscono»

 

E’ superstizioso?

Come figlio di napoletana dovrei esserlo, ed anzi, in un certo senso lo sono, osservando e valutando se quanto mi si presenta davanti viene considerato, nella tradizione, un segno favorevole o sfavorevole. Ma nella pratica e nelle decisioni, non lo sono. Quando sono convinto che la strada e’ giusta, cerco di percorrerla, senza farmi influenzare dalle ipotetiche influenze ambientali.”

 

A quando il ‘Nobel’?

Il Premio Nobel non lo prendero’ mai, a meno che non mi fosse concesso di tornare all’epoca della laurea, e di poter ricominciare tutta la mia attivita’. Qualche strada da perseguire la intravedo, ma ormai e’ troppo tardi”

 

Lei ha sostenuto tra l’altro le iniziative di “Marevivo”. E’ ambientalista?

“’Mare vivo’ e’ una delle poche trasmissioni  televisive che osservo con piacere; ci fa conoscere in particolare dandoci informazioni e, anzi, facendoci direttamente raggiungere, tutti insieme, con facilita’. Insomma ci apre a conoscenze nuove e ci fa capire che l’ambiente, se ben rispettato e protetto, ci permette una vita migliore".

 

Le dico ”Il Mare”, cosa risponde?

“Il mare e’ azzurro e profondo. Queste due caratteristiche mi affascinano perche’ l’azzurro, oltre che del cielo, e’ il colore degli occhi di mia moglie e quello degli occhi di mia madre ed e’ quello degli occhi di mia figlia e di molte mie nipoti. La profondita’ e’ perche’ in lei non c’e’ limite di spazio ed in lei il limite si sperde”

 

Farebbe il Sindaco a Giulianova?

Non farei il Sindaco di nessuna citta’ e tanto meno di Giulianova, a meno che tutti gli altri non fossero morti, ma nel qual caso non ci sarebbe piu’ bisogno del sindaco. E cio’ perche’, quando ci si impegna in certi ruoli, anche se qualcuno si accontenta, la maggior parte non e’ soddisfatta e ti diventa nemico” 

 

Gasbarrini e Giulianova
Il Professor Giovanni Gasbarrini porta sempre con se', nel cuore, Giulianova, dove torna a trascorrere le giornate libere nella bellissima villa liberty, in Via Gasbarrini appunto, luogo d'incontro di tanti personaggi famosi e di gente comune. Da anni è coinvolto nel Festival Internazionale delle Bande Internazionali, nel quale ha portato come ospiti Alda D'Eusanio e il tenore Stefano Terranova.
 

Lei ha seguito  Fioravante “Gabriellino” Palestini, l'Uomo Plasmon", nella sua traversata dell’Adriatico in pattino ed è stato promotore della commemorazione di Lucio Dalla a Giulianova. Perche'?

"Lucio Dalla è stato un grande amico e mi ha aiutato in tante occasioni, in cui ho potuto apprezzare le sue grandi doti non solo di artista, ma anche di sentimento. In ogni occasione in cui si poneva la necessità di aiutare i malati si è sempre reso disponibile ed impegnato in prima persona. Ricordo quando una volta, all'alba, venne con me a trovare un trapiantato di fegato che non voleva più vivere e che lo convinse che la vita era un bene da non perdere! È stato il testimonial di nostre ricerche, anche sulle cellule staminali, tenendo concerti gratuitamente. Lo avevo conosciuto, tanti anni prima, in una palestra, negli anni 50, in un momento in cui stava scrivendo le sue prime e bellissime canzoni. Non era semplice cantautore, ma era un grande musicista! Tra l'altro era un conoscitore dell'arte in tutti i suoi settori, ed aveva aiutato tante persone in difficoltà, psicologica e finanziaria. Qualche giorno prima di morire ci telefonammo e gli raccomandai  di non stancarsi troppo. Mi disse: pensi che se muoio andrà in paradiso? E io gli risposi: tu conosci quella antica canzone napoletana in cui tre vecchi professori di concertino andarono a suonare in paradiso? In quella storia, dopo qualche tempo, chiesero a San Pietro di ritornare a Napoli, e fu a loro concesso! E Lucio disse: allora tornerò!"
 
"Gabriellino lo conoscevo  fin da piccolissimo quando aiutava il padre, Girio, sul porto di Giulianova, e ricordo quanto tutta la famiglia soffrì per le ustioni che interessarono buona parte del suo corpo, a partire dal collo. Ho sempre pensato che, forse, il suo desiderio di migliorare, talvolta in maniera esagerata, il suo fisico, dipendesse da quella che poteva essere interpretata come una menomazione. Per un periodo della sua giovane vita, pur frequentando la sua famiglia, non lo avevo più visto, quando appresi nella difficile vita che aveva scelto e della tremenda esperienza che lo costrinse ad una pena in cui altri sarebbero morti. Quando tornò a Giulianova, venne a trovarmi sulla spiaggia; lo abbracciai, e mi accorsi che su una gamba aveva un brutto neo. Lo feci operare e, essendosi rivelato un melanoma maligno, così si salvò, per la seconda volta, da una sicura morte. A questo punto come potevo non seguirlo in una impresa quasi irripetibile, anche in considerazione dell'età, che esprimeva, in fondo , una forma di impegno psico-fisico teso quasi a ridimerlo?"
 
 
 

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