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POLITICA 2015
Carlo Di Marco (Demos): «Il Forum è riuscito»
 

GIULIANOVA, 10.11.2015 - Riportiamo l'intervento integrale che il Presidente dell'Associazione Demos, Carlo Di Marco, ha pubblicato sul sito dell'associazione in merito al Forum Cittadino che si è svolto al Kursaal:

Nei giorni scorsi si è scritta a Giulianova un’altra bella pagina di democrazia partecipativa con lo svolgimento del Forum cittadino di settore sulla nuova dislocazione della Compagnia dei carabinieri. Nulla togliendo, naturalmente, a tutte le iniziative e le pubbliche assemblee che si sono svolte e si svolgeranno in città sulle tematiche della collettività locale. Questa, però, ci interessa in modo particolare perché è una di quelle iniziative di democrazia “dal basso” che puntano a rendere protagonisti i cittadini, non gli oratori né i capi, come solitamente accade nelle pratiche tradizionali dei partiti. Il Forum si è svolto bene. Ha dato i suoi frutti in un tempo inferiore a quello previsto di quasi due ore; è piaciuto a chi ha partecipato fino alla fine e sono stati fatti apprezzamenti anche da parti sinora impensabili, e questo non può che farci piacere. Le forze politiche tacciono, dunque, assentono. Le cafonate sui social networks non fanno testo. Anche noi riteniamo che sia stata una bella esperienza da ripetersi al più presto, ma non saremmo onesti con noi stessi e con chi ci legge se evitassimo di sottolineare alcune particolarità del dibattito che si è svolto. Ad esempio riteniamo che i partiti politici locali abbiano perso una buona occasione per dare un segno di effettivo rinnovamento. Da sempre sosteniamo che il sistema dei partiti è destinato al completo fallimento (trascinandosi dietro la democrazia) se:

-          non imbocca la strada della propria metamorfosi e del proprio rinnovamento (sia a livello nazionale che locale);

-          non attinge cultura dai processi di democrazia deliberativa per valorizzare la persona e trasformarsi al proprio interno.

 

Nonostante tali processi siano avviati a Giulianova ormai dal 2011, i partiti giuliesi potevano cogliere quest’opportunità per valorizzare i cittadini, i loro semplici iscritti, i giovani e le donne che non hanno ruoli partitici pur essendo elettori. Una mobilitazione di questo genere per popolare i tavoli di lavoro di persone (non mi stancherò mai di ricordare che la Costituzione non mette al centro i partiti, ma le persone), sarebbe stato un grande segnale di rinnovamento.

E molte persone erano venute all’apertura del Forum. Si trattava di un’iniziativa a loro riservata e la curiosità li ha incoraggiati. All’apertura, infatti, una buona metà del Kursaal era popolata da cittadini semplici e curiosi, ma è noto a tutti che poi le cose sono andate in un altro modo. Dopo la relazione del Sindaco, infatti, fatti salvi alcuni interventi di un certo valore oggettivo, anziché aprirsi la fase delle osservazioni e delle domande si è aperto il teatro degli attacchi, degli insulti, delle ironie spicciole e dei personalismi. Si è riaperta la danza macabra della politica tradizionale.

I cittadini/persone hanno capito, non si sono prestati e se ne sono andati lasciando in sala capi di partito, dirigenti e militanti più o meno agguerriti. Il gioco è fatto! Un’iniziativa nata per rendere i cittadini/persone protagonisti di un dibattito li fa entrare dalla porta e li caccia dalla finestra. E la politica torna ancora nelle mani dei capi di sempre.

Potevamo andare via. Il nostro ruolo sembrava finito perché, francamente, continuare ad ascoltare insulti, ironie e offese per fortuna non rientra nelle nostre aspirazioni, ma ci sembrava che qualcosa di buono si potesse ancora trarre e siamo rimasti a dare ancora il nostro modesto contributo. Ad esempio avevamo proposto che il voto finale fosse riservato ai cittadini che avessero lavorato ai tavoli con l’intento di valorizzare e non disperdere il bagaglio sociale e culturale del loro lavoro. La proposta era stata ridicolizzata e respinta come si trattasse di un attacco spietato alla democrazia; avevamo pensato di cronometrare gli interventi per permettere a tutti (o ai più) di poter prendere la parola. Non c’è bisogno di una laurea in comunicazione democratica per capire che se si parla meno si parla tutti, ma l’idea, in alcuni interventi, era stata messa al pubblico ludibrio. Inoltre, i tavoli si stavano formando e ci sembrava opportuno continuare a collaborare perché dessero i loro frutti nonostante in essi la presenza di cittadini/persone (non militanti, né dirigenti di partito) fosse piuttosto scarsa.

Il lavoro ai tavoli si svolgeva correttamente e con molto entusiasmo. Questo ci ha dato molta soddisfazione perché i pochi non dirigenti/militanti apprezzavano una nuova modalità di lavoro collegiale deliberativo, colloquiale e inclusivo; i militanti/dirigenti finalmente incontravano i famigerati “facilitatori” per rendersi conto che non sono affatto “imbonitori” né emissari del Sindaco come scioccamente si era più volte sostenuto, ma semplici cittadini disposti a dare gratuitamente il loro tempo per esperienze di autentica democrazia.

Tornati alla Plenaria, si verificava un ribaltone davvero singolare. Il Presidente tornava sull’ipotesi del voto riservato ai soli componenti dei tavoli e lasciava all’Assemblea la soluzione del problema. Si metteva ai voti e la stragrande maggioranza dei presenti (quasi tutti i componenti dei tavoli, a partire dai dirigenti/militanti) votava a favore. Ma come? La sera prima questa proposta era liberticida ed ora? Vogliamo credere che il dibattito ai tavoli abbia destato sereno ripensamento, ma se così fosse ne saremmo davvero felici. Aspettiamo conferme. Infine, al voto finale partecipavano legittimamente 29 componenti dei tavoli (in maggioranza dirigenti/militanti) e votavano la soluzione che è stata poi ufficializzata.

Bene. La condividiamo, abbiamo votato anche noi, ma una domanda ci viene spontanea e vorremmo proprio farla. Nel 2012 progettammo e gestimmo un altro strumento di partecipazione popolare a nostro avviso perfettamente riuscito: il “sondaggio deliberativo” che doveva dare all’Amministrazione comunale un altro parere. Alla fine del percorso, votarono 32 cittadini che non erano né dirigenti, né militanti, né schierati (invitati fino allo spasmo, da qualche pappagallo di partito, a non votare). Questi cittadini furono definiti da determinate forze politiche “non rappresentativi”, manovrati dagli “imbonitori” e “pellegrini”. La domanda è questa: i 29 di domenica scorsa cosa erano? “Non rappresentativi”, “imboniti” o “pellegrini”?Al Forum siamo rimasti fino alla fine perché sapevamo che queste contraddizioni sarebbero emerse, ma non sappiamo ancora se ci siano stati davvero dei ripensamenti. Vogliamo crederci perché, ci ripetiamo, il rinnovamento dei partiti non può che passare attraverso il protagonismo dei cittadini, come i padri costituenti pensavano e scrivevano quasi settant’anni fa.

 
 

 
 
 
 

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