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Mario Di Pietro: «Disturbi alimentari in aumento, potenziare i centri e le strutture territoriali»

 

ATRI (Te), 14.8.2013 - Dal  Dott. Mario Di Pietro, Direttore di Pediatria presso l'Ospedale di Atri, riceviamo e pubblichiamo:

Disturbi Alimentari. In Abruzzo circa 10.000 famiglie di bambine, adolescenti e giovani donne soffrono di Disturbi del comportamento da cibo e aspettano risposte. Bene la campagna informativa della Regione.

Finalmente viene riconosciuta quella che è una vera emergenza, soprattutto fra i giovani; per questo vanno potenziati i Centri di riferimento e i servizi sul territorio - afferma il Dr. Di Pietro -. La Regione Abruzzo ha dato il via in questi giorni ad una campagna informativa sui disturbi alimentari, promuovendo i Centri e le strutture territoriali che si occupano di questo problema.

Una operazione lodevole che prende atto di un fenomeno in crescita, per tanti anni sottovalutato, che può sfociare in gravi patologie e disturbi del comportamento, alimentare e non (ved. scheda sotto). Le persone e le famiglie che lottano contro questa malattia sanno quanto è complicato, difficile e in alcuni casi drammatico, il percorso verso un ritrovato equilibrio con la vita e con il cibo.

L’iniziativa della Regione Abruzzo, introdotta dallo stesso presidente Chiodi, riaccende in molti operatori e in moltissimi pazienti una luce di speranza e di ottimismo, perché per molto tempo abbiamo dovuto lottare, uniti ma soli, contro l’indifferenza e la sottovalutazione. Per questo, credo sia finalmente arrivato il momento di lanciare un appello, in primis alla Regione Abruzzo e poi a tutte le Asl abruzzesi, per potenziare le poche strutture che si occupano di disturbi alimentari e, a partire da esse, favorire la creazione di una rete integrata di Servizi che preveda tutte le modalità assistenziali ritenute oggi indispensabili per assicurare un trattamento adeguato

(ambulatoriale, day hospital/day service, ricovero d’urgenza, riabilitazione extraospedaliera).

E’ oramai largamente condiviso dalla comunità scientifica che le buone pratiche per i disturbi alimentari richiedono la capacità di fare la diagnosi precoce e di procedere con un trattamento che segua le linee guida più recenti, che raccomandano un trattamento precoce di tipo multidisciplinare, da parte di un team composto dal medico nutrizionista (internista o pediatra a

seconda dell’età), dal dietista e dallo psicologo.

Non risulta, purtroppo, che in Abruzzo attualmente vi siano molte strutture di questo tipo, né che si stia lavorando per la loro creazione o il loro potenziamento. Al contrario, fino ad ora sembra proprio che nella nostra regione, in qualche caso, si sia andati nella direzione opposta, con il ridimensionamento (centro di fisiopatologia della nutrizione di Giulianova) o il declassamento (auxologia e nutrizione pediatrica di Atri) di strutture che andrebbero invece potenziate, in quanto hanno costituito finora, nonostante la mancanza di risorse umane sufficienti, un punto di riferimento per tutta la regione e non solo, se è vero che alcune esperienze sono state oggetto di

interesse da parte della comunità scientifica e della stampa italiana ed internazionale (BBC, RAI 1, RAI 2, RAI 3, Le Monde, Il Corriere della Sera, La Repubblica…).

In un contesto certamente non favorevole, la campagna informativa regionale sui disturbi alimentari sembra finalmente aprire nuove prospettive, perché dimostra che anche la Regione oggi è pienamente consapevole di ciò che bisogna fare in un campo così delicato, nel quale la domanda di salute delle famiglie è sempre più diffusa ed incalzante. Per questo, a nome di migliaia di utenti e delle loro famiglie, troppo spesso senza voce, non posso esimermi dal chiedere che le esperienze che in questi anni sono maturate e le professionalità che sono cresciute non vengano disperse, ma possano invece essere potenziate e messe in grado di rispondere meglio alle accresciute richieste di aiuto e di assistenza, di fronte alle quali, con mezzi insufficienti, ancora oggi troppo spesso proviamo un senso di impotenza.

Dott. Mario Di Pietro

(Direttore Pediatria Ospedale di Atri - Te)

 

Epidemiologia dei Disturbi del comportamento alimentare (DCA) nella regione Abruzzo

Per i DCA non esistono dati epidemiologici precisi, anche perché si tratta di una gamma di disturbi molto eterogenei tra loro, specie in età evolutiva, e solo i casi più gravi arrivano alla diagnosi. Sulla base delle ricerche più recenti (Faiburn CG et al (2003).

Eating Disorders. THE LANCET - Vol 361 - February 1, 2003.), è comunque possibile effettuare una stima dei dati di prevalenza nella popolazione femminile abruzzese a

cavallo dell’età evolutiva:

 

Popolazione femminile abruzzese 10-25

anni (108.050 ab.)

 

Prevalenza %

n° casi

       
AN (Anoressia Nervosa)  

0,2 - 0,8

216 - 864

BN (Bulimia Nervosa)  

3

3241

BED (Binge Eating Disorders)  

1

1080

DCA -NAS (Disturbi non altrimenti specificati)

 

3,7 - 6,4

3998 - 6915

       

In Abruzzo, come testimoniano i pochi dati disponibili, vi sono quindi, attualmente, oltre 10.000 famiglie di bambine, adolescenti e giovani donne con DCA che attendono risposte. Il numero dei pazienti è molto aumentato negli ultimi anni e

tende a crescere, con età di esordio sempre più bassa, comportando un impegno assistenziale anch’esso crescente.

Si tratta, quindi, di un problema di grande rilevanza, rispetto al quale il sistema sanitario non è attualmente in grado di offrire risposte adeguate attraverso una rete integrata di servizi, specie per quanto riguarda l’età evolutiva.

 

 

«In Abruzzo circa 10.000 famiglie di bambine, adolescenti e giovani donne soffrono di Disturbi del comportamento da cibo e aspettano risposte».

 

 
 
 

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