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«Non ci sto!»: La verità di Cretarola sul caso Iva di Teramo Lavoro

 

TERAMO, 21.10.2014 -  Da Venanzio Cretarola, ex amministratore di Teramo Lavoro srl, riceviamo e pubblichiamo:

Ho appreso dalla stampa che il PM Giovagnoni ha ritenuto di procedere nei miei confron ti per “dichiarazione infedele a fini di evasione di IVA” in base alla relazione della Guardia di Finanza di Teramo contenente una interpretazione delle modalità di utilizzo dei Fondi Europei opposta rispetto a quella utilizzata in casi analoghi da tutti gli Enti pubblici e le strutture private a livello nazionale ed europeo, in linea anche con le pronunce dell’Agenzia delle Entrate emanate su casi identici a quello di TERAMO LAVORO.

Rispetto il ruolo della stampa e la mia fiducia nella giustizia continua ad essere incrollabile, ma non posso continuare ad assistere passivamente ad un lesione della mia immagine pubblica che continua a provocare, a me e ai 500 miei dipendenti e collaboratori, danni irreparabili.

E’ ormai noto a tutti che (caso forse unico in Italia) ho gestito la società TERAMO LAVORO senza mai disavanzi, utilizzando risorse pubbliche esclusivamente per pagare stipendi ai dipendenti, senza ricevere personalmente alcun rimborso spese e rinunciando alla prevista indennità di carica pari a 100.000 Euro. Sono però accusato, esclusivamente sulla base delle calunnie di un dirigente, di aver illecitamente percepito un compenso (pari a meno della metà dell’indennità di cui avrei avuto diritto statutariamente anche senza la presenza quotidiana che ho garantito a Teramo) per un contratto a progetto, che secondo tali accuse non avrei mai svolto.

La nuova accusa deriva dall’aver rispettato l’obbligo di considerare i finanziamenti del Fondo Sociale Europeo “fuori campo IVA” come previsto dai Regolamenti europei, nazionali e regionali, confermato da diverse Risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate.

Il contratto da me sottoscritto con il Dirigente competente della Provincia di Teramo mi ha “imposto” di rispettare tali normative.

I 5 controlli svolti da Provincia e Regione sulla società hanno confermato la correttezza del mio operato.

La società “In House” è tenuta, per legge, ad eseguire quanto disposto dal Dirigente provinciale competente. Lo stesso Dirigente inoltre ha regolarmente effettuato i pagamenti alla società, pagamenti che possono essere erogati solo dopo averne attestato la regolarità.

Solo io però vengo accusato di “dichiarazione infedele” e dipinto come un evasore fiscale (in realtà, notoriamente, non ho trattenuto nessuna somma), nulla addebitando a chi mi ha imposto di comportarmi così.

NON CI STO!

La verità è che si tratta dell’unico caso in Italia in cui si apre un procedimento penale su  procedure adottate regolarmente, da anni, da migliaia di Enti pubblici e strutture private nei cui confronti questo non è mai accaduto.

La verità è che se non avessi fatto così sarei stato accusato (insieme alla Provincia, e in questo caso a ragione) di danno erariale.

Basterebbe fare qualche telefonata al Ministero del Lavoro e a qualche Regione per averne conferma.

Non si tratta solo di un caso personale! La procedura contestata riguarda anche centinaia di enti pubblici e privati abruzzesi nei cui confronti si dovrebbe procedere allo stesso modo.

Qualora questa interpretazione fosse fondata provocherebbe effetti devastanti a catena.

Fortunatamente sarà facile dimostrare il contrario.

 

 

 

 

 
 
 

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