,
dopo 60 anni, chiude la redazione regionale e
scompare dalle edicole abruzzesi.
IL MESSAGGERO sta per
chiudere la redazione dell’Aquila e rischia di
subire un pesante ridimensionamento.
IL CENTRO, dopo la chiusura
delle redazioni di Lanciano e Chieti, è alle
prese con scenari incerti e un futuro a tinte
fosche.
LE TV LOCALI sono in piena
crisi e continuano a far ricorso ad
ammortizzatori sociali, se non a licenziare.
IN QUESTO CONTESTO
1) se è vero che la libertà dei
cittadini passa per il diritto ad
un’informazione pluralistica e trasparente,
l’Abruzzo rischia di subire un ulteriore
scadimento della propria qualità democratica: a
partire da domani, sarà ancora più facile, per
qualsiasi gruppo di potere, controllare ciò che
resta del sistema dei media in Abruzzo e
attraverso di esso condizionare le scelte
pubbliche della comunità locale;
2) la debolezza del sistema
dell’informazione è resa ancora più evidente
dalle insostenibili condizioni alle quali è
costretta a sottostare la gran parte dei
giornalisti: i giornalisti precari, infatti,
sono ormai maggioranza assoluta nelle rispettive
testate; sono coloro che cercano e scrivono le
notizie; ma sono soprattutto coloro che non
hanno diritti (a ferie, malattia o maternità),
non hanno tutele né ammortizzatori sociali,
percepiscono paghe da fame (che vanno dai 50
agli 800 euro mensili) e sono dunque deboli,
ricattabili, esposti ad ogni tipo di pressione e
impossibilitati a condurre una vita dignitosa.
Per questo, i precari
abruzzesi de Il Tempo, il Centro
e Il Messaggero
- lanciano il proprio grido
di allarme rispetto alla chiusura de Il
Tempo, che dal primo
novembre non sarà più in
edicola: gli spazi di democrazia, nella nostra
regione, si ridurranno ulteriormente e decine di
giornalisti, redattori e collaboratori andranno
ad ampliare il bacino di disoccupati;
- esortano le istituzioni e
il tessuto imprenditoriale locale a
spendersi in prima persona affinché l’esperienza
de Il Tempo, in Abruzzo, non venga
dispersa e le eccellenti professionalità del
giornale possano essere recuperate nell’ambito
di nuovi progetti editoriali. Allo stesso tempo
invitano tutti a vigilare e ad impegnarsi
affinché le realtà editoriali che restano sul
mercato, e in particolare il Centro e
Il Messaggero, continuino a rappresentare
delle risorse per il territorio.
- si appellano all’intera
classe politica, sempre solerte nel chiedere
il contributo dei giornalisti, affinché si
attivi prontamente per dare voce alle istanze
degli operatori dell’informazione che rischiano
di rimanere inascoltate.
- chiedono un deciso cambio
di passo nel trattamento dei giornalisti
precari: quelli de Il Tempo, dopo il
primo novembre, andranno a casa senza poter
contare su alcun tipo di ammortizzatore sociale
e senza alcuna indennità o trattamento di fine
rapporto. Quelli de il Centro e Il
Messaggero continueranno a percepire
stipendi da fame e a non godere di alcuna
tutela. Vivere e lavorare, in queste condizioni,
non è più possibile.