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WWF: «Il caso Ombrina irrompe sulla campagna elettorale»
 

PESCARA, 14.3.2014 - Dal Wwf Abruzzo riceviamo e pubblichiamo:

La questione Ombrina Mare entra prepotentemente nella campagna elettorale abruzzese. Il candidato presidente del centrosinistra, Luciano D’Alfonso, ha detto che la questione «non esiste perché io alle bellezze dell’Abruzzo non rinuncio». D’Alfonso del resto il 13 aprile dello scorso anno aveva partecipato alla imponente manifestazione contro le trivelle organizzata dal Coordinamento delle associazioni e dei movimenti che si battono contro la deriva petrolifera alla quale aderirono 47 Comuni, le Province di Chieti e Pescara, partiti e movimenti politici, sindacati, 3 diocesi (Chieti, Pescara, Lanciano), 3 Parchi nazionali, un Parco regionale, 7 riserve e 178 associazioni e organizzazioni varie, comprese le rappresentanze del mondo agricolo, turistico e commerciale.
 

Il problema – sottolinea oggi il presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio a commento delle dichiarazioni del candidato - è che Ombrina esiste e come, per colpa di una classe politica che non ha saputo dire un no chiaro e deciso neppure di fronte alle migliaia di persone che 11 mesi fa hanno sfilato a Pescara per chiedere un futuro diverso e migliore per un territorio che mai e poi mai accetterà di essere ridotto a distretto petrolifero a vantaggio di pochi e a danno della collettività”.

Poniamo al candidato presidente del centro sinistra - rincara la dose Fabrizia Arduini, referente energia del WWF Abruzzo – una semplice domanda:  quali azioni concrete intende assumere per favorire un decreto legge ispirato dalla risoluzione 7-00034 dell’on. Mariastella Bianchi, approvata nei giorni scorsi dalla Commissione Ambiente, che in sintesi propone la sospensione delle autorizzazioni per nuove attività di prospezione e coltivazione di giacimenti petroliferi e ripristina il divieto entro le 12 miglia dalla costa per i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 128 del 2010?  Oppure un decreto legge che di fatto elimini l’art.35 del Dlgs 83/ 2012, il cosiddetto Decreto Passera, che ha rimesso in pista progetti già bloccati per vicinanza alla costa dal Dlgs 128/2010? Solo una di queste due azioni legislative, soprattutto la seconda, può restituire agli abruzzesi serenità e garantire il rispetto delle loro scelte, rese evidenti dall’enorme successo del corteo del 13 aprile 2013”.

 

Il WWF “boccia” invece le dichiarazioni del presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, che continua a ventilare migliaia di inesistenti posti di lavoro legati all’estrazione petrolifera dimenticando gli irreversibili danni, altrove purtroppo quelli sì già misurabili, che la scelta ormai antica del petrolio ha portato per l’agricoltura, il commercio e il turismo, con migliaia di veri posti di lavoro perduti per sempre.

 

“Il WWF – chiosa il presidente Di Tizio – è a favore di progetti innovativi e di iniziative volte a contenere il costo dell’energia e ad aumentare l’occupazione, progetti portati avanti anche da Confindustria a livello nazionale e da molti dirigenti e imprenditori locali  capaci di guardare al futuro e non al passato. Su questi il confronto è sempre possibile. È difficile invece dialogare con chi sembra non voler accettare il principio base della democrazia: quel che conta più di ogni altra cosa è la volontà della stragrande maggioranza degli abruzzesi e non gli interessi di un pugno di investitori”.

“Non bastano le dichiarazioni: il no alla deriva petrolifera va espresso con i fatti”. Bocciata la posizione di Confindustria Chieti che non sa guardare al futuro e all’innovazione

 
 

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