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								 CAMERINO, 
								3.8.2019 - 
								A quasi tre 
								anni dal sisma che ha colpito il Centro Italia, 
								il Consiglio Nazionale degli Architetti, 
								Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e gli 
								Ordini delle Province di Ancona, Fermo, 
								Macerata, Ascoli Piceno, Perugia, Terni, Aquila, 
								Teramo, Rieti hanno lanciato un nuovo allarme 
								sui ritardi, le problematiche e le forti 
								criticità che stanno compromettendo le attività 
								di ricostruzione e di messa in sicurezza di 
								edifici e territori. 
								  
								«I 
								Presidenti delle Regioni interessate ed i 
								politici locali - hanno sottolineato - 
								siano promotori, anche con iniziative radicali, 
								di una significativa svolta nella ricostruzione. 
								E ’grave la mancanza, ad oggi, di una strategia 
								che, al di là della mera ricostruzione fisica 
								degli edifici, punti innanzitutto alla creazione 
								di un nuovo sistema socio economico il solo che 
								può costituire il vero motore della ripresa, 
								rappresentare una alternativa di vita per le 
								popolazioni ed attrarre chi non tornerà più se 
								non si creano le condizioni di stimolo a 
								ritornare». 
								«Purtroppo la ricostruzione sta diventando il 
								terreno di scontro politico che impedisce una 
								lucida visione a medio e lungo termine del 
								futuro dei territori del cratere 
								a livello paesaggistico, economico, sociale, 
								culturale e - non da ultimo - demografico, 
								necessaria per esaltarne le tante peculiarità 
								storiche e ambientali 
								e per impostare, quindi, la confluenza di 
								risorse finanziarie nazionali ed europee 
								attraverso le Regioni. Visione che deve tener 
								conto di come il sisma, in alcuni di questi 
								territori, abbia rappresentato un effetto 
								boomerang - ad esempio rispetto allo 
								spopolamento - generando nuove difficoltà in 
								situazione di già grave crisi».
 
 Molto difficile per gli architetti, in questa 
								situazione, operare a favore delle comunità in 
								assenza di confronto e di una efficace 
								interlocuzione istituzionale e barcamenarsi, di 
								conseguenza, tra i cavilli burocratici e varie 
								Ordinanze.
 
 «Non si conosce ancora - hanno denunciato 
								- quale sia l’iter dell’annunciata 
								istituzione del “Tavolo tecnico Sisma” con la 
								partecipazioni dei rappresentanti degli Ordini e 
								dei Collegi locali e quali siano le sorti dell’ 
								“Osservatorio con i rappresentanti dei Consigli 
								Nazionali”, strumenti questi di fondamentale 
								importanza per fissare regole formali e 
								garantire trasparenza. Questa mancanza di 
								informazioni più volte richieste, svilisce il 
								ruolo fondamentale di interlocutore naturale 
								svolto dai progettisti che, invece, dovrebbero 
								essere attori protagonisti del percorso della 
								ricostruzione».
 
								A titolo di 
								esempio il Consiglio Nazionale e i nove Ordini 
								del cratere hanno citato anche l’esclusione dei 
								progettisti dalla pur non breve elaborazione 
								dell’Ordinanza “Chiese”, un vero e proprio 
								pasticcio burocratico nel quale l’intervento dei 
								professionisti viene addirittura considerato 
								privato anziché pubblico in funzione 
								dell’importo dei lavori, con procedure del tutto 
								improprie tanto per l’affidamento dell’incarico 
								che dell’appalto quanto per la definizione della 
								parcella.  
								«E’ poi 
								paradossale ed emblematico - viene 
								nuovamente ribadito a testimonianza della 
								mancanza di una strategia chiara ed efficace - che 
								siano previste agevolazioni per interventi 
								mirati al risparmio energetico, mentre sono 
								esclusi quelli di “miglioramento e adeguamento 
								sismico”: ciò in assoluto contrasto con 
								l’obiettivo di mettere in sicurezza gli edifici 
								e con il principio prioritario di raggiungere 
								una soglia di sicurezza più elevata».  
								
								«Paradossale anche che i professionisti - pur 
								avendolo ripetutamente richiesto - non siano a 
								conoscenza del numero complessivo delle schede 
								AeDES - Agibilità e Danno nell'Emergenza Sismica 
								- né del quadro conoscitivo delle schede Fast, 
								compromettendo così in modo significativo la 
								possibilità di poter disporre di una visione 
								complessiva per accelerare la ricostruzione. 
								Senza contare, poi, che non ha ancora soluzione 
								l’annoso problema delle schede AEDES tutt’ora 
								mancanti in tutte le regioni colpite con il 
								risultato che ad oggi non si ha certezza né 
								della quantità di interventi da effettuare, né 
								della loro qualità. Permane quindi il dubbio se, 
								per negligenza, manchino i dati oppure se non si 
								voglia dare l’esatta dimensione del disastro: e 
								ciò sarebbe gravissimo».  
								Rispetto 
								poi ai mancati pagamenti ai progettisti 
								impegnati complessivamente nella 
								ricostruzione viene chiesto «l’immediato sblocco 
								del pagamento dell’acconto del 50% delle 
								prestazioni di progettazione così come previsto 
								dal Decreto “Genova”, visto che il regolamento 
								attuativo previsto entro 60 giorni dalla 
								pubblicazione del decreto a termini di legge, 
								ancora non è stato emanato».  
								«Si 
								tratta di cifre significative che - hanno 
								ancora sottolineato gli architetti - risolleverebbero 
								nell’immediato, e in parte, la situazione 
								economica dei professionisti il 97% dei quali 
								proviene proprio dalle aree colpite dal sisma. 
								In caso contrario, il rischio non è solo quello 
								di non trovare più tecnici disposti a lavorare 
								per la ricostruzione, ma di far morire 
								l’economia degli studi professionali e della 
								filiera ad essi collegata che attualmente è 
								l’unica che sta sostenendo con le proprie forze 
								l’avvio della ricostruzione». 
 «Serve una svolta definitiva - hanno 
								concluso - pena un aumento dei danni per le 
								popolazioni e per i territori che saranno ben 
								superiori a quelli prodotti dal sisma».
 
								
								Ufficio stampa 
								
								Silvia Renzi |