I cinque Referendum
abrogativi non raggiungono il quorum, affluenza al 30,6%
ROMA, 9.6.2025 -
I
quattro referendum abrogativi sul lavoro e quello sulla
cittadinanza non hanno raggiunto il quorum del 50,1% per
cui sono nulli. L'affluenza alle urne si è fermata al
30,6 % per tutti e cinque i quesiti, venti punti sotto
il quorum necessario per la validità della consultazione
popolare.
Stando ai risultati
dei voti, i
referendum sul lavoro hanno registrato una schiacciante
vittoria per il sì, ma sulla cittadinanza solo un
elettore su tre ha votato No,
In Abruzzo
affluenza al 29,77%
Nella nostra
regione l'affluenza definitiva è risultata del 29,77%,
di circa due punti percentuali inferiore rispetto alla
media nazionale del 30,58%.
Nel dettaglio
dell'affluenza nelle province: Chieti 31,80%, Pescara
30,22%, Teramo 28,89%, L'Aquila 27,51%.
Correlato
Cinque Referendum
abrogativi, quattro su lavoro e uno su cittadinanza italiana
ROMA,
5.6.2025 -
Domenica
8 e
lunedì 9 giugno prossimo gli
italiani saranno chiamati a
votare cinque
referendum abrogativi,
vale a dire che chiedono di
eliminare norme esistenti.
Quattro quesiti interessano il
mondo del lavoro,mentre
l’ultimo riguarda i tempi per
ottenerelacittadinanza
italiana.
Per essere ritenuto valido, ogni
quesito dovrà raggiungere
il quorum del 50% +1 degli
aventi diritto al voto, ragione
per la quale l’affluenza
alle urne sarà dterminante.
Quali sono i quesiti, cosa
succede se vince il sì o il
no/astensione, quali sono le
ragioni di chi vuole votare sì o
no/astensione, quali sono le
posizioni dei principali partiti
italiani.
Cosa succede se vince il sì: molti
dei lavoratori assunti dopo il 7
marzo 2015 nelle imprese con più
di 15 dipendenti riavranno il
diritto al reintegro in caso di
licenziamento illegittimo.
Cosa succede se vince il no o l’astensione: la
norma resta invariata e non cambia nulla rispetto a
oggi: i licenziamenti ingiustificati verranno sanzionati
con un risarcimento economico (6–36 mensilità, le famose
‘tutele crescenti’), mentre il reintegro è previsto solo
in casi molto specifici (licenziamento discriminatorio,
maternità, congedo matrimoniale). Il Jobs Act e le
successive modifiche restano quindi in vigore.
Le ragioni del sì: i promotori
sostengono che oltre 3,5 milioni di lavoratori assunti
dopo il 2015 siano oggi penalizzati da una legge che
impedisce il reintegro anche in caso di licenziamento
giudicato ingiusto. Il reintegro automatico ridurrebbe
la precarietà e costringerebbe le imprese a fare
assunzioni più stabili.
Le ragioni del no e dell’astensione: i contrari
affermano che l’attuale regime rende il mercato del
lavoro più flessibile e sostenibile per le imprese.
Imprese che potrebbero essere scoraggiate a fare nuove
assunzioni se dovesse vincere il sì. Chi voterà no o si
asterrà sottolinea che si tornerebbe di fatto alla legge
Fornero, senza rafforzare realmente la stabilità del
lavoro, se non nel caso dei licenziamenti collettivi
(che sono una piccola frazione dei licenziamenti per
motivi economici). In alcuni casi, come quello del
licenziamento per motivo economico ritenuto
insufficiente, ci sarebbe addirittura una riduzione
delle tutele, con l’indennizzo che passerebbe da 36 a 24
mesi.
Le indicazioni dei partiti
Astensione: Fratelli
d’Italia, Lega, Forza Italia
No: Azione,
Italia Viva, Noi Moderati e +Europa
Sì: Pd,
M5s e Avs
Per
ulteriori informazioni cliccare sul seguente link