HOLLYWOOD, 9 
									Agosto ’07 - La mitologica figura più 
									discussa, il soggetto senza fine della 
									storia di Hollywood porta il nome di 
									Norma Jean Mortensen, nata il primo 
									di giugno 
									1926 in Los Angeles e 
									destinata a morire in un afoso mattino del 5 
									agosto 1962. Aveva 36 anni, era bionda 
									platino, multi maritata e divorziata, con un 
									corpo statuario che portò con se’ nel 
									corridoio delle memorie numero 24 del 
									Westwood Park della città di Los Angeles.Nella marmorea 
									lapide incisero ”Qui giace Marilyn 
									Monroe, che tanto amò la vita”. Con 
									la sua innocente innata sensualità, 
									apparentemente vulnerabile, fascinosa, 
									personificava il glamour di Hollywood 
									dall’impareggiabile luminosità, vera essenza 
									della sessualità nello schermo.
									
									
									Non vi è uomo che 
									non abbia visto, almeno una volta, uno dei 
									suoi 30 film. La sempre sorridente fanciulla 
									era più di una star, o meglio una “glamour 
									queen”, una sensazione mondiale, estesa al 
									di là dello status di attrice, sino a 
									diventare una icon. Soltanto Elvis Presley e 
									James Dean hanno potuto rivaleggiare con Lei 
									nel campo commerciale.
									
									
									Cresciuta in 
									un’atmosfera destinata alla tragedia, Norma 
									Jean, con la madre rinchiusa in un istituto 
									mentale, trascorse parte degli anni 
									giovanili tra un orfanotrofio e case di 
									“parenti” sconosciuti. Subì abusi fisici, 
									sino a quando, a 18 anni, sposò Jim Doughety; 
									lavorò in una fabbrica di aeroplani, e ben 
									presto sopraggiunse il primo divorzio. Nel 
									1946, apparve in una rivista locale che 
									fortunatamente fu “scoperta” dall’eccentrico 
									miliardario Howard Hughes, il quale ordinò 
									un test, che però fu “battuto” dalla 20th 
									Century Fox che assunse Norma Jean per 125 
									dollari alla settimana.
									
									 
									
									
									
									 
 
									
									
									Clark Gable e Marilyn in "The 
									Misfits"
									 
									 
									
									Intanto, la 
									“ribattezzata” 
									Marilyn Monroe, notata dalla Columbia, 
									fu affidata alla maestra di dizione Natasha 
									Lytess. Marilyn deve molto al grande John 
									Huston che, con il film “La giungla 
									d’asfalto”, la pose ad un livello di 
									notorietà seguito da una parte nel famoso 
									film ”All about Eve”. Finalmente il Capo 
									della Fox Darryl Zanuck, riconosciuto il 
									potenziale di Marilyn, ordinò che la si 
									presentasse in tutti i film dove era 
									necessario avere una sexy  “dumb 
									blonde”. Allorché il noto fotografo David 
									Conover, considerato “il fotografo dei 
									sogni”, la presentò come modella, per 
									Marilyn il cielo si schiariva e iniziava la 
									strada della celebrità, e della felicità per 
									il matrimonio che però nel 1946  
									svaniva con una 
									semplice firma al Municipio di Los Angeles. 
									Preoccupata a ben figurare nei film, dopo 
									aver posato nuda che scandalizzò gli 
									americani “conservatori” recitata una 
									litania di divorzi, e conquistato riviste, 
									come Photoplay magazine, 
									la Monroe fu votata “Best 
									new actress” del 1953 e, a 27 anni, si 
									poteva senza dubbio dichiararsi come la più 
									amata bionda “bombshell” di Hollywood.
								
								
								"JOE D" DI MAGGIO
								
								
								Da due anni, il 
								taciturno, schivo, più grande asso del baseball 
								mai esistito, corteggiava la bionda Marilyn, che 
								segretamente amava e ricambiava l’affetto del 
								siculo. Finalmente “Joe D”, come lo chiamavano 
								gli sportivi, chiese al suo agente di 
								organizzare una cena privata per due. 
								Comprensibilmente, la bionda diva dichiarò ad un 
								cronista: «Non so con certezza se ancora amo 
								veramente Joe, ma sono certa che a me piace più 
								di tutti gli altri uomini che ho incontrato». 
								Ma Joe, che di risolutezza siciliana ne aveva da 
								vendere,  fece  due più due e partì 
								per la luna di miele con il prezioso personaggio 
								alla volta di Tokyo, dove Marilyn offrì uno show 
								alle truppe colà distaccate, creando, come si 
								può immaginare, una vera e propria calorosa 
								rivolta. Lasciamo immaginare al lettore la 
								situazione scomoda ed il responso del superstar 
								della palla base dinanzi a migliaia di soldati, 
								che per una volta lo ignoravano.
								
								
								La cronaca è confusa, 
								non sa precisare con esattezza cosa accadde 
								nella villa dei due colombi, uno più celebre 
								dell’altro. Si sa però che nove mesi dopo il 
								matrimonio (27 ottobre 1954), mentre tutte le 
								cronache presagivano un parto di mamma Marilyn, 
								le agenzie comunicavano il divorzio “della 
								coppia più famosa del secolo”. Come sempre 
								taciturno e restio a parlare, Joe Di Maggio 
								disse semplicemente che la separazione era stata 
								dettata da “un conflitto di carriere” ma che tra 
								i due restava una sincera amicizia. Le voci però 
								parlavano di rabbia repressa di “Joe D”, al 
								quale non piacque una scena rimasta immortale di 
								un film nel quale Marilyn, stando sulla griglia di sfogo di gas della sotterranea, si 
								vide alzata la veste offrendo uno squarcio delle 
								sue magnifiche gambe. ”Joe non ha mai 
								perdonato quella scena”, disse il suo 
								agente.
 
								griglia di sfogo di gas della sotterranea, si 
								vide alzata la veste offrendo uno squarcio delle 
								sue magnifiche gambe. ”Joe non ha mai 
								perdonato quella scena”, disse il suo 
								agente. 
								
								
								 
								 
									
								La foto immortale 
								in Quando la moglie è in vacanza di Billy 
								Wilder, 1954
								 
								 
								
								
								MARILYN E 
								LA… ”PISA”
								
								
								Il cronista qualche 
								anno dopo ebbe modo di conoscere Marilyn. 
								Eravamo al Consolato italiano di New York che 
								doveva consegnarle una medaglia del Governo 
								Italiano. Una dozzina di giornalisti, tra i 
								quali Ruggero Orlando della Rai, soltanto per 
								evitare l’invasione della sede consolare!... 
								Dopo la cerimonia, alla quale 
								la Monroe giungeva con i 
								consueti 25 minuti di ritardo, parlando della 
								sua attività si chiese: Marilyn, ora che hai 
								ricevuto un Award dall’Italia, quando  
								andrai a visitarla?
								
								
								«Amo l’Italia... e gli italiani, sono uomini 
								forti e amorosi, e poi mi piace la “Pisa”».
								
								
								Al che ci venne fatto di chiarire:  
								«Marilyn, Pisa è una città 
								con una torre pendente, forse vorrai dire che ti 
								piace la “Pizza”. Vogliamo mangiarne una, ora?».
								
								
								Con un sorriso 24 
								carati, la “queen dello schermo” disse: 
								«Magari, viva la “Pisa”…». 
								
								Inutile 
								aggiungere che il Consolato con la sua... 
								autorità ricevette subito tre grosse pizze che 
								fecero stralunare l’attrice.. Marilyn era fatta 
								così.  Quando il cronista le chiese 
								"Marilyn, è vero che ti riunirai con Joe (Di 
								Maggio)?”, lei rispose: "Vorrei, ma Joe è 
								troppo geloso, anche dell'aria. E' proprio un 
								italiano". Poi sorridendo mi 
								
								 chiese:
								"Tu sei italiano, sei anche geloso da morire?
chiese:
								"Tu sei italiano, sei anche geloso da morire?
								Che dovevo 
								rispondere? "Di  te si, tanto..".  E lei scoppiò 
								in una larga risata.
								
								Manocchia, 
								Marilyn e Orlando dal settimanale Tempo
								 
								
								
								Quel titolo di 
								“glamour di Hollywood,” fuori dalle mura del 
								forte di celluloide non scuoteva affatto 
								l’attrice, la modella, la moglie, l’ex fanciulla 
								dalla vita travagliata. La vita le doveva 
								riservare un altro tracollo morale allorché 
								sposò il playwright Artur Miller, 
								personaggio completamente inverso di Marilyn, 
								più chiuso di Joe Di Maggio, meno affettuoso del 
								siculo che non ha mai potuto dimenticarla. Il 20 
								gennaio 1961 dopo aver interpretato “The Misfits" 
								con Clark Gable, Marilyn veniva nominata 
								dal Golden Globe come la donna più 
								desiderata del mondo della celluloide
								
								
								Marilyn Monroe, 
								sinonimo di bellezza, sensualità e 
								effervescenza, rimane ispirazione di tutti 
								coloro che soffrono per superare gli ostacoli e 
								raggiungere grandezza in un mondo affatto 
								facile, irto di ostacoli spesso insormontabili. 
								Marilyn ci lasciò in seguito - dissero i referti 
								medici - per overdose accidentale di 
								barbiturici. Questa la storia della Cenerentola, 
								conclusasi tremendamente male ma che regna nel 
								mondo dei grandi come un’icona inimitabile.