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I ricordi

di Lino Manocchia

Il nostro Lino rispolvera dalla memoria i momenti in cui è stato vicino al grande puglie e al grande uomo Frazier scomparso nei giorni scorsi

 

IL KO DI JOE PUGNO DI FERRO

La foto immortale: 8 marzo 1971, Joe Frazier ha atterrato Muhammad Ali al 15° round

(AP Photo/File dal sito di Panorama)

di Lino Manocchia

 

New York, 9.11.2011 - Joseph William ”Joe” Frazer,  ex campione del mondo dei massimi, quattro giorni fa,  è stato messo al tappeto da un tumore al  fegato ed è partito alla volta del Pianeta celeste. Era nato  nel 1944 a  Beaufort, nella Carolina del sud ed aveva “adottato” la citta’ di Filadelfia quale quartier generale della sua attivita’. “Smoking Joe”, come lo chiamavano gli amici, con i suoi 12 fratelli e sorelle era cresciuto in una fattoria di famiglia di dieci acri. I suoli genitori piantavano verdure, ma il loro reddito principale veniva sopratutto dal lavoro per le aziende agricole di grandi proprietari terrieri bianchi.  Suo padre era un  sorvegliante, soprannominato Billy Boy, e Joe era il preferito. Nella sua autobiografia il campione scriveva: «Mio padre era il mio eroe, il mio battito cardiaco. Eravamo sempre insieme».

L’infanzia di Frazier fu una vita rurale del sud. Trascorse gran parte del suo tempo ad aiutare il padre a gestire un immobile e aiutandolo nel fare le sue faccende quotidiane. E cosi’, come fecero i suoi genitori e fratelli, anche lui lavoro’ nei campi di una delle grandi aziende agrarie.

Lassù, l’ex campione si ritrovera’ con papa’  Rubin, e con Rocky Marciano, Jack Dempsey, Joe Louis, Sugar Ray Robinson, Rocky Graziano e tanti altri amici di… “ventura pugilistica”.

Con se’ ha portato un compendio della sua vita  di rara portata, la medaglia d’oro Olimpica che diede inizio alla sua carriera, battendo il russo Vedin Yemelianov, e poi la vittoria “sull’eterno rivale” Muhammad Ali nel corso di uno dei piu’ combattuti incontri, ritenuto forse il più bello della storia, al quale Frank Sinatra intervenne, ”fortunatamente” in veste di fotografo a bordo ring per Life Magazine e per il quale incontro’ i due gladiatori guantati che percepirono l’astronomica somma di 2.5 milioni ciascuno. L’attore Burt Lancaster svolse la funzione di commentatore a bordo ring, mentre il grande Ali’  dichiaro’ che «Joe Frazier, lo dico apertamente al mondo, ha estratto il meglio della mie possibilita’. Questo mio rivale e’ un grande, magnifico uomo. Dio lo benedica». Poi  con un forzato sorriso aggiunse: «Dopo il grande Ali, e’ senza dubbio il migliore pugile della storia».

Eppure, nonostante gli elogi corroboranti, il “fedele di Maometto” continuava  ad essere spietato con Frazier dentro e fuori del ring, chiamandolo “Smoking Joe”, “Gorilla” e “Uncle Tom”.

Lo stile aggressivo, incontrollato  di Joe Frazier non appariva piacevole  come il giuoco di gambe del  danzante Ali’. Le sue vittorie sono emerse grazie ad una implacabile pressione accompagnata da un devastante gancio sinistro, come quello che spedi’  Ali’ al tappeto del Madison Square Garden, in 15 riprese, nel corso del Match del Secolo dell’8 marzo 1971.

L’ultima volta che il cronista vide Joe Frazier fu lo scorso agosto a Filadelfia, in occasione della Convenzione Nationale dell’Association giornalisti neri. Joe era presente, per essere onorato dall’organizzazione con il “Pioneer Award” per la sua splendida carriera pugilistica.

Elegantemente vestito ed un sorriso 24 karati, proveniva dal Madison Square Garden dove aveva ricevuto calorosi applausi della folla, in riconoscimento del 40mo anniversario del suo primo incontro con Muhammad Ali’. Piu’ volte avevamo visitato la sua palestra che chiuse tempo fa. E ad una manciata di giovani promesse (colored) fece mostrare quanto utili e proficue erano le lezioni settimanali. E ogni qualvolta vedeva mio nipote Adriano -fotografo- intavolava dibattiti sul valore di questa o quella macchina fotografica.

«Durante la mia vita, se avessi insistito, avrei potuto diventare fotografo sportivo, ma la boxe bolliva nei miei muscoli e non potevo farne a meno», diceva.

«Non mi dispiace lavorare con i ragazzi - affermava Joe -. I ragazzi rappresentano il domani, e se non facciamo qualcosa  per loro, adesso, come possiamo pretendere di  farli capaci di guidare gli altri».        

Malgrado un’accentuata lentezza fisica e la parola confusa, causa i colpi ricevuti, “Smoking Joe” era rimasto attivo nel distribuire autografi. Un mese prima del decesso nella Lobby del noto MGM hotel di Las Vegas aveva sostenuto un atro match fatto di strette di mano, abbracci e autografi.

«Io sono Joe Frazier, tagliente come un rasoio. Come ti chiami?», apostrofava i fan.

«Il pugilato ha perso un grande campione e lo sport ha perso un ambasciatore” , dichiarava  Manny Paquilao, dopo il match con Manuel Marquez.  Pacquilao, come Frazier in possesso di un potente gancio sinistro, riceveva gli auguri dell’ex campione.

Don King che organizzo’ il fatidico “Thilla in Manila”, emozionato, non fu capace di rispondere alle domande della stampa, pur conoscendolo per un forbito oratore. Joe era un grande ispiratore, un decente “guy”, un uomo di parola. «Sono costernato al pensiero che Joe e’ deceduto», afferma Bob Arum che organizzo’ uno dei big match di Ali’, e con un senso di tristezza proseguiva: «Non ho abbastanza parole per elogiare Joe. pugile dal forte pugno ed un cuore forte».

Un giorno un collega di Filadelfia chiese al ”concittadino”: Joe ti consideri un secondo Rocky  Balboa, l’eroe del film “Rocky”?

«Certo che lo sono – la risposta - Io ho lavorato al  mattatoio. Io sono quel tale che correva per le strade di Filadelfia».

Un giorno quando lo zio lo paragono’ a Joe Louis, il pugile costrui’ un sacco pesante costituito di iuta e stracci, pannocchie e muschio spagnolo. Appese il sacchetto al ramo di una quercia nel cortile e comincio’ a colpirlo quasi ogni giorno, per gli anni successivi. Nella sua autobiografia scrisse: «Voi tutti potete ridere, ma un giorno diventero’ campione del mondo. Il mio sogno era quella borsa pesante fatta in casa».      

  LINO MANOCCHIA/Lindro.it

Joe Frazier ritira dal Daily News uno dei tanti premi alla carriera

 

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