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Giuliesi nel mondo

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Con Ety Cicioni riprendiamo la nostra rubrica che ci porta a respirare l'aria del Vaticano nell'imminenza delle Festività Natalizie

 

Ety Cicioni, nato a Giulianova (Teramo) nel 1971, è stato nominato sarto delle Guardie Svizzere del Vaticano nel novembre del 1997: Nella foto, mentre prende le misure a una "guardia svizzera" nella sartoria della Santa Sede. Cicioni, sposato con la giuliese Lucia Marcellusi e padre di Matteo ed Emanuele, ricorda per "Giuliesi nel mondo" le emozioni degli incontri con Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI

 

Ety Cicioni, il sarto giuliese che veste le Guardie Svizzere del Vaticano

 

 

 

 

 

di Ludovico Raimondi

 

Ety, Lei è stato nominato sarto del Vaticano per caso: come lo definirebbe il giorno in cui ha avuto questa proposta? E cosa ha provato?

Non so dire cosa ho provato, ma sicuramente stupore e grande sorpresa. Inizialmente non capivo della grande opportunità che mi stava capitando, ma poi, dopo un susseguirsi di incontri, ho capito che era l’occasione della vita.

Sarto lei è “nato” per tradizione di famiglia o lo è “diventato” per passione e vocazione?

Sarto lo sono diventato nel tempo. Pensi che tra i 15 e 18 anni ho fatto esperienze estive in panetteria, poi un po’ per esigenza, un po’ per opportunità lavorativa, ho iniziato a lavorare come apprendista in un’azienda tessile, grazie a mio zio Vincenzo Di Diodoro e mamma Marisa che mi è stata molto vicina sia nel lavoro che nella vita.

Una recente inchiesta pone quello del sarto tra i 150 mestieri artigianali in estinzione. Lei è d’accordo? E nel caso, perché i giovani non si avviano più a questo lavoro che pure è creativo e, in certo senso, artistico: mancano gli allievi o mancano i maestri? O la sartoria industriale della moda ha trasformato questa professione? O si è persa l’abitudine di “farsi cucire il vestito su misura” proprio da parte della clientela?

Questa domanda, così posta, risulta molto complessa. Sicuramente tutti i quesiti posti da lei hanno un po’ di verità; l’industrializzazione ha portato ad una trasformazione della professione, poi i ragazzi d’oggi sembra che non hanno pazienza nell’imparare perché ci vogliono anni, e allo stesso tempo noi sarti spesso non riusciamo ad investire anni affinché si raggiunga la professionalità di un dipendente, anche per i costi elevati da sostenere. Inoltre, non ci sono tante scuole alternative professionali e quelli esistenti sono in grandi città, quindi costose nel frequentarle e nel viverle.

 

 

Gennaio 2003, Papa Giovanni Paolo II accarezza il piccolo Matteo, primogenito di Ety e di Lucia

 

 

 

 

 

 

Quali sono i ricordi indelebili che la legano a Papa Giovanni Paolo II e a Papa Benedetto XVI?

I ricordi più importanti con Papa Giovanni Paolo II iniziano nel 1999 in una messa nella cappella privata  nel suo appartamento con mia moglie (allora fidanzata), mia mamma e mia sorella Valeria. Successivamente nel 2000, Giovanni Paolo II accolse in un baciamano io e mia moglie, rivestiti da sposi. L’emozione più grande, tuttavia, fu quando prese tra le mani il nostro primo figlio Matteo nel gennaio 2003. Con Papa Benedetto XVI, invece, il ricordo indelebile è stato quando nel gennaio 2006 ha battezzato il nostro secondo figlio Emanuele nella Cappella Sistina, sicuramente un momento indimenticabile.

 

 

 

 

 

 

 

Gennaio 2006, Papa Benedetto XVI battezza Emanuele nella Cappella Sistina, altra emozione indimenticabile nella vita in Vaticano di papà Ety e mamma Lucia.

 

 

 

 

 

 

 

Lei ha aperto un atelier per il clero e non solo: è stato sempre il sogno nel cassetto, almeno l’atelier, o è stata un’idea nata come conseguenza naturale del suo lavoro in Vaticano?

No, non era un sogno nel cassetto, è stata una conseguenza naturale del lavoro in Vaticano, però penso che tanti giovani, e non, vorrebbero avere un’attività propria.

Avvierà i suoi figli verso la professione del sarto o verso la gestione dell’atelier o darà loro via libera per seguire le proprie attitudini?

I miei figli sono ancora troppo piccoli. Indubbiamente sarei felice se loro volessero  continuare la mia professione, ma darò loro libertà di seguire le proprie attitudini. Già ora il mio lavoro si lega spesso alla mia vita privata, mia moglie mi segue in alcune situazioni legate all’attività.

Dica la verità: se non le fosse capitata questa opportunità, avrebbe continuato a fare il sarto?

Probabilmente avrei continuato nel settore tessile, sicuramente più industrializzato, ma amo questo lavoro, mi dà passione e ho sempre profuso tanto impegno, anche quando facevo cose più banali e meno considerate.

Quanto deve, invece, a sua mamma Marisa, la sua “maestra”?

Forse mamma non è stata la maestra sul lavoro, anche se mi aiuta tanto e collaboriamo continuamente, ma di sicuro è stata e lo è ancora una maestra di vita. La sua presenza e il suo sostegno sono una certezza per me e per la mia famiglia.

Ha avuto sempre una profonda fede religiosa, anche prima dell’incarico in Vaticano? Ovvero, era anche questo un requisito fondamentale per l’incarico?

Il requisito minimo era di essere cattolico, e per quanto mi riguarda la fede religiosa si è rafforzata molto nel corso degli anni trascorsi in questo ambiente. Ci sono degli aspetti della vita lavorativa che, in questo particolare luogo di lavoro, si caratterizzano in maniera unica. Trovi spesso una legame tra fede, storia e quello che svolgi che ti sembra di esserne componente essenziale. E’ bellissimo.

Che cos’è oggi il Vaticano per Lei e per la gente?

Per me è il centro della cristianità mondiale mentre per la gente non saprei, ma vedo passare costantemente milioni di persone ogni anno e credo che questo significhi qualcosa.

Quale esperienza umana, oltre che professionale, Le è particolarmente cara del suo lavoro?

Il contatto con tante persone e poi il rapporto con tanti ragazzi della Guardia Svizzera i quali si instaura un rapporto familiare.

Lei ha sposato una giuliese, Lucia, e torna spesso a Giulianova. Come trova la città con l’occhio più distaccato del “forestiero”?

La città è sempre bella. Sicuramente non vivendola più con la stessa intensità di un tempo perdo alcuni dei passaggi della sua trasformazione.

D’acchito, cosa le viene di suggerire per migliorare Giulianova?

Legandomi anche alla precedente domanda, posso dire che la città mi piace molto ma – girando spesso l’Italia e altri paesi – noto che manca una cultura turistica mirata all’accoglienza delle persone. Il porto turistico esteticamente è molto deficitario, non c’è un ristorante al suo interno o una bella passeggiata o negozi. La stessa cosa posso dirla anche per le altre attività economiche presenti al lido, sembra che ognuno pensi troppo a se stesso e non ci sia un’organizzazione che “piloti” gli eventi in città. Forse, per dirla in una parola, sembra che regni tanta improvvisazione. Calici e musica sotto le stelle mi sembra l’unico evento degno di una città turistica di primo livello come è Giulianova. Penso sia necessario fare qualcosa di più.

Chi è Ety Cicioni

Ety Cicioni è nato a Giulianova il 1° febbraio 1971.  Conseguito il diploma di Ragioneria, ha iniziato a lavorare in una nota azienda tessile, prima a Giulianova e poi a Mosciano Sant’Angelo, Teramo. Nel frattempo, ha frequentato corsi di formazione di Analisi, tempi e metodi aziendali, e successivamente corsi di modellistica e sviluppo, sempre per lo stesso settore. Il 3 novembre 1997, grazie ad un ragazzo di Giulianova, che già lavorava in Vaticano, ha iniziato la sua nuova avventura ed è diventato il sarto ufficiale della Guardia Svizzera Pontificia. Con i ragazzi della Guardia ha rapporti umani e di amicizia tali che spesso li fa venire a Giulianova, soprattutto nei periodi estivi per andare al mare e per  una buona mangiata di pesce. Ormai la vita di Ety è ben consolidata nella città capitolina, insieme alla moglie, la giuliese Lucia Marcellusi, e ai due figli, i piccoli Matteo ed Emanuele. A Roma ha avviato anche un atelier, nei pressi del Vaticano. Il consiglio che da sempre alle nuove leve: “…tanto impegno e tanta passione, non guardare al guadagno, e saper aspettare il momento opportuno senza farsi condizionare da eventi o situazioni. E poi non abbandonare mai la fede al Signore, che ti indica la strada più giusta per te”  

tratto da un profilo biografico a cura di Walter De Berardinis per giuliesi.blogspot.com
 
 

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