«Non ci provate nemmeno a
parlare di terzo traforo del Gran Sasso!»
L'AQUILA,
26.5.2025 -
Il 21 e il 22
maggio scorsi si è svolto a L’Aquila nel polo
universitario di Monteluco di Roio il convegno “La
conoscenza del Gran Sasso”. Due giorni di confronto sul
sistema idrogeologico del massiccio che ancora una volta
ha purtroppo mostrato la totale chiusura alla
partecipazione: nonostante due giornate a disposizione e
oltre 50 relatori previsti, gli organizzatori hanno
ritenuto di non dover invitare esponenti del mondo
ambientalista o della società civile, vale a dire i
primi che, inascoltati, hanno denunciato la pericolosità
per l’acquifero della presenza delle gallerie
autostradali e delle sostanze stoccate nei Laboratori
sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Purtroppo questo
approccio autoreferenziale caratterizza da sempre la
gestione dell’emergenza Gran Sasso con i risultati che
sono sotto gli occhi di tutti: dopo 25 anni dalle prime
denunce, vi sono stati 3 commissari straordinari solo
per la messa in sicurezza dell’acquifero più vari altri
commissari per la sicurezza stradale ecc., milioni di
euro spesi, due sequestri da parte della magistratura,
lo scarico di circa 100 litri al secondo di acqua dal
2017 perché non sicura, ma ancora si continua a
studiare. Una persona nata 25 anni fa avrebbe completato
il suo corso di studio dalla scuola materna ad un master
di specializzazione, mentre sul Gran Sasso si continua a
studiare senza aver neppure individuato la soluzione da
attuare.
Nel frattempo quasi
tutte le sostanze pericolose stoccate nei Laboratori del
Gran Sasso continuano ad essere ancora lì anche se tutti
fanno finta di essersene dimenticati.
Ma la cosa più
grave che si deve registrare da questi due giorni di
dibattito è il passaggio fatto dal Commissario Pierluigi
Caputi che è tornato a parlare di realizzare un terzo
traforo del Gran Sasso. Una proposta che a suo dire
proverrebbe dall’ex-ministro Lunardi, padre del progetto
del terzo traforo con il Governo Berlusconi e che noi
abruzzesi speravamo di poterci dimenticare.
Il tema, peraltro,
era già stato tirato fuori nel corso dell’ultima
riunione della Cabina di regia sulla sicurezza del Gran
Sasso presieduta dal Presidente regionale Marsilio.
Vogliamo pensare
che si sia trattata di una uscita infelice destinata a
cadere nel vuoto perché tornare a parlare di terzo
traforo del Gran Sasso dopo due decenni di chiacchiere
che non hanno risolto nulla è semplicemente ridicolo e
rappresenta il totale fallimento di quanti in questi
anni hanno avuto le responsabilità a livello nazionale e
regionale della gestione di questa problematica. A chi
fa queste proposte c’è una sola risposta da dare: Non ci
provate nemmeno! Non abbiamo bisogno di soluzioni
fallimentari e ambientalmente insostenibili che sono già
state sconfitte in tutte le sedi, nelle aule dei
tribunali e soprattutto nelle piazze con la
mobilitazione di decine di migliaia di abruzzesi,
moltissimi enti locali e centinaia di organizzazioni
piccole e grandi.
Abbiamo invece
bisogno di progetti reali per mettere in sicurezza
l’acquifero, limitare il rischio di incidente portando
via dai Laboratori dell’INFN le sostanze pericolose,
creare un sistema di protezione per i punti di
captazione così da far arrivare acqua sicura nelle case
degli abruzzesi e non danneggiare un territorio ospitato
all’interno di un parco nazionale e di siti di
protezione della Rete Natura2000 dell’Unione europea.
Osservatorio Indipendente
Acqua Gran Sasso
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