www.giulianovailbelvedere.it, sede legale a Giulianova (Te), Viale dello Splendore 12/a
@CONTATTI
 
 

 (foto da youtube.com)

 

Opinioni

DICO LA MIA 2020

 

 
Affidamento fascia alla Madonna
Giuseppe De Falco: «Perchè non sono d'accordo sull'atto del sindaco»
 

GIULIANOVA, 30.3.2020 - Dal cittadino Giuseppe De Falco, uomo di scuola e di sport molto conosciuto a Giulianova, riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera inviata ad altri mezzi di informazione in merito all'atto di affidamento della fascia del sindaco alla Madonna dello Splendore:

 

"Egregio direttore,

sono Giuseppe De Falco. Le invio delle riflessioni e argomentazioni,per esprimere il mio dissenso sull'affidamento della fascia tricolore alla Madonna da parte del Sindaco e la sua Amministrazione.

Il mio intento è quello di informare la cittadinanza che non tutti sono concordi sull'atto. Il testo con le mie argomentazioni:

 

Come cittadino, nonchè appassionato di storia e filosofia, sento il

dovere e soprattutto il desiderio di protestare per l'atto di affidamento alla Madonna dello Splendore della fascia tricolore, da parte del Sindaco e la sua Amministrazione. Preciso che il mio dissenso nasce dal fatto che il gesto è stato compiuto nell'esercizio delle pubbliche funzioni, non come atto di fede privato.

Vorrei presentare delle argomentazioni a sostegno della mia iniziativa:

 

1-L'Italia è uno Stato libero e sovrano, e il senso della laicità si

evince in tutto il suo sistema di leggi. Evidentemente, tutto il corpo

politico italiano è laico, altrimenti il capo dello Stato sarebbe il Papa

e in Parlamento siederebbero vescovi, parroci e suore (forse le suore no!). L'affidamento di simboli quali la fascia tricolore, rappresenta quindi un atto di sottomissione ad uno Stato alternativo, quale è il Vaticano. Usando una iperbole, è come se il Sindaco avesse affidato il suo potere e la sua funzione alla Spagna, alla Francia... Altra cosa è partecipare a cerimonie e feste patronali, dove la presenza dei rappresentanti dello Stato si configura come con-presenza e non affidamento.

 

2-Il riferimento politico di un Sindaco e di una Amministrazione pubblica è lo Stato italiano, prima che la Chiesa o il popolo. Il primo cittadino ha il dovere di educare e condurre il suo popolo verso le istituzioni nazionali.

Spetta al clero guidare il gregge, così come ci ricorda l'adagio "Date a

Cesare quel che è di Cesare,date a Dio quel che è di Dio". Confondere il proprio compito e dovere politico con le emozioni, la fede personale e le tradizioni fa degli amministratori non dei pastori, ma dei seguaci del gregge (per continuare con metafore religiose, a me poco gradite).

 

 

Chiudo permettendomi due spunti di riflessione non sul significato

politico del gesto, ma nel merito (senza pretesa di verità):

 

1-Uno dei significati del termine "religione" (che è già altro dalla

fede) è quello di "relegare", ovvero contenere il divino in luoghi preposti (chiese, moschee, sinagoghe) per evitarne la propagazione.

L'onnipotenza, che evidentemente è la caratteristica del divino, apre alla possibilità che Dio sia l'infinitamente buono ma, anche l'infinitamente male. E' questo il senso dei sacrifici che gli antichi praticavano, non per invocare il divino, ma per tenerlo lontano; inoltre, la stessa Bibbia offre vari esempi di punizioni e

castighi divini. Il Dio solo buono ("Padre, dacci oggi il nostro pane

quotidiano"), ci insegna Freud, è la proiezione del bisogno psicologico di un buon papà. Affidandosi al divino, il Sindaco e l'amministrazione

avrebbero dovuto tenere presente, almeno per logica, l'eventualità che Dio possa essere anche la causa e non solo la soluzione di ciò che stiamo vivendo.

 

2-Affidarsi alla Chiesa, tenendosi strette le conquiste del pensiero

laico, mi pare cosa poco seria. E' comodo avere nella mano destra libertà di parola, di espressione, divorzio, libertà di indirizzo

sessuale, aborto, parità uomo/donna e nella mano sinistra il rosario.

Nella speranza di aver dato spunti di riflessione a chi non la pensa come me, e desiderio di condivisione a chi la pensa come me, informo che non ho Facebook, quindi non potrò leggere commenti e critiche varie.

 

Rimando il dialogo alla fine della pandemia, in piazza, nell'agorà, socraticamente.

Nel frattempo rinnovo l'ormai noto invito a stare a casa. Però tutti, sia elettori, sia eletti. Misura e esempio".

 
Giuseppe De Falco
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo