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I Ricordi di Lino Manocchia

(lr) Nei giorni scorsi l'Associazione di Cultura Politica "Cittadino Governante" ha avanzato la proposta di intitolare alla memoria di Paolo Vassallo, il sindaco di Pollica barbaramente ucciso, la piazza dietro al Comune, tra Via Braga e Via Cavour, recentemente ristrutturata. In realtà, già il collega Walter De Berardinis  aveva proposto che nella piazza fossero ricordate le vittime dei bombardamenti degli angloamericani del 1943-44 sulla città di Giulianova, con circa 23 morti, ed in particolare dei bombardamenti che il 29 febbraio del 1944, causarono la morte di numerosi civili, in particolar modo nel palazzo, detto Morganti, dietro l’attuale sede comunale, distruggendolo. Tra le vittime, il noto giornalista e scrittore giuliese, Francesco Manocchia, padre di Lino, Franco e Benny, diventati tutti giornalisti famosi ed autorevoli sulle sue orme. Lino Manocchia, da New York, ha inviato a giulianovailbelvedere.it questo toccante e poetico scritto, risalente a quando ancora i lavori erano in corso. Un vero atto di doloroso amore per la piazza che, per lui e per i Giuliesi, ha già un nome, a prescindere dal riconoscimento formale della burocrazia e della politica: Piazza 29 febbraio.

 

PIAZZA 29 FEBBRAIO:

“Pianto del mio cuore”

 

di Lino Manocchia

 

New York, Giovedì 16 Settembre 2010 Giulianova....Quando sei nata...(tu non lo sai, piazzetta mia, ne’ come e ne’ perche’)...quando sei nata noi piangevamo per te, sopra il tuo corpo, ma tu non puoi comprendere perche’ piangevamo e perche’ ti chiamarono Piazza 29 febbraio.

La prima meraviglia tu la traesti dai tuoi occhi affogati di mattoni e la posasti su di una umanita’ dolorante. E rimanesti male (quanto eri pietosa, vedessi) e cominciasti a non capirci niente fin da allora.

Invece oggi io saro’ buono con te, piazzetta mia, pianto del mio paese.

Io ti raccontero’ la tua avventura affinche’ tu possa narrarla ai nostri figli, ai figli di costoro, affinche’ tu possa convincerli ed ammonirli con l’esempio. Come si fa con gli uomini per farli essere piu’ buoni.

 Prima non c’eri. Oh, che tempacci prima, ma tu non c’eri! C’era la via Manzoni, la Via Braga,  ci stava il caseggiato e tu non c’eri.

Nel tuo corpo uncinavano fondamenta incarnate, nel tuo cervello pulsava una febbre di vita...

Lo sa il diavolo chi t’ha ridotto in quel modo. Tu non sai niente come viveva la gente quando tu non c’eri: si ammazzava.

E infine un giorno (un giorno che non e’ segnato su nessuna costellazione, un giorno fuori del tempo) morirono gli uomini e le cose di via Braga e Manzoni. Quel giorno nascesti tu.

La tua venuta non l’aveva voluta nessuno: perfino il tempo si era rifiutato di accordarti un  suo giorno per padrino; nemmeno una giornata come un’altra volle accordarti, nemmeno una giornatuccia insignificante.

La tua nascita era stata preparata pazientemente per quattr’anni, erano state quelle quattro sei ore che avanzano al bottino del tempo per ogni evoluzione a donarti il tuo giorno.

Quando tu nascesti ognuno penso’ che era una sciagura, ognuno in cuor suo ti maledisse.

Oltre che fuori del tempo, poi tu sei nata per una distrazione, distrazione o paura di un pilota inglese; piu’ di questa, forse che quella… La contraerea gli tirava la morte, egli non si sentiva di accettare la morte, e allora nascesti tu. Tutto d’un tratto. E poi, in fondo io non potrei mica giurare che facendo una piazza avesse intenzione di far nascere te. E quello forse non ci pensava neppure che le bombe sarebbero cadute in  via Manzoni. Ammesso pure che conoscesse, l’esistenza di una via Manzoni a Giulianova. Una cosa pero’ la conosceva di certo, che avrebbe fatto dei morti...Ma in fondo, tu che ci potevi fare? Era “la guerra “ e da questo profondo convincimento,  nascesti tu, ”Piazza 29 febbaio”.

I feriti gridavano, imprecavano, i morti ti facevano paura. A te faceva male sentire il lamento degli uni e l’odio degli altri.

Ma dopo, lentamente alcuni si chetarono, stanchi, e ti lasciarono odiandoti per sempre, quegli altri si decisero a vivere e ti assolsero.

Allora, anche tu cominciasti a campare. Ti tolsero le fasce di mattoni...Tu ti fossi veduta! Davi ancora l’impressione d’una rivolta di case straripate fuori dal guscio.

Eri come un grande lago di dolore. Poi cara vecchia Piazza 29 febbraio sei cresciuta, stai meglio in verita’, ti hanno medicato le ferite, ma sembri una piazza in calzoncini corti.

Da fuori  son venuti tanti “forestieri” perche tutt’ora Giulianova e’  “lu chiu’ belle site”, hanno cercato di rianimarti, rivestirti per dedicarti la piazza del dolore, del valore fisico ed umano, come un mondo democratico, non egoistico, avido. Perche’, forse, riconosce in te  eroici dettagli della storia della vecchia Castrum. Ma quei “lavori” che vanno al “rallenty”, perche’ l’esosa ingordigia di potere  pone un freno da sempre, proprio ti fa arrossire di vergogna. Ma la vergogna e’ di “loro”, di quelli che credono di assurgersi a “liberatori” di una citta’ mentre gettano alle spalle tutto il necessario  ben da fare. Anche l’idea di dedicare alla “Piazza 29 febbraio” una targa ricordo di morte e resurrezione dello.... “chiu’ belle site” che pazientemente attende il “miracolo”.

Soltanto cosi’ sara’ il tuo “domani”, piazza mia…Il domani di te che non hai “ieri”. Perche’ sopra il tuo corpo ieri c’erano le vie, il mercato, c’era la vita. E lo sa il diavolo, il diavolo che, poi, la ridusse in quel modo.

Lino Manocchia

Lino Manocchia è nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921, primogenito del giornalista e scrittore, il Cav. Francesco Manocchia, e di Filomena Spadacci. Ha incontrato ed intervistato personaggi come: Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como, Rocky Marciano, Juan Manuel Fangio, Mario Andretti e tanti altri illustri. Durante il lavoro con Voice of America, Manocchia ha avuto modo di intervistare cinque Presidenti americani: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton.

 

 
 
 
 

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