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I Ricordi di Lino Manocchia

giulianovailbelvedere tra le stelle di Hollywood

 

Il Maggiore-musicista che ha lasciato un segno nella storia del jazz

...E nacque lo “swing” del soldato Miller

 

 

NEW YORK, 15.6.2013 - California, un tempo terra di sogni e di chimere per i cercatori di pepite d’oro, stato dove il “folletto” e’ capace di far accadere l’inaudito, si risveglia e riaccende l’interesse degli amanti del jazz, dello swing, a dispetto delle canzoni “gridate”.

Ed immediatamente riemergono i nomi di famose orchestre, gruppi d’ambo i colori, che alla fine del 1920 diedero vita a quel genere musicale, lo swing, che sarebbe diventato uno stile adottato anche dal grande crooner Frank Sinatra.

Tra gli anni 1935 e 1946 lo swing delle big band, dopo i primi successi, divenne fonte di guadagni per i musicisti bianchi i quali riuscirono a trasformarlo genere di successo radiofonico e a portare il jazz ad Hollywood.

La paternita’ dello swing italiano, su emulazione del filone americano, e’ da attribuire ad Alberto Rabagliati e al Trio Lescano,  seguiti  dai pionieri Natalino Otto (Natale Codognotto, genovese), Ernesto Bonino (torinese) e i direttori d’orchestra Pippo Barzizza e Cirico Angelini,

Tra i precursori dello swing americano emerge Glenn Miller in un glorioso panorama dai fratelli Dorsey, Woody Herman, Harry James  che furono i protagonisti di quel  periodo.

 Alan Glen Miller nato il 1904 nella  scenica, storica citta’ di Clarinda, nello Iowa, fu un musicista jazz e direttore d’orchestra tra i piu’ noti dell’epoca swing e autore di brani immortali come “Moonlight serenade” e “In the mood”.

Negli anni trenta Glenn Miller lavoro’ in diverse orchestre suonando il trombone. Dopo  aver fondato –senza successo- nel 1937 la sua prima orchestra,  un anno dopo formo’ il secondo gruppo: la Glenn Miller Orchestra che prontamente ottenne un successo di pubblico. Tra I pezzi piu’ celebri del suo repertorio si ricordano, tra gli altri, “Chattanooga Choo Choo”, ” String of Pearl”, “Moonlight serenade” e” Pennsylvania  6-5000”. Miller fu il primo artista a ricevere, nel febbraio 1942, il primo Disco d’oro della storia per la sua incisione di “Chattanooga Cho Cho”, che aveva venduto oltre un milione di copie.

 

Ma la Seconda Guerra Mondiale giunse anche per  Miller che  si arruolo’ volontario nell’aviazione degli Stati Uniti, col grado di capitano (e in seguito Maggiore), fu messo a capo dell’orchestra militare e assegnato all’intrattenimento delle truppe all’estero.

Miller scomparve misteriosamente il 15 dicembre 1944, mentre sorvolava la Manica a bordo di un aereo militare per raggiungere Parigi, dove la sua orchestra avrebbe dovuto suonare per i soldati che avevano da poco liberato la capitale francese. Il suo corpo non fu  mai recuperato. Come disperso di Guerra, nell’aprile del 1992 gli fu dedicata una lapide nel Cimitero Nazionale di Arlington e la sua citta’ natale costrui’ il Museo per insegnare ai giovani l’arte del trombone.

Nel 1953 anche la sua vita venne portata sullo schermo. Nel film “la storia di Glenn Miller” fu James Stewart ad impersonarlo, con apparizioni di Louis Armstrong e Gene Krupa, nella parte di loro stessi. Fra gli autori della colonna sonora vi era Henry Mancini, di origini scannesi. A proposito del film, la leggenda narra che un giorno Miller prendeva parte col suo gruppo di 50 esecutori ad una sfilata presente il  generale Jimmy Doolittle il quale stava per appisolarsi al suono  della marcia dell’Esercito con i soldati che segnavano un passo strafalcione. D’un tratto Miller chiese al maestro di passargli la bacchetta e in pochi minuti Il complesso musicale  intono’ la marcia ”San Louis Blue” e l’atmosfera si ridestò. Al termine della sfilata, il generale nominava Maggiore il timido ed impacciato trombonista dello Iowa, complimentandosi con lui.

Lino Manocchia

Nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921. Nel corso della sua lunghissima carriera negli Usa, dove si è trasferito nel '50, ha incontrato ed intervistato i personaggi più famosi e potenti del mondo.

 

L'originalità di Glenn Miller
La composizione di Glenn Miller, secondo il parere di esperti, si identifica per l'uso di big band molto numerose, con sezioni particolarmente corpose, melodie estremamente orecchiabili Alla ricerca di un nuovo sound, modifica l'organico delle sezioni fiati con un maggiore uso delle sezioni di ance e degli ottoni con la sordina. Ne risulta un suono più vellutato e meno aggressivo, adatto anche a orecchie meno avvezze all'ascolto del jazz. A differenza di altri grandi autori del periodo che componevano per i loro gruppi Count Basie, Duke Ellington, è molto minore l'influenza blues e diviene marginale se non quasi del tutto assente l'improvvisazione libera, sostituita da una partitura completa anche delle variazioni sul tema e degli "a solo". Per questa ragione raramente si avvalse di virtuosi (che quando presenti non rimasero comunque a lungo, per passare ad altre situazioni che lasciassero maggior spazio creativo). Ritmicamente la composizione di Miller si avvale di uno swing fortemente cadenzato e con pochissime scomposizioni o cambi di ritmo repentini (anche perché non siamo ancora in epoca “be bop”), sinuose ballade o ritmi più ballabili rifacentisi al boogie woogie, in qualche passaggio possiamo addirittura ascoltare i prodromi del futuro Rock and Roll e dello  shuffle “Chattanooga cho cho”.
 
 

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