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L'angolo sportivo di Lino Manocchia

www.giulianovailbelvedere.it alla scoperta dell'America

 

Indy, corsa del brivido e dei milioni

    

New York, 20.5.2012 - Rieccoci a Indianapolis la grande, la pazza, la spettacolare: trentatre concorrenti, 200 giri del mitico ovale, con vetture da fare invidia che si battono per diversi milioni di dollari girando alla media di 225 miglia orarie.

Era la  500 Indy di  diversi anni or sono, quando i tecnici, gli sportivi e i piloti che battezzavano la corsa: “spettacolare” con il suo  brivido, col suo “show” senza pari.

Era l’era dei “grandi piloti” tipo Mario Andretti, A.J.Foyth, gli Unser, i Mears, Jimmy Clark, Graham Hill, Parnell  Jones (che festeggia il il 50mo anniversario del  suo record di gara 1962) e prima ancora gli inglesi

Graham Hill. Jimmy  Clark, Jackie Stewart  che non temevano l’ardimento

degli americani applauditi da oltre 250 mila spettatori venuti da mezzo mondo.

 Era una volta, dicevamo, tutta un superlativo. Non si poteva fare a meno,parlando di Indy, di pensare ad una  ricca signora adornata di gioielli.

Le 33 macchine ed  i 33 assi qualificati che guidavano i  variopinti

mostri,il lavoro svolto durante le 3-4 ora di gara,la precisione, il coraggio facevano della 500 la supercorsa,la piu’ ricca, la piu’ veloce che occhio umano ricordi

Inutile ripetere che due italiani Dario Resta e Peter  De Paolo sinnestarono ai primi albori,nella lista d’oro, e che Alberto Ascari e’ stato l’umico “italiano” su Ferrari, a tentare sfortutamente  la diabolica corsa.

 Sulla pista dal fondo di mattoni rossi -convertita poi all'asfalto- erano presenti le macchine piu' moderne, veloci e  sofisticate  del mondo'.

Abbiamo chiesto a Mario Andretti: le prove di qualifica che cosa indicano? 

“Che la pole position serve soltanto a far guadagnare 50 mila dollari a colui che compira' le quattro tornate col miglior tempo. Partire  tra i primi e' sempre un bene, ma occorre giungere alla fine per beccarsi quanto piu’ dollari possibili. Ormai per legge meccanica dei 33 partenti soltanto una meta' giungera' al traguardo. Indianapolis non e' una corsa per pazzi, Indy bisogna vederla, comprenderla per apprezzarla."

La 96ma edizione di quest’anno non ha creato il batticuore ne’ agli sportivi ne’ tra gli organizzatori.

 

I concorrenti.

Ryan Briscoe del team  Penske e’ riuscito a spingere la macchina sino alle 226.484 miglia,seguito a ruota dal novellino James Hinchcliffe, poi Ray Hunter Raey e quindi Marco Andretti con 225.456.

La grande sorpresa e’ stato il quinto  posto nella griglia di partenza con l super campione Will Power, che avra’  al fianco dell’altro gruppo Penske, appunto  il brasiliano Helio Castroneves seguito da un gruppetto delle 224 miglia orarie nel quale figura (decimo) anche Rubens Barrichello.

I poulain di Chip Ganassi, campioni, Scott Dixon e Dario Franchitti lamentando un pessimo rendimento dei motori Honda si son ritrovati 15mo e 160 rispettivamente. Il resto alimentato dai  diversi rookie e 3 donne con in testa

Patrick Carpentier, figliastro dell’ex Duce della Indycar  Tony George,  finito al muro durante le prove e dovra’ partire in coda.. Queste le prime notizie della “moderna  500miglia di Indy tanto  diversa da quelle di anni or sono, che i tecnici, gli sportivi ed I piloti   “battezzarono : “spettacolare” con il suo  brivido, col suo “show” senza eguali,applauditi da oltre 250 mila spettatori venuti da mezzo mondo. Tutta, dicevamo, un superlativo.

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Velocita', brivido, spettacolo ed il "volo" dei piloti che affrontano i due banchi elevati, che d sono state da  oltre 100 anni,  osservate, applaudite da piu’ di 50 milioni di spettatori di tutta la terra. La citta' dell'Indiana appare come un immenso carnevale,dal via vai congestionato. Questo perche' si corre, come detto, la mitica 500 miglia che richiamera' si spera, tanta gente. Ci sara’  come

detto,anche una novita’: L’ ex ferrarista Barrichello il quale ha “scoperto” che ad Indy esistono le quattro curve piu’ difficile dell’automobilismo che Mario Andretti ha definito: “Le quattro sorelle ,tutte eguali ma una diversa dall’altra".

Tuttavia da un paio d’anni soffre la mancanza dei big delle passate serie (Cart-

Champ car),e lo spirito e l'interesse che i "grandi" sapevano  donare . Molti avranno dimenticato-per fortuna- i momenti di titubanza esistenti quando, al comando del grande Colosseo d'acciaio c'era quel Tony George, assurto  capitano, della "barca" il quale fu piu' volte costretto anche a cercare con la candelina, piloti e team di seconda mano pur di completare lo  schieramento, e questo   per l'insulsa guerra fredda fraticida con il magnate Jerry Forsythe, fondatore della nota Champ car, guerra che incrino' sempre piu' il prestigio del grande ovale.

Il cronista, che ha effettuato per 40 anni i servizi dal famoso ovale, non può che augurare successo alla  edizione 2012 che vede sul piatto d'argento circa 13 milioni di dollari - anche per l'ultimo arrivato- mentre il vincitore potrebbe portare a casa qualcosa come 2 milioni e mezzo, pari a 1250 dollari a giro.

Non ci soffermiamo, per rispetto ai deceduti, su due micidiali incidenti che gli sportivi definirono "l'Apocalisse" L'ultimo quello dell'inglese, ottimo pilota, Dan Wheldom che ha lasciato un mesto ricordo sempre vivo.

E sentita sara’ anche l’assenza di uno dei piu’ noti e stimati team: Il Newman-Haas, perla della ricca collana di uomini e macchine che per anni  ha trionfato contro i piu’ duri avversari della serie ed oltre.

Una domanda di dovere: chi vincera' la corsa dei milioni? Mai come in questo caso il pronostico rimane una nebulosa impossibile a risolvere. Secondo una logica strana, la dea bendata propende per l'italo  scozzese Dario Franchitti, gia' vincitore a Indy, per il  tre volte campione della serie Indy car,  l’australiano Will Power, tallonato dal brasiliano Helio Castroneves duplice vincitore a Indianapolis, che potrebbero creare un “miracolo”. Si puo' tuttavia,  affermare che la grande manifestazione di fine maggio si risolvera' in un duello che terra’ schiacciati al televisore oltre 65 milioni di aficionados ai quali, proprio un novellino, potrebbe offrire la pillola dolce della vittoria.

Lino Manocchia

Lino Manocchia è nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921, dagli anni '50 si è trasferito negli Usa. Il mondo dei motori ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale della sua prestigiosa e lunga carriera di giornalista
 
 

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