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L'angolo sportivo di Lino Manocchia

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Speciale IndyCar: Prima vittoria per l'inglese

 

A Dallas Justin Wilson sfata il tabù sull'ovale

 

Dallas, 10.6.2012 - Sull’ovale texano che stenta ad imitare il Colosseo d’acciaio di Indianapolis, per lunghezza e spazio, un debole gruppo di spettatori, contabili senza sforzo, ha assistito ad una tappa seminotturna, del campionato Irl, di inutile perdita di tempo.

Erano 26 concorrenti, due non partiti, otto finiti fuori gara per noie meccaniche, come e’ capitato a Ruben Barrichello, del noto team KVR Racing di Kevin Kalkhoven, i cui meccanici - “surprise, surprise” - a pochi minuti dal via si sono accorti che la macchina non era stata preparata a dovere, facendo annoverare, cosi’, due gare consecutive andate a vuoto al brasiliano ex F.1. Faceva una strana impressione osservare il panorama interno dell’ovale, simile ad un  vasto campo sul quale una manciata di formiche cercavano il podium e la coppa.

Sorge cosi’, spontanea, la domanda: Per una corsa annuale, laggiu,’ soffocata dal caldo infernale, reso piu’ incandescente dalle immancabili anomalie meccaniche, vale la pena attendere la partenza ed un arrivo piu’ scadenti di prove di qualifica?

Perche’ tentare disperatamente di far emergere l’ovale al livello della mitica Indianapolis, quando quell’ovale  e’ dedicato alla “matrona” Nascar-stock e ai suoi ultra settantamila spettatori?

Ma, parafrasando il don Abbondio Manzoniano, “questa corsa s’ha da fare”, la corsa e’ iniziata  alle 20 col  sole tramontante e le luci artificiali nella pista, gli audaci della serie che sta cercando di  riassestare le ossa , dopo il disastro creato dall’ingenuo dittatore Tony George, che credeva di distruggere , invano,il magnate Jerry Forsythe, ogni tentativo assume un certo valore immaginabile.

L’italo canadese Alessandro Tagliani si issava in pole position e finiva nono, mentre dopo la bellezza di 228 giri dell’ovale di  2.5 miglia, e contrattempi di vario genere, l’inglese Justin Willson, del team del dinamico Dale Coyne, strappava, meritatamente, la sua  terza gara di campionato, dopo che l’australiano Scott Dixon, alla guida del plotone, compiva una piccolo “virgola” che lo dirigeva  contro il muro, dopo essere stato in testa per  133 passate.

“Sono spiacente del risultato”, commentava Dario Franchitti che concludeva quattordicesimo  con la macchina “divenuta diavolo senza capo”.
Ma a Dallas non e’ andata male soltanto ai poulain di Chip Ganassi. Anche i baldi gladiatori Will Power, Ryan Briscoe ed il brasiliano Helio Castrones del team Roger Penske si son dovuti accontentare delle bricciole con grande disappunto del “capitano” sceso in campo a spada tratta. Gara sfortunata di Graham Rahal, figlio dell’asso Bob, che al 200mo giro era riuscito   a sgattaiolare in testa restandovi sino  a due giri dalla conclusione, quando graffiava fortemente il muro che gli rallentava la corsa al giovane Rahal, che chiudeva la partita al secondo posto, seguito soltanto da cinque avversari sul giro. Will Power, capitano del team Penske, al 188mo giro guidava il gruppo, seguito da Tony  Kanaan, il quale si e’ trovato a ridosso dell’australiano decisamente convinto a non far passare il brasiliano. Questi, data la breve distanza urtava l’australianone, rompeva un alettone frontale  perdendo la chance di successo. Al che il direttore di gara puniva Power con uno “stop ando go”al pit che sentenziava la sconfitta al presuntuoso driver, il quale malgrado tutto, detiene il primo posto nella classifica generale(258), inseguito dal connazionale Dixon (222).

Ed Carpenter, figliastro di Tony George  scattato dalla 19 piazza, teneva duro, sino a quando la vettura avvertiva forti vibrazioni che costringevano il pilota ad accontentarsi della 12,a sedia d’arrivo.

Il campione in carica, Will Power, che a meta’ corsa si trovava, e Justin Wilson, dopo il settimo posto raccolto nella scorsa gara domenicale, otteneva la vittoria, la sua prima su una pista ovale,  grazie ad una vettura che andava sempre meglio fino al traguardo. “E’ semplicemente fantastico - esclamava Justin -. Sarebbe ora che la sfortuna ci abbandoni. Certo che con una macchina simile, andiamo a Indy e…vinciamo”.

Con questa vittoria, l’inglese entra nella classifica con 156 punti, preceduto da Tony Kanaan 160.

LINO MANOCCHIA –SNNphoto.com

Lino Manocchia è nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921, dagli anni '50 si è trasferito negli Usa. Il mondo dei motori ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale della sua prestigiosa e lunga carriera di giornalista
 
 

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