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L'angolo sportivo di Lino Manocchia

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Speciale Indycar

Castroneves vince e piange a St. Petersburg

 

 

di Lino Manocchia

 

St. Petersburg (Florida), 25.3.2012 - La splendida citta’ marinara adagiata  sulla sponda ovest della Florida ha concluso la settimana sportiva con il Gran Premio Indycar, coronata  da magnifici panfili e splendidi “notturni”.

Gia’, stiamo parlando della St. Petersburg americana, cosi’ “battezzata” dal ricco aristocratico russo Peter Demens, che vinse l’amico John Williams (dirigente delle ferrovie americane) col getto in aria della monetina (testa o croce). E nacque così la sorella yanky della originaria St. Petersburg che il freddo polare rende altamente attraente a modo suo.

La città non e’ nuova alle gare automobilistiche. Ricordiamo le battaglie all’ultima goccia di carburante della serie IMSA, degli anni 80, tempi aurei per le  quattro ruote con i noti Paul Newman e  Gianpiero Moretti – quest’ultimo seguito da una folta schiera di  magnifici driver itaiani  a bordo delle migliori macchine sportive dell’epoca. La citta’ floridiana ha presentato- tra  i baldi driver della serie, capeggiati dal campione Dario Franchitti, il neo arrivato  Rubens Barrichello, brasiliano di origini italiane (i nonni erano di  Castello di Godego, Treviso),  il quale ha guidato per la KV racing  un bolide americano in coppia con i connazionali Helio Castroneves e Tony Kanaan.

Rubens Barrichello (qui nella foto) ha calcato per la prima volta una pista statunitense dopo aver prestato la sua opera-in Formula Uno- ai team della Jordan, Stewart, Ferrari (5 anni) Honda (6 anni), e Williams, ma raggiunti anche i 39 anni  ha deciso di appendere il casco iridato al chiodo per indossare quello della Formula Indy (Usa) con la quale si presentera’ il 29 aprile anche  nella sua terra, accolto calorosamente  dai connazionali.

La cronaca annuncia anche la presenza  dei tre moschettieri brasileri Kanaan, Castroneves e Barrichello e facilmente si puo’ immaginare  le vorticose samba ed  il “colorfull” contorno. Stringendosi al petto le 11 vittorie, i 68 podium, i 106 “top five”, le 322 partenze - i due secondo piazzato a punteggio con MIchael Schumacher nel 2002 e 2004 -, Rubens ha dato inizio al suo secondo grande sogno della vita.

“Se Rubens non credeva che potrebbe vincere non sarebbe venuto” afferma l’amico Tony Kanaan ”saremo realisti circa i risultati futuri allorche’ il connazionale scendera’ negli ostici ovali (rari in Europa e Brasile), ma il brasiliano famoso e’ aduso  agli alti e bassi delle corse automobilistiche, e sicuramente sapra’  sormontare gli ostacoli.” . E parlando di ostacoli c’e’ da segnalare il tempo perso per “abituarsi alla pista americana, che gli avversari conoscono da tempo,le noie sorte nel settore cambio, contrattempi questi, che colpiscono  di piu’ i ”novellini” di una serie mai provata prima. I dirigenti della formula americana pensano che il brasiliano si fara’ onore anche in quel campo ”e vorra’ acquistare una motor -home per navigare ovunque onde realizzare un suo lungo agognato sogno.”.

Chissa come reagiranno gli spettatori? Un rapido “poll” effettuato tra gli  appassionati di stradali e cittadini, si e’ concentrato in una frase che non soddisferà certamente la “profuga” Danica Patrick: “La sua assenza non ha nemmeno il valore di una virgola in grammatica.” Buona fortuna, ne ha bisogno , e se dal mattino solatio si può parlare di una bella giornata, gli impressionanti scontri ottenuti nelle prime tre gare stock NASCAR, dove la Patrick e’ passata, parlano chiaro”.

 

LA CORSA

 

Vecchi e nuovi piloti su  vetture Dallara, criticate ma egualmente varate, 26 cavalieri della velocita’ si sono lanciati sulla pista stradale di St Petersburg verso il trofeo che li attendeva  alla conclusione delle cento passate, salutati da una folla calda e rumorosa. Guidava il tre volte vincitore delle passate edizioni, Will Power il quale appariva favorito.

Si osservava subito che la manifestazione offriva una svariata processione di macchine ferme sul percorso o nei pit per cattivo funzionamento delle batterie che dopo appena 15 minuti, fermavano il veterano Tony Kanaan, seguito dalla deliziosa inglesina Katy Legge.

Intanto Power  e’ saldamente al comando, inseguito, a distanza dal campione in carica Dario Franchitti che col compag no di scuderia Scott  Dixon tengono d’occhio I piu furiosi del plotone. Anche la brava Simona De Silvestro e’ ferma al pit col motore Lotus ansimante, il “redivivo” Rubens Barrichello, scattato dalla  14 posizione, si alterna, causa i rifornimenti sfasati, tra la  12ma e  17ma piazza dando la sensazione che la “nuova “casa” non lo infastidisce troppo. Tuttavia, considerata la “novita” corsaiola del brasiliano, possiamo affermare che la zona di salvezza ottenuta dell’ex Formula uno e’ piu’ che meritata, considerando che proprio una grande quantita’ di “grandi” della serie ha segnato il passo. “Sono contento pur’ non avendo vinto, ma ogni principio e’ duro, esclamava.Roma non fu costruita in una settimana.”

L’ex F.1 giapponese Takuma Sato ha lasciato a bocca asciutta Keven Kalkhoven il quale aveva ancora presente le biasimevoli  posizioni ottenute dal suo pupillo che e’ finito nella squadra di Bob Rahal.

Dario Franchitti del team Ganassi non ha trovato lo spunto giusto per lanciare il bolide che invece aveva dato forza al compagno Scott Dixon il quale ha ceduto agli spunti arditi del brasiliano Helio Castroneves

Il pilota della Penske  era venuto dopo un’assenza di vittorie di 10 anni, desideroso di vendicare l’increscioso incidente e punizione inflittagli  lo scorso anno per bloccaggio di Will Power,  che stava vincendo, e le parole inconsulte scagliate ad un dirigente corsa. L’inizio era stato calmo, ma  Helio meditava vendetta. E col dente avvelenato, iniziava un’ attacco che scombussola Scott Dixon Ray Hunter Ray, James Hanchcliff e Ryan Briscoe, i quali dopo non facili azioni riuscivano a piazzarsi nell’ordine, dietro al  brasiliano Castroneves, che al termine della gara, sceso dalla  macchina , come soleva fare, si arrampicava  clownescamente sulla rete che portava una targa alla memoria del compianto Dan Weldon, deceduto per incidente nell’ultima gara di Las Vegas. Dopo di che versava qualche lacrima di commozione.

Primo passo della magnifica San Petersburg, cui fara’ seguito una corsa “campagnola” e quindi dalla Montecarlo del West, Long Beach. Buon divertimento.

Lino Manocchia è nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921, dagli anni '50 si è trasferito negli Usa. Il mondo dei motori ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale della sua prestigiosa e lunga carriera di giornalista
 
 

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