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Calcio

spicchi d'abruzzo

di Ludovico Raimondi

 

Le abruzzesi e i conti della massaia

 

GIULIANOVA, 12.1.2016 - Il giro di boa, a conclusione del girone di andata, spinge inevitabilmente a tirare le somme del rendimento delle squadre abruzzesi di nostro interesse anche attraverso un raffronto delle cifre con la stagione precedente e una analisi di ciò che si nasconde dietro i numeri

 

SERIE B

 

Ricca Pescara, povera Lanciano

 

Decisamente invertite le situazioni di Pescara e Lanciano, che in comune hanno comunque la scelta delle rispettive società di affidarsi a due tecnici giovani, emergenti e carismatici, Massimo Oddo, un predestinato a panchine prestigiose, e D'Aversa. I biancazzurri sono assestati in piena zona play off, a quota 37, ben 9 punti in più rispetto al 2014/15, quando, a quota 28, stazionavano in mezzo al guado della classifica. Diversamente, il Lanciano è impelagato nella fascia retrocessione, al penultimo posto con appena 18 punti, vale a dire 12 in meno rispetto al campionato scorso che lo vedeva a ridosso dei play off. E il rischio di nuovi punti di penalizzazione in aggiunta a quello già subito per irregolarità amministrative pesa non solo sulla graduatoria ma anche sull'andamento della squadra e sulla situazione societaria. La diaspora dei pezzi migliori ne è la riprova. Forse in questo emerge la differenza delle realtà socio-economiche tra la "ricca" Pescara, che proietta costantemente i suoi sguardi verso la Serie A, e la "povera" Lanciano, per la quale la Serie B è di per se' un fenomeno di straordinarietà. Una diversità che - ci viene in mente così, di passata - si rispecchia nel "patto del trabocco" smascherato dal quotidiano "Il Centro": la cordata di imprenditori che si stringe attorno al Pescara, auspice il Governatore della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, la dice lunga sulla capacità del Pescara (e di Pescara) di attrarre interessi che vanno al di là del solo calcio. Insomma, Pescara tira di più, anche in politica. Come non comprendere allora le ragioni del ridimensionamento avviato dalla famiglia Maio, dopo 8 anni di equilibrismi gestionali alla guida della società rossonera?

 

LEGA PRO

 

L'Aquila e Teramo, l'onda lunga di "Dirty soccer"

 

Le due abruzzesi della terza divisione nazionale non navigano in buone acque soprattutto sull'onda delle vicissitudini vissute in estate nell'aggrovigliata e arroventata mischia del calcioscommesse, passato agli annali con l'inglesismo "Dirty soccer". Si ha un bel dire che i giocatori pensano solo ad andare in campo. Sì, ma come? Con quale spirito, quando sul capo di tutte le componenti, interne ed esterne alla squadra, pende una spada di Damocle? In termini di risultati, L'Aquila, che ha avuto una boccata di ossigeno con la vittoria sulla Lupa Roma, ha chiuso il girone di andata con 23 punti, 9 in meno (8 se si aggiungesse il punto di penalizzazione di partenza) rispetto alla stagione passata, ma non ha finito di gioire e di iniettarsi una dose di fiducia che subito è arrivata la mazzata della scioccante richiesta della Procura Federale di altri 32 punti di penalizzazione.

Di pari passo, con il pareggio interno contro il Pontedera, squadra tradizionalmente coriacea e prolifica in trasferta, il Teramo ha raggiunto quota 16 punti nell'area play out,  virando con 17 punti in meno in confronto all'anno scorso per via della penalizzazione di 6 punti di partenza.  Virtualmente, però, sarebbero 11 i punti di differenza in  negativo considerando quelli effettivi acquisiti sul campo (22) che terrebbero i biancorossi a metà classifica. Ma se in casa L'Aquila le preoccupazioni possono girare attorno alle cifre,  in casa Teramo il problema va oltre e si chiama empatia perduta, vale a dire l'evaporazione di quella  miscela magica di entusiasmo, fiducia e feeling tra squadra, società e ambiente che aveva portato alla cavalcata verso la storica promozione in Serie B, al netto delle condanne per il calcioscommesse. Come dire: non è più la stessa cosa.

 

SERIE D

 

Conferma San Nicolò e Chieti, sorpresa Avezzano, delusione Giulianova e Amiternina

 

Nella massima categoria dilettantistica le abruzzesi sono raccolte nel girone F e le somme tirate a metà campionato eleggono il San Nicolò leader del gruppo. Al suo secondo anno nella serie, la squadra della frazione di Teramo si conferma sui livelli della prima, anzi con un miglioramento di 3 punti, 28 punti contro i 25 della stagione 2014/15. Strana coincidenza, il periodo di crisi della compagine di Epifani è cominciato con il successo al Fadini di Giulianova, quando si cominciò a parlare di promozione in Lega Pro. Una prospettiva tanto affascinante quanto paradossale, che ripropone in piccolo il fenomeno Chievo, ma che alla base ha comunque un presupposto fondamentale: la stabilità e l'affidabilità societaria e la competenza dei suoi collaboratori.

Anche il Chieti, malgrado il cambio di presidenza e proprietà da Bellia a Pomponi, si conferma pari pari: stessi 26 punti del campionato passato e stesso rendimento altalenante e deludente rispetto alle attese e alle ambizioni.

La sorpresa delle abruzzesi, in positivo, è l'Avezzano che, da matricola, è alle spalle delle due consorelle. Forse proprio perchè matricola, all'Avezzano è venuto meno quel pizzico di determinazione e di convinzione per operare il alto di qualità nelle occasioni che gli si sono presentate. Emblematica la sconfitta con la pur supercorazzata Sambenedettese verso la quale, probabilmente, è stata avvertita una certa sudditanza.

Le delusioni non possono che essere il Città di Giulianova e l'Amiternina Scoppito, relegate rispettivamente al penultimo e ultimo posto in classifica, con 15 e 14 punti, vale a dire 5 punti in meno per entrambe.

In particolare i giallorossi, all'inseguimento della salvezza ad ogni costo, pretesa dal presidente Serraiocco per coinvolgere imprenditori di fiducia disposti - a suo dire - a investire su un futuro ambizioso e degno della migliore tradizione giallorossa, non hanno trovato giovamento finora dal cambio di panchina dal totem Francesco Giorgini all'esordiente Michele Gelsi, suo ex allievo nel Pescara. Dopo il successo sul Monticelli e la sconfitta per certi aspetti immeritata con il Fano, il Giulianova a Matelica è ricaduto nei vecchi difetti di personalità da un lato e di forza d'urto in avanti dall'altro. Ma l'aspetto più preoccupante è il groviglio di situazioni societarie tra vertenze, denunce e debiti pregressi da ripianare.

L'Amiternina, almeno sotto questo aspetto, ha una sua pace dei sensi, ovvero opera nel rispetto delle sue dimensioni e dell'abituale politica imperniata sui giovani. Certo, qualcosina di meglio la squadra di Angelone avrebbe potuto tirare fuori dalle sue prestazioni decorose ma leggere. Forse ha ragione il tecnico nel sostenere che ai suoi ragazzi manca il conforto di una vittoria per trovare l'autostima necessaria e sbloccarsi. Ma, appunto, so' ragazzi!

 

La nuova rubrica del nostro sito coglie indicazioni, curiosità e spunti dal campionato delle squadre abruzzesi dalla Serie B alla Serie D. L'appuntamento è per ogni martedì
 

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