SERIE B
Ricca Pescara,
povera Lanciano
Decisamente invertite le
situazioni di Pescara e
Lanciano, che in comune
hanno comunque la scelta
delle rispettive società
di affidarsi a due
tecnici giovani,
emergenti e carismatici,
Massimo Oddo, un
predestinato a panchine
prestigiose, e D'Aversa.
I biancazzurri sono
assestati in piena zona
play off, a quota 37,
ben 9 punti in più
rispetto al 2014/15,
quando, a quota 28,
stazionavano in mezzo
al guado della
classifica.
Diversamente, il
Lanciano è impelagato
nella fascia
retrocessione, al
penultimo posto con
appena 18 punti, vale a
dire 12 in meno
rispetto al campionato
scorso che lo vedeva a
ridosso dei play off. E
il rischio di nuovi
punti di penalizzazione
in aggiunta a quello già
subito per irregolarità
amministrative pesa non
solo sulla graduatoria
ma anche sull'andamento
della squadra e sulla
situazione societaria.
La diaspora dei
pezzi migliori ne è la
riprova. Forse in
questo emerge la
differenza delle realtà
socio-economiche tra la
"ricca" Pescara, che
proietta costantemente i suoi
sguardi verso la Serie
A, e la "povera"
Lanciano, per la quale
la Serie B è di per se' un fenomeno
di straordinarietà. Una
diversità che - ci viene
in mente così, di
passata - si rispecchia
nel "patto del trabocco"
smascherato dal
quotidiano "Il Centro":
la cordata di
imprenditori che si
stringe attorno al
Pescara, auspice il
Governatore della
Regione Abruzzo
Luciano D'Alfonso, la
dice lunga sulla
capacità del Pescara (e
di Pescara) di attrarre
interessi che vanno al
di là del solo calcio.
Insomma, Pescara tira di
più, anche in politica.
Come non comprendere
allora le ragioni del
ridimensionamento
avviato dalla famiglia Maio, dopo 8 anni
di equilibrismi
gestionali alla
guida della società
rossonera?
LEGA PRO
L'Aquila e Teramo,
l'onda lunga di "Dirty
soccer"
Le due abruzzesi della
terza divisione
nazionale non navigano
in buone acque
soprattutto sull'onda
delle vicissitudini
vissute in estate
nell'aggrovigliata e
arroventata mischia del
calcioscommesse, passato
agli annali con
l'inglesismo "Dirty
soccer". Si ha un bel
dire che i giocatori
pensano solo ad andare
in campo. Sì, ma come?
Con quale spirito,
quando sul capo di tutte
le componenti, interne
ed esterne alla squadra,
pende una spada di
Damocle? In termini di
risultati, L'Aquila, che
ha avuto una boccata di
ossigeno con la vittoria
sulla Lupa Roma, ha
chiuso il girone di
andata con 23 punti, 9
in meno (8 se si
aggiungesse il punto di
penalizzazione di
partenza) rispetto alla
stagione passata, ma non
ha finito di gioire e di
iniettarsi una dose di
fiducia che subito è
arrivata la mazzata
della scioccante
richiesta della
Procura Federale di
altri 32 punti di
penalizzazione.
Di pari passo, con il
pareggio interno contro
il Pontedera, squadra
tradizionalmente
coriacea e prolifica in
trasferta, il Teramo ha
raggiunto quota 16 punti
nell'area play out,
virando con 17 punti in
meno in confronto
all'anno scorso per via
della penalizzazione di
6 punti di partenza.
Virtualmente, però,
sarebbero 11 i punti di
differenza in
negativo considerando
quelli effettivi
acquisiti sul campo (22)
che terrebbero i
biancorossi a metà
classifica. Ma se in
casa L'Aquila le
preoccupazioni possono
girare attorno alle
cifre, in casa
Teramo il problema va
oltre e si chiama
empatia perduta, vale a
dire l'evaporazione di
quella miscela
magica di
entusiasmo, fiducia e
feeling tra squadra,
società e ambiente che
aveva portato alla
cavalcata verso la storica promozione in
Serie B, al netto delle
condanne per il calcioscommesse. Come
dire: non è più la
stessa cosa.
SERIE
D
Conferma San Nicolò e
Chieti, sorpresa
Avezzano, delusione
Giulianova e Amiternina
Nella massima categoria
dilettantistica le
abruzzesi sono raccolte
nel girone F e le somme
tirate a metà campionato
eleggono il San Nicolò
leader del gruppo. Al
suo secondo anno nella
serie, la squadra della
frazione di Teramo si
conferma sui livelli
della prima, anzi con un
miglioramento di 3
punti, 28 punti contro i
25 della stagione
2014/15. Strana
coincidenza, il periodo
di crisi della compagine
di Epifani è cominciato
con il successo al
Fadini di Giulianova,
quando si cominciò a
parlare di promozione in
Lega Pro. Una
prospettiva tanto
affascinante quanto
paradossale, che
ripropone in piccolo il
fenomeno Chievo, ma che
alla base ha comunque un
presupposto
fondamentale: la
stabilità e
l'affidabilità
societaria e la
competenza dei suoi
collaboratori.
Anche il Chieti,
malgrado il cambio di
presidenza e proprietà
da Bellia a Pomponi, si
conferma pari pari:
stessi 26 punti del
campionato passato e
stesso rendimento
altalenante e deludente
rispetto alle attese e
alle ambizioni.
La sorpresa delle
abruzzesi, in positivo,
è l'Avezzano che, da
matricola, è alle spalle
delle due consorelle.
Forse proprio perchè
matricola, all'Avezzano
è venuto meno quel
pizzico di
determinazione e di
convinzione per operare
il alto di qualità nelle
occasioni che gli si
sono presentate.
Emblematica la sconfitta
con la pur
supercorazzata
Sambenedettese verso la
quale, probabilmente, è
stata avvertita una
certa sudditanza.
Le delusioni non possono
che essere il Città di
Giulianova e l'Amiternina
Scoppito, relegate
rispettivamente al
penultimo e ultimo posto
in classifica, con 15 e
14 punti, vale a dire 5
punti in meno per
entrambe.
In particolare i
giallorossi,
all'inseguimento della
salvezza ad ogni costo,
pretesa dal presidente
Serraiocco per
coinvolgere imprenditori
di fiducia disposti - a
suo dire - a investire
su un futuro ambizioso e
degno della migliore
tradizione giallorossa,
non hanno trovato
giovamento finora dal
cambio di panchina dal
totem Francesco Giorgini
all'esordiente Michele
Gelsi, suo ex allievo
nel Pescara. Dopo il
successo sul Monticelli
e la sconfitta per certi
aspetti immeritata con
il Fano, il Giulianova a
Matelica è ricaduto nei
vecchi difetti di
personalità da un lato e
di forza d'urto in
avanti dall'altro. Ma
l'aspetto più
preoccupante è il
groviglio di situazioni
societarie tra vertenze,
denunce e debiti
pregressi da ripianare.
L'Amiternina, almeno
sotto questo aspetto, ha
una sua pace dei sensi,
ovvero opera nel
rispetto delle sue
dimensioni e
dell'abituale politica
imperniata sui giovani.
Certo, qualcosina di
meglio la squadra di
Angelone avrebbe potuto
tirare fuori dalle sue
prestazioni decorose ma
leggere. Forse ha
ragione il tecnico nel
sostenere che ai suoi
ragazzi manca il
conforto di una vittoria
per trovare l'autostima
necessaria e sbloccarsi.
Ma, appunto, so'
ragazzi! |