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Numero 10 - Luglio
 
il profilo

 

Daniele Ettorre è nato, insieme al gemello Ermanno, a Giulianova il 5 giugno 1980, diciotto mesi dopo la primogenita Chiara (i tre fratelli nella foto). Ha vissuto in Abruzzo fino all’età di 19 anni prima di trasferirsi per 12 anni a Milano, con una parentesi di sei mesi in Olanda. Dal 2011 vive stabilmente a Torino.

 

Daniele si è diplomato nel 1999 al Liceo Scientifico "Marie Curie", con il voto di 100/100, e ha intrapreso quindi la carriera universitaria al Politecnico di Milano, laureandosi in Ingegneria Meccanica nel luglio 2006 con una tesi sulla modellazione tridimensionale, tramite calcolatore elettronico, dei fenomeni fisici coinvolti nel funzionamento di un motore automobilistico. Per 5 anni ha proseguito  a lavorare al Politecnico di Milano come ricercatore, per poi venire assunto in Magneti Marelli a Torino nella progettazione dei sistemi di scarico di veicoli stradali.

 

Fuori dal lavoro adora le sue nipoti, ha sempre amato lo sport, è stato un atleta agonista in gioventù e ha praticato per divertimento svariate attività sportive. Ha la passione per il cinema, i libri, i viaggi, la buona cucina e il buon vino, ma soprattutto per le storie e le persone che essi raccontano.

 
 
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ATTUALITA'
giuliesi nel mondo 2020

 

di Ludovico Raimondi
 
Ingegnere meccanico a Torino
Daniele Ettorre, un giuliese inventore europeo
 

 

LUGLIO 2020 - Il matematico, fisico e filosofo francese Jules Henri Poincaré scrisse che "la logica, che può dare soltanto la certezza, è lo strumento della dimostrazione; l'intuizione lo strumento dell'invenzione". Ecco, probabilmente la giusta miscela di logica e di intuizione ha condotto il giuliese Daniele Ettorre a diventare inventore europeo. Daniele, 40 anni appena compiuti, Ingegnere Meccanico presso la Marelli spa a Torino,  ha brevettato, insieme al suo team di ricerca, un sistema di scarico di un motore diesel a combustione interna in funzione sia di resa che di tutela dell'ambiente. Grazie a questa soluzione, l'apposito European Patent Office di Monaco di Baviera, nel giugno scorso, gli ha conferito la certificazione di inventore.

Un traguardo prestigioso e una grande gratificazione per Daniele che, formatosi al Liceo Scientifico "Marie Curie" di Giulianova e alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano, ha scalato i gradini del successo professionale forte anche di solidi valori morali e umani trasmessi da papà Marco, compianto Maestro dello Sport presso il Coni, e da mamma Grazia Corini, biologa in pensione della Asl di Teramo.

 

La famiglia Ettorre in una foto di alcuni anni fa: Daniele con la sorella Chiara, il gemello Ermanno, mamma Grazia e papà Marco

 

Cerchiamo di conoscere meglio questo bravissimo "figlio di Giulianova" che riesce a distinguersi nella competitiva realtà industriale e produttiva del Nord Italia.

- Daniele, qual è la tua professione?

Sono un ingegnere meccanico e mi occupo della progettazione dei sistemi di scarico per autoveicoli presso la Marelli Spa. In particolare sono uno specialista di analisi virtuali, modellazione e studio dei fenomeni fisici che intervengono in un motore a combustione interna. Cerco quindi di assicurare il buon funzionamento e l’ottimizzazione delle performance dei nostri componenti in modo da ridurre al massimo le emissioni di inquinanti da parte degli autoveicoli.

- Hai ricevuto l’attestato di inventore europeo (nella foto). In che cosa consiste la tua invenzione e quali risultati prevede?

Negli ultimi trenta anni si è posta sempre più attenzione all’impatto ambientale con l’obiettivo di produrre veicoli sempre più puliti. In particolar modo dopo lo scandalo del diesel gate nel 2015, c’è stata una brusca accelerazione in questa direzione, ed io e il mio team di ricerca e sviluppo abbiamo dovuto cercare nel breve periodo una soluzione che rendesse i motori diesel il meno inquinanti possibile in modo da rispettare le normative sulle emissioni. La mia invenzione è un piccolo componente del sistema di scarico di un motore a combustione interna. Si tratta di un particolare dispositivo di trattamento dei gas combusti che permette di miscelarli con la massima efficacia con una sostanza chimica particolare che viene iniettata nello scarico. Questo additivo per effetto del calore si trasforma in ammoniaca e reagisce con gli ossidi di azoto NOx, specie inquinante, convertendoli con l’aiuto in un catalizzatore in azoto e acqua che sono specie non inquinanti.

- L’invenzione è immaginata come una lampadina che si accende nella testa. Più precisamente, in quali percentuali classificheresti il frutto di un’invenzione: talento, colpo di genio, studi, esperienze, conoscenze, intuizione, altro…?

Nel mio caso l’invenzione non è stata proprio come una lampadina che si accende in un attimo, ma è stata frutto di anni di studi, conoscenze ed esperienze, innumerevoli prove e tentativi sbagliati, con una piccola parte di intuizione che fa trovare una soluzione che risolva il problema che si sta affrontando.

- Che sensazione procura essere “inventore”? Senti di avere un quid, un talento, che altri non hanno?

Sebbene inventare qualcosa in un ambito aziendale abbia sempre di base un’ottica orientata all’utilità commerciale di un prodotto, essere un inventore dà comunque la sensazione di partecipare al progresso scientifico ed al miglioramento delle condizioni di vita degli esseri umani ed all’aver creato qualcosa che prima non esisteva. Credo che abbia la consapevolezza di avere in sé tanta curiosità e voglia di esplorare il mondo che lo circonda, una capacità nel vedere le cose più nascoste e la sensibilità nel metterle in relazione tra loro. Ma soprattutto credo che abbia in sé la fiducia che i problemi possano essere sempre risolti, che ci sia sempre un sistema per migliorare le condizioni di vita delle persone, e “questo dà consapevolezza di far parte di una classe privilegiata, senza la quale la razza umana sarebbe già scomparsa molto tempo fa, nel corso della dura lotta contro gli spietati elementi naturali”, per citare Nikola Tesla.

- Hai lasciato la “piccola” Giulianova per l’università e poi il lavoro nella “grande” Milano: come si è rivelato questo cambiamento di ambiente e di vita?

All’inizio è stata dura perché mi sono trovato catapultato da una casa, una scuola e una cittadina in cui ero curato, protetto e sicuro, ad una grande università, una grande metropoli in cui non conoscevo nessuno e dovevo risolvere qualsiasi problema da solo. Dopo questo periodo di adattamento ho iniziato ad amare la grande città, il suo caos e i suoi rumori, i suoi luoghi nascosti e le piazze affollate, ma soprattutto le infinite possibilità di incontri e conoscenze che regala.

- Quanto è stato importante condividere l’emigrazione nella metropoli meneghina con tuo fratello gemello Ermanno?

Con Ermanno ho condiviso praticamente qualsiasi momento della mia vita fino a quando ci siamo iscritti a due università diverse. Ma il fatto che fosse comunque a Milano e che potessimo continuare a crescere insieme mi ha dato sicuramente più sicurezza ed energia. Da quasi dieci anni invece mi sono trasferito a Torino e le nostre vite man mano si sono separate. Durante la pandemia ci siamo comunque sempre sentiti, ma anche in quei rari periodi che non lo facciamo, lo sento sempre vicino e come una parte indissolubile di me.

(nella foto, i due gemelli nel giorno della laurea di Daniele)

- Tuo padre Marco è stato Maestro dello Sport per professione e passione, ma tutti gli riconoscono di essere stato anche un maestro di vita. Cosa ha lasciato in te?

Mio padre mi ha lasciato soprattutto il suo esempio fatto di senso del rigore, rispetto degli altri e delle regole, e dell’impegno quotidiano a migliorare se stessi non solo nella pratica sportiva ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni.

- Pratichi ancora l’atletica leggera dopo l’attività giovanile nell’Ecologia G?

Purtroppo dopo il mio trasferimento a Milano non sono più riuscito a praticare atletica leggera a causa dell’impegno che una facoltà come ingegneria meccanica richiede e delle complicazioni per raggiungere gli impianti sportivi in una grande città come Milano. Sono appassionato di ogni tipo di sport e cerco comunque, quando riesco, di trovare il tempo per praticare calcio, tennis e basket.

(Daniele ragazzo in una premiazione dell'Ecologia G)

 

- Quali sogni vorresti ancora realizzare?

Non ho grandi sogni nel cassetto, se non quello di cercare di amare quello che faccio, e le persone che mi sono accanto. Mi piacerebbe più di ogni cosa continuare a conoscere e condividere con gli altri quello che siamo.

- Hai in serbo qualche altra invenzione?

Al momento sto facendo richiesta di un altro brevetto per un’invenzione molto simile a quella precedente, che posso definire un’invenzione derivata; per ora non ho in serbo qualcosa di veramente nuovo.

- Avverti il richiamo di Giulianova?

Avverto il richiamo del mare, della mia famiglia e degli amici della mia adolescenza che vivono a Giulianova. Ogni tanto sento il bisogno di una vita più placida e tranquilla come può essere quella in un piccolo centro sul mare. Mi rendo però conto di essere diventato un amante della città per cui al momento non sento ancora l’esigenza di tornare a vivere stabilmente a Giulianova.

- La domanda per tutti i Giuliesi nel mondo: se ti dico Cupola di San Flaviano, cosa ti viene in mente d’acchito?

Mi viene in mente di come la guardassi sempre dal balcone della mia camera, di come mi piacesse e aspettassi tutto l’anno la festa del 22 aprile. Mi fa tornare in mente tanti ricordi dell’infanzia e adolescenza, quindi la cupola è Giulianova, e Giulianova è casa.

 
(foto poste a disposizione da Daniele Ettorre, che ringraziamo)
 

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