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Numero 8 - Giugno
 
il profilo

 

 

Fabrizio Samì è nato a Giulianova nel 1982, rampollo della famiglia dopo le sorelle Alessandra e Marcella, ed è cresciuto nel quartiere Annunziata dove ha frequentato le scuole elementari e le medie. Alla morte della madre, originaria svizzera, è cresciuto dalla nonna Ida. In quegli anni ha frequentato il Liceo Scientifico M. Curie conservandone un bellissimo ricordo di insegnanti e compagni.

 

Iscritto alla triennale di Architettura all’Università di Pescara. a 8 esami dal titolo di Architetto Junior, presentatasi l’opportunità di passare alla quinquennale a ciclo unico, Fabrizio dovette sostenere di nuovo la maggior parte degli esami per una questione di crediti formativi. Fu un momento critico che superò grazie al sostegno del noto e avviato studio di architettura di Aldorino Di Gaetano e Flaviano Tribuiani, nel quale entrò grazie al figlio di Di Gaetano, Carlo.

 

Fabrizio lavorava anche come cameriere/barista, in inverno nei fine settimana e d’estate per l’intera stagione! Dal 2009 al 2012 ha vissuto «un’esperienza bellissima» anche come assistente educativo per i ragazzi disabili presso l’Istituto per il Commercio e Turismo "Di Poppa' di Giulianova.

 

La laurea arrivò a luglio 2013. Con una tesi in restauro architettonico, Frabrizio presentò una proposta di recupero del borgo di Castiglione della Valle, nel Comune di Colledara, i cui rilievi risalgono all’anno prima del tragico terremoto del 2009.

 

Conseguita la laurea decise di partire per la Svizzera e intraprendere un percorso formativo personale mirato ad acquisire competenze maggiori rispetto a quelle che l’ambiente accademico gli aveva prospettato.

 

Ha trovato un lavoro da tirocinante in uno studio di architettura a Coira, nel cantone dei Grigioni, dieci giorni dopo la partenza! Da tirocinante non guadagnava molto ma l'ospitalità a casa della sorella Alessandra lo ha aiutato, per sei mesi, a investire i soldi risparmiati per l'affitto in corsi di lingua tedesca.

 

Nel frattempo Fabrizio venne assunto dallo studio “Arthaus green living” in cui, tirocinante, acquisì maggiori conoscenze nella direzione dei lavori. Ha collaborato per quattro anni in questo studio dove per la prima volta è venuto a contatto con software che gestivano progetti attraverso modelli informatici sulle costruzioni (traduzione maccheronica per Building Information Model o meglio BIM) e nel frattempo ha sostenuto l’esame di stato per l’iscrizione all’albo in Italia.

 

Nell’autunno 2016 ha partecipato al concorso Blueprint di Genova insieme a Attilio Petrella e Ilaria Capece facendo la spola tra Svizzera e Italia quasi ogni fine settimana. «Esperienza indimenticabile - afferma - sotto tutti i punti di vista».

 

A marzo 2017 ha cambiato studio per poter ampliare le conoscenze in materia di BIM ed è entrato così da Maurusfrei Architekten AG dove tuttora collabora e dove ha trovato «un team di persone molto competenti da cui ho potuto acquisire, su progetti, rilevanti nuove competenze».

 

Nel 2019 ha seguito anche un corso di formazione sulla direzione dei lavori dell’Università delle Scienze Applicate di Coira, la città in cui vive,  e attualmente segue un corso di formazione sull’antincendio all’Università di Lucerna.

 

Nel luglio 2016 ha conosciuto Annina che ha sposato nel 2019, lo stesso anno in cui è anche nata la piccola Francesca.

 
 
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ATTUALITA'

giuliesi nel mondo 2021

 

di Ludovico Raimondi

 

Architetto in Svizzera

Fabrizio Samì, "lo svizzero" che più giuliese non si può

 

Fabrizio Samì con la moglie Annina e la piccola Francesca

 

GIUGNO 2021 - "Lo svizzero" che più giuliese non si può. La storia di Fabrizio Samì ha questa connotazione, del resto suffragata dal fatto tangibile di essere in possesso della doppia cittadinanza: svizzera e italiana, appunto.

 

Fabrizio, 39 anni,  lavora oggi come Architetto in uno studio di Coira, capitale del cantone dei Grigioni, dove vive da quasi 9 anni dopo la partenza da Giulianova, città nella quale è nato da madre svizzera e padre giuliese, esponente di una famiglia, i Samì, molto nota per la sua attività  commerciale, come “Samì srl” in via Turati e il ristorante “Rosalia” al paese, e conosciuta anche come dragò (soprannome attribuito ad un antenato, scaricatore di porto a Giulianova, per la sua stazza e il suo modo instancabile di lavorare), secondo il vezzo italiano, e giuliese in particolare, di compendiare in un nomignolo, specie dialettale, la caratterizzazione di una persona o di una dinastia.

 

Da un punto di vista professionale, Fabrizio si è formato nello studio di architettura di Aldorino Di Gaetano e Flaviano Tribuiani, uno dei più avviati di Giulianova e non solo, e questo di per sé costituisce un marchio di garanzia di cui il giovane architetto giuliese ha fatto e fa tesoro anche nelle sue occupazioni in Svizzera.

 

 

 

Fabrizio nel giorno della laurea con (da sin) Valeria Cantarini, Aldorino Di Gaetano e Flaviano Tribuiani

 

 

Ecco appunto, Fabrizio, perché architetto in Svizzera?

 

Nel 2013, subito dopo essermi laureato e aver lavorato nella stagione estiva presso la Sprint Mare, mia sorella Alessandra, che abita stabilmente in Svizzera da 25 anni, mi consigliò di prendere in considerazione l’idea di cercare lavoro nella sua città, Coira. Dopo poche esitazioni, sono partito alla volta di Coira insieme a lei. Iniziai subito a cercare lavoro come architetto e 10 giorni dopo lo trovai. Da quel momento in poi quella di architetto è stata la mia unica professione.

 

Ti si può definire oriundo svizzero o italiano?

 

Io ho la doppia cittadinanza dalla nascita in quanto mia madre era svizzera. La Svizzera, in ogni caso, è sempre stata vissuta come un paese straniero, in quanto la mia infanzia, la mia adolescenza e tutta la mia formazione sono avvenute in Italia. I miei genitori hanno parlato sempre e solo italiano in famiglia e soprattutto dopo la morte di mia madre persi qualsiasi contatto con la Svizzera, ad esclusione di mia sorella.

 

 

 

Fabrizio con l'adorata nonna Ida

 

 

Quindi ti senti più giuliese che svizzero?

 

Mi sento decisamente più giuliese, ma è ironico essere stato considerato come “lo svizzero” durante tutti i miei anni a Giulianova. E ora che sono in Svizzera non conoscono la mia italianità ma la mia “giuliesità”. Porto avanti la tradizione dei 'dragò’, i Samì.

 

Sei cresciuto e ti sei formato in uno degli studi più conosciuti a Giulianova, Di Gaetano & Tribuiani. Cosa ti porti dentro di quell'esperienza?

 

Gli anni in cui sono stato con Aldorino e Flavio sono sicuramente gli anni più felici della mia formazione. Da Aldorino ho appreso la maniera di affrontare le cose, la pacatezza, e ho sicuramente acquisito maggiore sicurezza. Di Flaviano ho ripreso la passione per i beni culturali ed architettonici e ho sempre ammirato la sua vasta cultura. E da entrambi ho imparato che l’impegno e la costanza pagano sempre. Nei loro confronti nutro un affetto filiale.

 

Vi sono differenze con l’ambiente in cui lavori oggi?

 

L’ambiente in cui lavoro oggi è altrettanto professionale ma da un certo punto di vista mi mancano quei momenti di leggerezza e spensieratezza che tra un progetto e un altro si condividevano allora. Ancora oggi, quando ho bisogno di un consiglio, continuo a rivolgermi ad Aldorino e Flavio o perlomeno provo ad affrontare le situazioni nella maniera che mi hanno insegnato loro.

 

La filosofia architettonica acquisita in Italia è trasferibile in Svizzera?

 

Qualsiasi filosofia architettonica potrebbe essere esportata in qualsiasi altro paese, tuttavia non si possono estraniare dal contesto quelle che sono le peculiarità di ogni luogo. Il metodo di lavoro qui è totalmente differente dall’idea di progetto fino alla sua realizzazione. Segue uno schema più definito e meno aleatorio. Anche se questo non significa avere necessariamente un livello qualitativo differente dal nostro. Di certo sono stato io, in Svizzera, a dovermi adattare a quello che tuttora è il mio modus operandi. Non ho l’ambizione di imporre metodi radicalmente alternativi. E consiglio a chiunque voglia intraprendere una carriera all’estero di aprirsi alle novità e a una differente visione della vita e del lavoro.

 

Hai riscontrato in Svizzera il sistema funzionale e meritocratico che le viene accreditato rispetto a quello italiano?

 

La mia esperienza non può assolutamente essere presa in considerazione, in quanto anche a Giulianova, nonostante le evidenti differenze di luogo, ho avuto la fortuna di non essere mai stato scavalcato a causa di questioni differenti da quelle meritocratiche. Posso solo aggiungere che anche la mia esperienza in Svizzera è stata positiva e non ha mai risentito di dinamiche spiacevoli.

 

Come avete vissuto e state vivendo la pandemia?

 

Sentendo la mia famiglia e gli amici a Giulianova e nel resto d’Italia credo di essere molto fortunato a vivere in Svizzera in questo momento perché, nonostante il lockdown e tutte le misure cautelari imposte dalla pandemia, non ho mai risentito dell’isolamento né di tutti i relativi disagi.

 

 

Fabrizio con Luca Trussoni, suo collega architetto di Campodolcino, in visita alla vetta del Gran Sasso

 

Quali hobby e passatempi ti offre l’ambiente in cui abiti?

 

Da quando sono in Svizzera ho imparato a sciare, adoro andare con lo snowboard e fare lunghe passeggiate in montagna con la mia famiglia. Vado a funghi, pesco e mi diverto a fare liquori e cucinare secondo la tradizione abruzzese. Vengono spesso apprezzati i miei piatti come il timballo, gli arrosticini e le cozze al gratin. E i liquori come genziana, ratafià e liquirizia sono il classico ammazzacaffé di fine serata.

 

Insomma hai cambiato in parte le tue abitudini di vita rispetto a Giulianova?

Le abitudini di vita sono legate principalmente al fatto che ho una famiglia. La mia vita non gira solo attorno al lavoro ma soprattutto attorno a mia figlia Francesca e mia moglie Annina. Il sabato mattina ci piace fare un’abbondante colazione e poi andare insieme al mercato dei prodotti regionali nel centro della città. Appena il tempo ce lo consente amiamo uscire a fare le passeggiate in montagna soprattutto nella stagione dei porcini.

Come ti appare oggi Giulianova dal paese e dalla realtà in cui vivi?

 

Giulianova è e sarà sempre la mia città, i giuliesi la mia gente. Ogni qualvolta io torno trascorro la frenesia rilassata tipica del luogo in cui i fatidici “ho solo cinque minuti” diventano dieci e poi venti, oppure il “ci prendiamo un caffé?” poi finisce col diventare un pranzo o una cena. Da questo punto di vista non trovo tanti cambiamenti. Cambiamenti ce ne sono quando guardo quei luoghi dove prima c’erano delle attività ormai chiuse. Ho visto che questa tendenza c’era prima che io mi trasferissi all'estero ed è rimasta tuttora. Non sono l’unico che sia andato via.

 

Hai conservato amicizie giuliesi?

Conservo le amicizie giuliesi, ma non tutte sono rimaste a Giulianova. Mi sento spesso con Attilio Petrella e Guido Iampieri (entrambi Architetti); Davide Verticelli amico dai tempi del liceo ormai “oriundo romano”; Antonio Guidobaldi giuliese a Milano; Stefano Sala “milanese” a Giulianova; Andrea Molinis, Fabio Micaletti meglio conosciuto come Ciccio Oasi; Paolo Molini pescarese “oriundo Giuliese”; Giorgia Di Lanzo figlia del grande Gianni storico pizzaiolo del Pois; Emiliano Romani autista del Bus della scuola; Fabiana Raimondi altra giuliese in Svizzera, Antonio Santosuosso, Nicolas La Torre. Altri li sento meno ma conservo comunque il ricordo di tutti e li porto nel cuore.

Cosa ti manca di Giulianova?

Di Giulianova mi manca il mare, guardare all’orizzonte e perdere lo sguardo dove si congiunge al cielo. Mi mancano i profumi dei peperoni arrostiti che preannunciano la fine della stagione estiva. Mi mancano le fredde e umide giornate d’inverno dove un pallido sole e due chiacchiere tra amici ti scaldano il cuore. Mi manca guardare da dietro le colline la catena montuosa che dalle montagne gemelle passano per il Gran Sasso sfumando verso la Majella. Mi mancano il profumo delle sterpaglie che bruciano in campagna, le sue chiese che di rado visitavo. Mi mancano cose che prima non avrei mai sospettato mi sarebbero potute mancare.

La domanda ai Giuliesi nel Mondo: se ti dico Cupola di San Flaviano pensi subito a….?

Al Duomo di San Flaviano ho voluto far battezzare mia figlia, perché mi piace l’idea di dare un senso di identità del luogo anche a lei, benché sia troppo piccola per poterlo ricordare.

 
(foto poste a disposizione da Fabrizio Samì, che ringraziamo)
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo