Direttore  Responsabile Ludovico RAIMONDI

Collaboratore Vincenzo RAIMONDI

www.giulianovailbelvedere.it, sede legale a Giulianova (Te), Viale dello Splendore 12/a
Redazione
Opinioni
WebCam
Meteo
I ricordi
Fotogallery
Link vari
Attualità/Cultura

Radici dell'Artigianato Abruzzese

di Vito Giovannelli

 

La decorazione a la buranella

nella ceramica popolare abruzzese

 

Radici dell'Artigianato Abruzzese di Vito Giovannelli - Decorazione a buranella: Pescara, 27.10.2012 (Numero 18) - Far presto e bene è sempre stato il motto operativo di tutti gli artigiani. Infatti, i ceramisti impegnati nella decorazione delle stoviglie popolari di serie, per far presto e bene  applicavano, sulle tese del loro vasellame  dozzinale, la stampigliatura di pizzi e merletti imbevuti di colore, ottenendo con questa procedura, sbrigative bordure monocromatiche di gusto paesano, stilisticamente diverse dalle tradizionali decorazioni dipinte a mano.Pescara, 27.10.2012 (Numero 18) - Far presto e bene è sempre stato il motto operativo di tutti gli artigiani. Infatti, i ceramisti impegnati nella decorazione delle stoviglie popolari di serie, per far presto e bene  applicavano, sulle tese del loro vasellame  dozzinale, la stampigliatura di pizzi e merletti imbevuti di colore, ottenendo con questa procedura, sbrigative bordure monocromatiche di gusto paesano, stilisticamente diverse dalle tradizionali decorazioni dipinte a mano.

A volte procedure analoghe venivano applicate anche sui cavetti. La pratica di questa tipologia decorativa viene fatta risalire al Settecento.

Figuli e commercianti, presumibilmente veneti, chiamarono questa nuova rifinitura decorazione a la buranella (cfr. Nicoletta Zanardi,Guida alla decorazione della ceramica,Milano,A. Mondadori,1982 e Nino Caruso, Decorazione ceramica, Trento, Hoepli,1984).

Sebbene questo sistema di decorazione non permettesse di ottenere sfumature era accettato dal popolino per la modicità  del prezzo e, soprattutto, perché la finta merlettatura interrompeva il livore del bianco,  poco gradito anche da chi disponeva di redditi bassi.

E’evidente che trattasi di innesto decorativo artificioso ottenuto  attraverso operazione meccanica e non artistica.

E’ doveroso segnalare, però, che la decorazione a la buranella,  data la modicità dei costi, consenti  a questo vasellame  popolare di penetrare nei  mercati  nazionali e limitare in Italia la diffusione e la vendita delle terraglie francesi  e, soprattutto,  inglesi.

Praticamente, su interi servizi da tavola di carattere utilitario veniva trasferita,  con lieve pressione della mano,  una  timbratura che ricorda, in un certo senso, i processi tecnici della decalcomania. Durante la fase operativa della  timbratura occorreva, però, essere  manualmente accorti.

La minima disattenzione, infatti, avrebbe provocato fastidiose  e antiestetiche sbavature e reso invendibile il  prodotto, perché ritenuto di scarto.

Questa decorazione  praticata, secondo Maria Damerini, dalla fine del Settecento, ma fortemente affermatasi  tra Ottocento e Novecento, è  conosciuta anche dai ceramologi  con il nome di “decorazione a la buranella” (cfr. M. Damerini, Piatti Popolari Veneti, in Kalos, Invito al Collezionismo, Speciale Arte Popolare, Milano, Gorlich, n 10, 1972).

Fu abbastanza diffusa pure in Abruzzo, come dimostra una nutrita iconografia, ma, studiosi abruzzesi  l’hanno definita, molto  semplicisticamente, “ motivo a merletto  eseguito a stampino” (cfr. Franco G. Maria Battistella, La Ceramica, in Rapino- guida storico artistica, Pescara, Carsa Edizioni, 2003).

Presumibilmente, per ottenere decorazioni a la buranella non venivano usati  i costosissimi merletti di Burano, né i  pizzi al tombolo o ad ago prodotti a L’Aquila a Scanno o a Pescocostanzo, ma quelli più economici realizzati all’uncinetto.

Poiché la maggior diffusione della decorazione a la buranella si ebbe durante il periodo risorgimentale nei cavetti di diversi piatti si rinvengono i profili di famosi personaggi  storici:  Garibaldi, Vittorio Emanuele , Lamarmora, Mazzini, soldati in armi o a cavallo,  bersaglieri, cavalleggeri, vivandiere, militari dell’esercito sabaudo  e  altre glorie italiane. Tra i piatti celebrativi c’è anche quello di Pio IX (prodotto dagli eredi Todescan, di Monticelli Conte Otto (Vi) e un Napoleone a cavallo,che reca la marca a rilievo “Bozzelli-Rapino”(Ch).

Sulla ribalta di questa nuova tradizione si affacciarono regioni di consolidata lavorazioni ceramiche, a cominciare dal Piemonte. Lo studioso Carlo Baggioli indagando sulla “Ceramica Vecchia Mondovì” ha registrato e disegnato con garbo grafico 188 motivi di decorazioni a la buranella (cfr. Carlo Baggioli, La Ceramica Vecchia Mondovì, Torino, Omega Arte, 1999, pp.51-70).

Il decoratore del monregalese, quindi, trovava sempre nuove varianti facendo ricorso, forse, ai merletti di Cogne. Così, stando alle ricerche condotte finora,  il Piemonte è la regione che più ha usato la decorazione a la buranella I produttori piemontesi di cui resta buona memoria sono:i Musso, i Gabutti, la vedova Besio, i fratelli Salomone e i fratelli Messa.

Segue, in fatto di produzione, il Veneto con le botteghe di Nove,condotte dai Cecchetto e con le botteghe  di Monticelli Conte Otto, condotte dagli Antonibon e dagli eredi Todescan.

L’Abruzzo non è stato da meno. Castelli, Rapino, Palena, Torre de Passeri e Bussi si adeguarono all’impiego della decorazione a la buranella e produssero manufatti con bordure merlettate accessibili anche alle borse più povere.

I piatti abruzzesi prodotti a Rapino e a Castelli con le bordure a la buranella sono marchiati Bontempo, Bozzelli, Vitacolonna, De Nardis, Pardi e Polci.

La nuova tipologia manifatturiera attecchì anche nelle Marche con botteghe a Fabriano, Pollenza, Montottone, Ascoli Piceno e Pesaro. Decori a la buranella si rinvengono pure tra le produzioni di alcune botteghe coeve molisane, laziali,e umbre.

  Vito Giovannelli / www.fondazione-vito-giovannelli.com

Chi è Vito Giovannelli

 
Numero 17 (13.10.2012)
Decorazione a quartieri ovvero a tombolino
Numero 16 (6.10.2012)
Il decoro a tovaglia
Numero 15 (29.9.2012)
La decorazione a tacchiolo
Numero 14 (8.9.2012)
Il fioraccio nella decorazione ceramica abruzzese
Numero 13 (1.9.2012)
I ferri di San Vito e il Ferro dello Zoccolo della Mula di San Domenico
Numero 12 (25.8.2012)
I sorbettieri di Canosa Sannita
Numero 11 (19.8.2012)
Il Calamaio dei banchi di scuola
Numero 10 (11.8.2012)
I costruttori di trabocchi
Numero 9 (4.8.2012)
Lo schiacciapatate
Numero 8 (28.7.2012)
La Vozza di S. Antonio
Numero 7 (21.7.2012)
Il sordino della mosca
Numero 6 (14.7.2012)
Attizzafuoco e Furcinone
Numero 5 (7.7.2012)
Il Poculo
Numero 4 (30.6.2012)
Trabocchi e caliscinni in Abruzzo e a Giulianova
Numero 3 (23.6.2012)
La sedia di San Pietro
Numero 2 (16.62012)
Dal cannizzo di  Giulianova ai cannizzari della costa dei trabocchi
Numero 1 (9.6.2012)
Il calice di Cesacastina di Crognaleto
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo