Direttore  Responsabile Ludovico RAIMONDI

Collaboratore Vincenzo RAIMONDI

www.giulianovailbelvedere.it, sede legale a Giulianova (Te), Viale dello Splendore 12/a
Redazione
Opinioni
WebCam
Meteo
I ricordi
Fotogallery
Link vari
Ricordi

I RICORDI

di Lino Manocchia

 

giulianovailbelvedere.it alla scoperta dell'America

 

Rocky Marciano talent scout cerca un colosso bianco

 

Rocky Marciano e Lino Manocchia in occasione dell'intervista pubblicata nel 1957 da "Stadio" di Bologna. La foto di corredo, recuperata dopo quasi 60 anni in esclusiva per "I Ricordi", ha una storia che l'amico Lino racconta: «Mi fecero una bella foto, con Rocky che mi stringeva la mano, quasi a...rompermela. Il giornale "Stadio", per il quale scrivevo dagli Usa, me la chiese, e io - "fesso" - gliela mandai col patto di riaverla, cosa che non avvenne mai. La foto passò in prima pagina, con l'articolo, e ha trascorso quasi 60 anni sulla carta stampa, ridotta ad una carta velina. Il fotografo l'ha salvata, anche se è un po' sgranata».

Noi volentieri la pubblichiamo così com'è, per i significati storici, professionali e affettivi che vi si scorgono dentro. Grazie, Lino (dir)

 

NEW YORK, 29.9.2015 - “Il 1957 preannuncia l’anno più bello della vita di Rochy Marciano”. Questo il verdetto emesso dai maghi, dopo il suo addio alle armi “e il campione  non sarà più assillato”.

Lo presagivano anche gli organizzatori, manager e “maghere”: Il campione - si assicurava allora - non sarebbe più assillato dalla preoccupazione di dover trascorrere favolose settimane nei campi di allenamento, potrà dedicarsi a piacevoli diversivi che gli porteranno un granaio di dollari, a palate, potrà dedicarsi alla moglie Barbara e alla figlia Marianna, a babbo Pierino e a mamma Pasqualina. Inoltre, potrà fare delle ricerche che egli intende cominciare a breve scadenza.

 

Ecco la cronaca dell'epoca.

Marciano vuole trovare un colosso bianco da riportare sul trono mondiale dei "pesi massimi”.

Queste, in realtà, sono le nuove soddisfazioni che il grande Rocco Marchegiano attende.

D’un fiato il campione, dopo avermi stretto la mano in maniera...alquanto dura, mi spiattella il suo futuro. «Non credo alle streghe e ai maghi - attacca - ma qualcosa di vero esiste»

Rocky, sceso da Grossinger dopo quella specie di ‘addio alle armi', in maglietta estiva, dava sfogo ai desideri trattenuti a lungo, colpa della sua brillante carriera sportiva, «pur trattenendo un briciolo di interesse a risalire sul palco cordato in qualche posto, con qualcuno».

 

Ma con chi intendi sfogare la tua meritata “vacanza? chiediamo.

«Ti confesso -  dice, nascondendo un sorriso sarcastico - sono alla ricerca di un colosso bianco da riportare sul trono mondiale dei pesi massimi. Questa è la mia più grande soddisfazione che attendo, sono  piccole gioie (ma non troppo) alle quali non rinuncerei nemmeno se la International Boxing Association  mi garantisse centomila dollari per affrontare Floyd Patterson entro sei mesi».

 

Sì, questo, sinceramente, Rocky ha confessato al  cronista e connazionale, gustando un gelato variopinto, nel corso di una lunga conversazione che abbiamo avuto con lui, il

29 dicembre 1956, nella stanza n. 345 del Barkley Hotel sulla 40ma Strada di New York.

Cronisti male informati e alla ricerca del “colpo a sensazione’, avranno parlato di ossessionanti mal di testa, di dissidi con la moglie, di propositi di ritorno al ring.

Rocco ci ha smentito tutto non senza aggiungere che si era parlato troppo -e troppo a sproposito- delle sue vicende.

Lo abbiamo trovato abbronzato, allegro, in perfetta forma, come se fosse in pieno allenamento. Ci ha detto di non  accusare le fatiche delle continue trasferte e di non essere annoiato e stanco per le riprese televisive e cinematografiche, per le interviste e per i flash dei fotografi che lo inseguivano dovunque.

 

«La mia attuale attività è semplicemente frenetica», torna a dire Rocky all'epoca.

Dirige un incontro di lotta libera, a Baltimora, mezz’ora dopo è sull’aereo che lo trasporta a New York

dove darà un’occhiata al nuovo restaurant “The Rocky’”  sulla Lexington Avenue. Un’ora dopo viene abbagliato dai fari  della Tv, mentre fa conversazione con il celebre Eddie

Sullivan. Cinque  minuti sul palcoscenico gli rendono qualche cosa come cinque mila dollari!…Barbara intanto lo aspetta in albergo insieme alla cugina.

Ora, dunque, ci  siamo anche noi ad aspettare. Rocky lo sa e arriva senza ritardo.

Entra con le  braccia cariche di pacchi e li lascia cadere ai piedi della moglie stupefatta. Poi ci tende la mano ridacchiando e dice: «Salute paisa’!». Si butta su una poltrona, appoggia le gambe sul tavolino e domanda: «Vuoi sapere anche tu se ritornerò sul ring?»

 

La conversazione prese piede, e noi la registrammo sul  micro registratore personale.

 

«Non tornerò sul ring! La mia decisione è di sei mesi orsono e a tutt’oggi non ho ragioni per modificarla. Non combatterò nemmeno con Paterson per il quale mi hanno offerto cento mila dollari»

 

Forse perchè Patterson è più forte del vecchio Moore?

«Questo non c’entra. Moore, Walcott, Cockell, La Starza e tutti gli altri sono stati regolarmente “collocati” da me»

 

Qual è stata la più grande soddisfazione della tua carriera?

«Ho avuto molte soddisfazioni ,ma due le considero superiori alle altre ;  quando a Filadelfia l’arbitro mi dichiarò campione del mondo e quando davanti a diecine di macchine da presa e tanti microfoni, dichiarai agli sportivi americani che avrei ripreso a combattere»

 

E’ vero che Al Weill (manager)  ti ha costretto ad appendere i guantoni al chiodo, anche se il contratto che ti  lega a lui scadrà a fine giugno del 1957?

«Nothing about this (niente di tutto questo). Ci siamo trovati perfettamente d’accordo e hanno torto coloro che affermano che a fine giugno riprenderò gli allenamenti. Non deve infatti trarre in inganno il fatto che anche attualmente mi sottopongo a ginnastica per mantenere agile il corpo. Lo faccio esclusivamente perchè chi pratica il pugilato tende a ingrassare moltissimo appena si ferma»

 

Per quale ragione non hai accettato la proposta di tradurre in film la tua carriera dal momento che ti avrebbero dato trecento mila dollari?

«Preferisco non rispondere» (Giova dire a questo proposito che a norma del contratto che lo legava ad Al Weill egli avrebbe dovuto corrispondere il trenta per cento della cifra al suo manager!; ndc)

 

Che cosa farai nell’immediato futuro?

«Non so ancora con esattezza. Ho avuto molte proposte per diversi lavori, una migliore dell’altra. E’ certo che appena avrò deciso mi dedicherò alla nuova  attività, con la stessa passione di quando combattevo»

 

Ti interessi ancora di pugilato?

«Sicuramente! Cercherò, come sai, un peso massimo di pelle bianca che abbia coraggio, cuore fisico e tanta  buona volontà, farò di lui il nuovo campione del mondo dei pesi massimi. Sono certo di trovarlo entro il 1957. Ce la metto tutta»


Come mai hai cambiato gli aiutanti?

«Ho un solo “adviser” (consigliere) e mi funge anche da segretario, è il fratello di Bill  Conn, un bravo ragazzo col quale vado perfettamente  d’accordo. Conosce bene gli uomini e le cose, per questo mi trovo bene con lui»

 

Ma in Italia quando, finalmente, andrai?

«Dovevo andare in Italia insieme a Joe Di Maggio  ma poi ho saputo che egli è impegnatissimo per vari mesi col campionato (baseball). Mi deciderò al viaggio quanto prima e mi terranno compagnia Barbara e Marianna»

 

Ti esibirai sui quadrati italiani?

«Non ci penso nemmeno! Semmai farò l’arbitro, intanto darò un’occhiata ai ragazzoni del bel  Paese e… non si sa mai»

 

Rocky Marciano e Lino Manocchia Foto STADIO

Lino Manocchia

 

Nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921. Nel corso della sua lunghissima carriera negli Usa, dove si è trasferito nel '50, ha incontrato ed intervistato i personaggi più famosi e potenti del mondo.

 

Numeri precedenti

Angelo Dundee, l'anima di Alì
Gene  Tunney, il filosofo del ring
Joey Giardello, il pugile che sognava Benvenuti
Jack Dempsey mano di gesso
Livio Minelli, campione di coraggio
Rocky Graziano, il monello di Brooklyn amato lassù
Muhammad Ali, nato il più grande
Joe Louis, il bombardiere nero abbattuto da Rocky
Sonny Liston, tra ring e sacerdozio
Carmen Basilio, pugni e cipolle
Rocky Marciano, pugno di ferro e maccheroni alla chitarra
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo