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Numero 12 - Agosto
 
il profilo
 

 

Maverick Spinozzi è nato il 29 Marzo 1990 a Giulianova, dove è cresciuto ed ha conseguito la maturità al Liceo Scientifico M Curie. Si è trasferito ad Ancona per studiare alla facoltà di Ingegneria Informatica e dell’Automazione dell’Università Politecnica delle Marche.

 

Subito dopo la laurea triennale,  convinto che la conoscenza della lingua inglese gli avrebbe aperto più porte di qualsiasi altro titolo, a settembre del 2013 ha deciso di trasferirsi ad Oxford, in Inghilterra.

 

Nei primi mesi ha lavorato nella cucina di un pub e ha cominciato ad imparare la lingua frequentando corsi e studiando a casa praticamente tutti i giorni.

 

A Gennaio 2014 è arrivata la chiamata della BMW per lavorare nel loro stabilimento proprio lì, ad Oxford, dove costruiscono MINI per tutto il mondo. Gli dissero di avere bisogno di ingegneri ma allo stesso tempo l'inglese di Maverick non era ancora perfetto, motivo per il quale gli proposero di partire dal basso, lavorando sulla linea di produzione, e di aspettare una loro chiamata.

Lavorare su quella linea si rivelò la sua vera scuola di inglese e di vita. I colleghi provenivano da tutte le parti dell’Inghilterra e del mondo e parlando con loro tutti i giorni, ascoltando i loro diversi accenti, il suo inglese migliorò a livello esponenziale. In più, ebbe modo di conoscere le loro culture e le loro tradizioni e fu così che strinse amicizie che durano ancora oggi.

 

La famosa chiamata non arrivava. Gli ripetevano che, avendo già un accordo con l’università di Oxford, potevano reclutare solo i loro studenti. Dopo un’attesa di 3 anni, decise di andare via e trovare una opportunità altrove.

 

A Maggio 2017 Maverick cominciò a cercare un nuovo lavoro e lo trovò in poche settimane ad Adbro Controls, azienda di automazione con sede vicino Reading. Finalmente, qui gli venne data l’opportunità di mettere in pratica tutta la sua conoscenza di programmazione e automazione. Nei due anni ad Adbro fece tanta esperienza lavorando in diversi progetti. Il più grande – che sarà anche l’ultimo li – a Sudbrook, in Galles: programmare il nuovo sistema di controllo della stazione di pompaggio per Network Rail.

 

Nel 2019, dopo 6 anni e mezzo in Inghilterra, Maverick e Karla – la sua ragazza, conosciuta ad Oxford e insieme dal 2016 – sentirono il bisogno di nuovi stimoli e decisero di fare il grande salto: trasferirsi a Sydney in Australia.

 

In pochi giorni trovò lavoro a Fast Automation e dopo pochi mesi gli venne offerto un contratto/sponsor fino al 2024. Anche qui lavora in diversi progetti e per la prima volta entra nel settore farmaceutico: per un anno e mezzo lavora ad AstraZeneca programmando e migliorando i sistemi di controllo delle macchine nel loro impianto di Sydney che producono principalmente medicinali destinati a persone con asma.

 

Attualmente, sempre con FAST, sta lavorando per il governo Australiano ad ANSTO, l’unico stabilimento nucleare in Australia dove il reattore viene usato per la produzione di isotopi medici.

 

A causa del Covid, sono trascorsi già due anni senza aver avuto la possibilità di tornare. Svela: «Spero tanto di poter presto riabbracciare tutta la mia famiglia e la mia amata Giulianova!»

 
 
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ATTUALITA'

giuliesi nel mondo 2021

 

di Ludovico Raimondi

 

Ingegnere informatico e dell'automazione a Sidney

Maverick Spinozzi, il successo nella terra dei canguri
 

 

AGOSTO 2021 - 'Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata' è un film del 1971 diretto da Luigi Zampa ed interpretato da Claudia Cardinale e Alberto Sordi. Sono trascorsi 50 anni da quella commedia che metteva in luce, con tocco drammatico-sentimentale, la dura realtà degli emigrati italiani nello sterminato "paese dei canguri".

 

L'emigrazione dei nostri compatrioti ha conosciuto da allora fasi alterne fino alla crisi economica del 2008, dalla quale scaturì una nuova ondata di "fuga" che ha indotto il governo australiano ad arginare il fenomeno soprattutto nel campo lavorativo generico: contratti più difficili da ottenere e tetti nel monte ore di lavoro settimanale hanno reso non più conveniente trasferire armi e bagagli in cerca di fortuna in una terra agli antipodi. Anzi, in molti sono rientrati in Italia e nei propri paesi negli anni più recenti.

 

Discorso a parte, invece, per i professionisti qualificati e specializzati, e questo spiega come e perchè il 31enne giuliese Maverick Spinozzi sia riuscito addirittura nel giro di due settimane dallo sbarco nel Paese dei Canguri a trovare un'occupazione di rilievo e di stimolanti prospettive.

 

Maverick è un ingegnere informatico e dell'automazione che vive e lavora a Sidney dove è arrivato nel 2019 lasciando l'Inghilterra insieme alla compagna Karla.

 

Attraverso la sua vicenda di ragazzo solare e sempre aperto al sorriso ma determinato e coraggioso cerchiamo, per quanto possibile, di addentraci anche nell'immensità di una terra tanto affascinante e intrigante quanto enigmatica, contraddittoria nelle sue opposte realtà paesaggistiche, morfologiche e quindi socio-culturali, in ogni caso tutta da scoprire.

 

 

Foto di famiglia: Maverick con mamma Carla e papà Alessandro

 

 

Maverick, nome originale. A chi o a cosa è dovuto? Il significato è anticonformista oppure tipo che non rispetta le regole. Ti ci identifichi?

 

Per l’originalità del nome devo ringraziare mio padre che prese ispirazione da “Top Gun”, film uscito pochi anni prima della mia nascita. Molto spesso mi viene chiesto se è davvero il mio nome o solo un soprannome, no… sono Maverick, per gli amici Mav! Per quanto riguarda il significato, la pura traduzione letterale ha una sorta di sfumatura negativa che non mi rappresenta. In un contesto più ampio, il termine viene usato per indicare una personalità forte, indipendente, una persona che ama fare le cose a modo suo, che spesso pensa e agisce fuori dagli schemi convenzionali. Con questa descrizione mi ci identifico pienamente.

 

Qual è il tuo lavoro?

 

Sono un ingegnere informatico e dell’automazione e il mio lavoro consiste nella progettazione, programmazione e messa in funzione di sistemi di automazione industriale. Questi ultimi possono variare da piccole-medie macchine che automatizzano uno o più processi di produzione all’interno di una azienda fino a grandi sistemi di controllo per la distribuzione di energia o di monitoraggio. Se vogliamo entrare un po’ di più nello specifico, passo la maggior parte delle mie giornate a lavoro programmando PLC, HMI, Robot e sistemi SCADA, tutti elementi che possono far parte di un sistema automatizzato.

 

Nella lontana Australia dopo l’Inghilterra. Una svolta radicale, non c’è che dire. Come mai?

L’Inghilterra mi ha accolto a braccia aperte e mi ha dato la possibilità di realizzare i miei sogni, cosi come ha fatto per tantissimi altri italiani. Mentre pianificavo il trasferimento nel lontano 2013, ero consapevole che avrei dovuto cominciare dal basso a causa del mio inglese praticamente pari a zero, e solo con lo studio, il lavoro e tanta determinazione avrei raggiunto i miei obiettivi. La lunga scalata inizia nella cucina di un pub al centro di Oxford, per poi passare all’esperienza alla BMW fino ad Adbro Controls. A quel punto, avrei potuto accontentarmi di aver conquistato la vetta ma dentro di me sentivo che era soltanto un trampolino di lancio e l’istinto mi suggeriva che avrei potuto volare: l’ho seguito alla lettera. Anche l’Australia mi ha aperto le sue porte senza troppe difficoltà, ma credo che abbia aiutato tanto il fatto di essermi presentato come figura professionale già pronta e con una esperienza di 6 anni e mezzo in Inghilterra alle spalle. Inoltre, qualsiasi tipo di ingegnere da qualsiasi parte del mondo qui è il benvenuto vista la difficolta delle aziende di trovare risorse localmente. Se non avessi avuto queste carte da giocare, trasferirmi qui sarebbe stato molto più difficile o forse impossibile. L’Australia è molto più selettiva su questo aspetto e il sistema attuale garantisce un controllo totale delle persone che entrano ed escono dal paese. Credo che ora l’Inghilterra voglia adottare lo stesso sistema dopo aver ottenuto il Brexit, allungando così la lista dei punti in comune di queste due realtà già molto simili.

 

 

Primo incontro di Maverick con un canguro in Australia

 

 

L’Australia è storicamente identificata come il paese dei canguri e degli aborigeni. Qual è la vera Australia o la più...australiana oggi?

 

Considerando che ci sono due canguri per ogni australiano – 50 milioni di canguri! – e che gli aborigeni abitano questa terra da più di 60'000 anni, è giusto etichettarla cosi. Loro sono i rappresentanti dell’Australia più autentica, insieme a tutti gli altri animali tipici, alla natura preziosa e alla incredibile varietà di paesaggi. Poi c’è la moderna Australia che tutti conosciamo: multiculturale, super evoluta e super tecnologica, un paese dove tutto funziona alla perfezione e con una qualità di vita incomparabile. Questa ha poco più di 150 anni e mi piace definirla come figlia del mondo poiché è stata costruita da mani provenienti da tutte le parti del pianeta. La presenza di così tante culture, anche molto differenti tra loro, la rende unica ma al tempo stesso la breve storia la priva di una identità propria – o almeno questo è il mio punto di vista.

 

 

Giorno della laurea

 

 

L’Australia è stata meta di emigrazione degli italiani in cerca di fortuna già dagli anni ‘60/70. Una nuova "invasione" europea si è verificata nel 2008. È vero che le difficoltà sono aumentate per la manovalanza e il lavoro generico ma non per le figure professionali specializzate, come nel tuo caso?

 

Confermo. A meno che non si abbia uno contratto/sponsor ancor prima di partire – cosa molto difficile da ottenere – i metodi più comuni per trasferirsi e cercare fortuna in Australia sono principalmente due: applicare per il visto da studente o per il famoso ‘Work and Holiday’. Il primo prevede un esborso economico enorme poiché bisogna iscriversi e frequentare l’università – tasse universitarie annuali altissime – e non permette di lavorare più di 20 ore a settimana. Nonostante la paga minima qui sia molto alta, il numero limitato di ore non permette di coprire totalmente il costo della vita, anche quello molto alto. Terminati gli studi, bisogna applicare per un altro visto che ti permetta di cercare un lavoro a tempo pieno e magari uno sponsor.

Il secondo invece ti permette di stare solo un anno e ha le seguenti limitazioni: si può applicare solo se si ha meno di 31 anni e si può lavorare solo per 6 mesi. L’altra metà dell’anno si passa viaggiando per tutto il paese – che tradotto vuol dire reimmettere i soldi guadagnati nell’economia del paese, geniale. Se si vuole estendere la permanenza per un ulteriore anno sotto lo stesso visto, ecco che entrano in gioco le ‘farms’, lavorare nei campi: 3 mesi per la prima estensione e pare che abbiano introdotto una seconda estensione che richiede 6 mesi nei campi.

Ovviamente, tutto questo può essere evitato in qualunque momento si trovi una azienda disposta ad offrire un contratto/sponsor. E fortunatamente questo è quello che mi è successo. Mi sono trasferito con il ‘Work and Holiday’, ho trovato lavoro nel giro di una settimana e ottenuto lo sponsor fino al 2024 dopo solo due mesi. Ancora adesso rimango incredulo pensando alla facilità e rapidità con cui tutto questo sia successo.

 

Diversi giuliesi, in Australia per anni, di recente sono rientrati in Italia. Tu ne conosci qualcuno ancora lì?

No, purtroppo non ho avuto la fortuna di incontrare giuliesi o abruzzesi in generale. L’Australia è davvero quel paradiso di cui tutti parlano. Le condizioni sono tuttora molto più che favorevoli e sono sicuro che chiunque abbia avuto la fortuna di vivere qui te lo possa confermare. L’unico problema è la lontananza, ci si sente un po’ isolati dal resto del mondo. Le ore di volo che ci separano da qualsiasi altro paese sono tante, per non parlare poi del tornare in Italia – due giorni di viaggio! –. Credo che ognuno di noi abbia delle priorità nelle diverse fasi della vita e queste spesso facilitano le nostre decisioni. Il lavoro, il successo o semplicemente la ricerca di una qualità di vita migliore possono portarti lontano. La famiglia e la nostalgia di casa possono farti riavvicinare. Forse non si è costretti a favorire l’una sopra l’altra se ci si trasferisce dall’Italia a Londra, Madrid o Parigi - diciamo qualsiasi destinazione nel raggio di 3 o 4 ore di volo - per quanto lontane possano sembrare, salti su aereo il giorno stesso e sei a casa per il weekend. Decisamente diverso il discorso quando ci si trasferisce così lontano. L’incubo di un volo interminabile che deve essere riservato non meno di 3 mesi prima se non si voglia spendere una fortuna e il fatto di dover usare tutti i giorni di ferie – perché non torni dall’Australia solo per una settimana – riducono i ritorni in patria forse a una volta ogni due anni? Tre? Alcuni colleghi di lavoro mi hanno confessato che con il passare del tempo si può arrivare anche a una volta ogni 5 anni, soprattutto se si decide di far nascere la propria famiglia qui. Quindi, in questo caso sei costretto a fare una scelta e ne sei perfettamente consapevole.

 

 

Maverick con il gruppo di lavoro nell'timo giorno a Sudbrook, Galles alla fine del progetto di programmare del nuovo sistema di controllo della stazione di pompaggio per Network Rail

 

 

 

In un Paese immenso il mezzo di trasporto più diffuso non può che essere quello aereo… Questo facilita la circolazione interna per professione e lavoro ma può complicarla o scoraggiarla per turismo ed escursioni?

 

Esattamente. Il fatto che l’economia dell’intero paese giri principalmente tra le città capitali di ogni stato, fa sì che queste siano collegate da una sorprendente rete di voli domestici e l’aereo sia il mezzo di trasporto privilegiato per lavoro. Per quanto riguarda il turismo, le ore di volo che ci separano da qualsiasi altro paese sono tante e, a meno che si abbia già visitato tutta l’Australia, vale decisamente la pena scoprire tutti i luoghi spettacolari di questo paese. Poiché la maggior parte di questi sono fuori le grandi città e immersi nella natura, il mezzo di trasporto preferito è la macchina o il camper. Magari si vola in una delle grandi città scelta come punto di partenza, però poi si salta sulle quattro ruote e si parte per uno dei tanti famosi road-trip. Questo è il modo migliore – e indimenticabile - per visitare tutte le bellezze dell’Australia.

 

Sydney è la città più popolosa dell’Oceania e forse anche la più multiculturale. È questo che ti ha spinto al trasferimento a Sydney?

 

La scelta era tra Sydney e Melbourne, le città con più opportunità di lavoro, e alla fine abbiamo preferito la prima per il clima più mite. In più, l’eccezionale livello dell’educazione – scuole e università - , dei servizi, dei mezzi di trasporto, della sicurezza, ne fanno una delle migliori città nel mondo per qualità di vita.

 

 

Maverick e Karla celebrano con un picnic il loro primo anno in Australia

 

 

Come si vive la città? E quali sono i tuoi passatempi preferiti?

 

Per quanto riguarda l’intrattenimento, Sydney è una di quelle grandi metropoli che può offrire di tutto e accontentare tutti i gusti: eventi, festival, immense aree verdi. Se poi ci aggiungiamo una moltitudine di spiagge con acqua cristallina – più di 100! – cosa si può chiedere di più? Essendo giuliese, ovviamente, adoro il mare e il nostro passatempo preferito è incontrarci con i nostri amici in spiaggia - cerchiamo di scoprirne una nuova ogni volta - magari godendoci un barbecue tra un tuffo e l’altro. Altre volte facciamo delle escursioni negli immensi parchi nazionali, dalle grandi scogliere che si affacciano sull’oceano fino alle cascate più remote immerse nella natura, sempre con gli occhi vigili per scovare un koala, un canguro o il serpente più velenoso al mondo. Da maggio fino ad ottobre si può uscire in barca per assistere alla migrazione delle balene, una esperienza unica ed indimenticabile. E tanto tanto altro: in poche parole, non ci si annoia mai.

 

Non torni a Giulianova da due anni anche per le complicazioni legate alla pandemia. Come l’avete vissuta o la state vivendo in Australia?

 

Sin dall’inizio della pandemia, l’Australia è stata molto severa e ha considerato i rischi legati al virus molto seriamente, tant’è che i lockdown venivano e vengono tutt’ora annunciati anche dopo un solo caso positivo. In più, il governo ha deciso di letteralmente isolare il paese dal resto del mondo chiudendo le frontiere. In alcuni versi può essere considerato un modo drastico e drammatico di affrontare l’emergenza, ma al tempo stesso ha fatto sì che i lockdown siano stati brevi ed efficaci. Ogni stato ha avuto il suo momento ‘rosso’ – se vogliamo compararlo alle etichette usate in Italia per definire le zone a rischio – e purtroppo adesso mentre scrivo è il turno di Sydney. In realtà il primo lockdown è stato a marzo del 2020 ma è durato solo poche settimane, dopo le quali abbiamo vissuto una vita normale, senza mascherine, quasi dimenticandoci di essere nel mezzo di una pandemia mondiale. Fino ad arrivare ad un mese fa, quando la variante delta del Covid ha trovato purtroppo la sua strada fino a Sydney e ha costretto alla chiusura totale. Fortunatamente, Karla può lavorare benissimo da casa mentre la mia azienda è considerata tuttavia essenziale e non ci siamo mai fermati. Nonostante questo possa sembrare un sogno agli occhi di tanti, al tempo stesso ci ha fatto e ci fa sentire come se vivessimo in una gabbia d’oro. Il motivo? Tutti noi residenti con il contratto/sponsor siamo considerati come temporanei e non permanenti, quindi in qualsiasi momento decidessimo di lasciare il paese per qualsiasi motivo, adesso non avremmo la possibilità di rientrare. E ciò vuol dire perdere tutto, cosi di colpo. Ti faccio l’esempio di un mio collega di lavoro per cercare di chiarire il messaggio che voglio mandare: si trasferisce dal suo paese d’origine con un visto da studente, 5 anni di sacrifici spendendo una fortuna per frequentare l’università e laurearsi, trova lavoro, gli viene finalmente offerto in contratto/sponsor… e dopo un mese perde un genitore a causa del Covid. Questa persona si ritrova a dover scegliere tra tornare al suo paese di origine per un ultimo saluto al suo amato genitore perdendo tutto qui, o continuare la sua carriera portando per sempre dentro di sé un dolore implacabile. Non ti dico quale è stata la sua decisione ma il mio pensiero è che nessuno dovrebbe avere il diritto di metterti in questo tipo di situazioni.

 

Una nota canzone di Domenico Modugno recita: la lontananza è come il vento, spegne i fuochi piccoli ma accende quelli grandi...

 

La grande distanza e la conseguente differenza di orario rendono la comunicazione molto difficile, nonostante tutta la nuova tecnologia. In più, le nostre vite piene di impegni e il poco tempo a disposizione finiscono per rompere alcune promesse fatte prima di partire, convinti di poter trovare il tempo per tutto e tutti. Ovviamente ci sono anche rapporti che rimangono intatti pur non sentendosi costantemente e per diverso tempo, dove si aspetta pazientemente la prossima occasione per rivedersi e passare del tempo insieme. E quando arriva, dai valore ad ogni singolo istante perché non sai mai quando sarà la prossima occasione o addirittura se ci sarà una prossima occasione. Non voglio suonare pessimista ma purtroppo l’ho vissuta sulla mia pelle nell’ultimo anno - è una lezione che ho imparato e che porterò per sempre con me. Passando a note più dolci, l’esperienza qui in Australia ha anche rafforzato il rapporto tra me e Karla: dopo aver passato 3 anni e mezzo insieme in Inghilterra, trasferirci da soli così lontano è stato davvero un banco di prova. E visti i risultati, lo stiamo superando alla grande.

 

Sei nipote del compianto Franco Bei, grande e amato uomo di sport e di calcio. Ti ha trasmesso qualche influenza nella passione per il calcio e per il Giulianova?

 

Ricordo con tanta nostalgia i sabati pomeriggi passati con miei cugini ai centri sportivi guardando le partite di calcio a 5 e le domeniche al Fadini per supportare il Giulianova con tutta la nostra passione per i colori giallorossi. Oltre all’amore per lo sport, zio Franco ci ha trasmesso sin da bambini l’educazione, il rispetto, l’umiltà. Questi e tanti altri valori di cui lui era portatore. Potrei aggiungere tanto altro ma è una ferita ancora aperta e faccio fatica ad andare avanti.

 

Pratichi sport, anche qualcuno particolarmente diffuso in Australia?

 

Qui in Australia, gli sport più diffusi e maggiormente seguiti sono il rugby, il football australiano, il cricket – di cui non conosco neanche le regole! - e ovviamente il surf, che purtroppo non ho ancora avuto l’occasione di praticare. Amo correre, quando posso la mattina mi sveglio presto e vado a correre. Un'abitudine che ho preso da zio Franco. Anche lui amava correre. Penso a lui ogni volta. Mi piace cominciare l’allenamento alle prime luci dell’alba, quando la maggior parte della città ancora dorme, e terminare quando sorge il sole. E' zio Franco che mi da il buongiorno.

 

La domanda ai Giuliesi nel mondo: se ti dico cupola di San Flaviano pensi a…?

 

Penso alla festa del 22 di Aprile, giorno di festa per tutti i giuliesi. Penso a quando la guardo mentre vado in bicicletta sul porto, o da uno degli scogli del molo sud. Uno spettacolo unico. Penso a casa. Spero di poter tornare presto.

 

Hai da aggiungere altro a cui tieni che non ho sollecitato con le mie domande?

 

Un pensiero e un GRAZIE enorme va ovviamente ai miei genitori, mia mamma Carla e mio papà Alessandro. So quanto possa essere dura per loro la mia lontananza, soprattutto per il fatto di essere figlio unico. Nonostante ciò, ho sempre avuto il loro appoggio incondizionato in tutte le mie decisioni e ci tengo a dire che se non fosse stato per loro, non sarei dove sono adesso. Ogni mio successo porta anche la loro firma.

 
(foto poste a disposizione da Maverick Spinozzi, che ringraziamo)
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo