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Numero 18 - Novembre
 
il profilo
 

 

Marco Di Gaetano è nato il 15 maggio 1976 a S. Benedetto del Tronto, ma è cresciuto a Giulianova dove, dopo aver frequentato la scuola elementare di Zona Orti e la scuola media V. Bindi, nel 1995 si è diplomato al Liceo Scientifico Marie Curie.

 

Nel 2002, ha conseguito la laurea all’Università degli Studi di Firenze presso la Facoltà di Ingegneria delle Telecomunicazioni. Ha vissuto un anno a Padova nel 2004 per conseguire il Master di II livello in “Ottica Applicata, indirizzo Fotonica”.

 

Nel frattempo è stato assunto come ingegnere elettronico progettista dalla GEM Elettronica di San Benedetto del Tronto, azienda operante nel settore Navale e della Difesa nella quale è rimasto per quasi 18 anni lavorando a schede elettroniche relative a sistemi radar e sistemi di navigazione inerziale basati su giroscopi a fibra ottica.

 

Nell’anno di inizio pandemia Covid è arrivata all’improvviso una opportunità professionale dalla Svizzera che Marco ha deciso di accettare. Si è così trasferito a Como nel 2020 lavorando però a Balerna, vicino Chiasso, in Idrobotica, azienda produttrice di veicoli (chiamati ROV) teleguidati per operazioni anti-sminamento o ricerche scientifiche sui fondali marini e lacustri. Il suo ruolo è quello di progettare schede elettroniche relative principalmente ai ricetrasmettitori sonar presenti a bordo veicolo.

 

Il padre Aldorino è noto architetto e insegnante di disegno alle superiori, ora in pensione, e la madre Sandra insegnante di lettere sempre alle superiori. I suoi due fratelli, Carlo e Piero vivono con i genitori nella casa in cui ha sempre vissuto anche Marco e dove egli torna nei suoi rientri a Giulianova.

 

Marco è single e nel tempo libero dagli impegni di lavoro ama dedicarsi allo sport, praticando in particolare calcio, calcetto, tennis, beach tennis e ora il “nuovo” padel. Gli piace anche viaggiare ed è appassionato di storia e geografia, passioni che gli hanno inculcato certamente i genitori.

 

Si dice molto legato a Giulianova dove ha tantissimi amici con i quali è in continuo contatto e che rivede sempre in occasione delle ferie natalizie ed estive.

 
 
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ATTUALITA'

giuliesi nel mondo 2021

 

di Ludovico Raimondi

 

Ingegnere elettronico in Svizzera

Marco Di Gaetano, esploratore del mondo subacqueo
 

 

dicembre 2021 - La rubrica "Giuliesi nel mondo" chiude l'anno 2021 dedicando il numero unico di dicembre a un frontaliere, figura emblematica dell'emigrante legato al cordone ombelicale che resiste tra l'amore viscerale per il proprio paese e la voglia di cercare nuovi orizzonti di realizzazione oltre confine.

Il caso di specie è rappresentato da Marco Di Gaetano, ingegnere elettronico che da un anno e mezzo vive a Como e lavora a Balerna, vicino Chiasso, Cantone Ticino in Svizzera, alle dipendenze della Idrobotica, azienda che produce ROV, ovvero "droni" subacquei.

Marco, figlio 45enne di Aldorino Di Gaetano, affermato architetto e apprezzato insegnante, molto conosciuto a Giulianova e non solo, ha colto la ghiotta occasione professionale di trasferirsi alla Idrobotica dopo 18 anni al servizio di un'azienda di San Benedetto del Tronto.

Una scelta di vita e di lavoro non facile, sofferta e coraggiosa che comunque lo ha portato a rivestire un ruolo di rilievo nella progettazione di schede elettroniche relative principalmente ai ricetrasmettitori sonar presenti a bordo dei veicoli teleguidati per operazioni anti-sminamento o ricerche scientifiche sui fondali marini e lacustri. Detto bonariamente, una sorta di Grande Fratello dell'acqua!

E già, perchè quello dei ROV, similarmente ai droni "aerei", appartiene a uno dei settori di tecnologia avanzata che rivelano, ai diversi livelli, una sindrome da spy story e da Grande Fratello, appunto, e per questo al centro di dispute e polemiche non soltanto ideologiche!

Uno degli argomenti stuzzicanti che affrontiamo con un altro giuliese che ha saputo valorizzare il proprio talento e la propria passione lontano da casa e che è piacevole conoscere - viene da dire - più a fondo.

Marco, ingegnere elettronico presso l’azienda Idrobotica specializzata nella produzione di ROV. Ci spieghi la tua attività e il campo specifico in cui operi?

L’azienda Idrobotica produce veicoli chiamati ROV (Remote Operated Vehicle). Si tratta di piccoli sottomarini comandati da remoto, tipicamente da una nave. Tali veicoli vengono messi in acqua e hanno la capacità di scendere fino a profondità di 2000 m. La loro applicazione è sia di tipo militare per sminamento di ordigni bellici presenti in mare, sia di tipo civile per esplorazione di fondali. Il mio ruolo all’interno dell’azienda è quello di progettare schede elettroniche che vanno installate a bordo dei ROV. In particolare mi occupo del sistema Sonar (rice-trasmissione acustica che permette di individuare i bersagli in acqua e stimarne la distanza dal veicolo) e del sistema di smistamento dati tra veicolo e stazione di controllo.

E’ corretto considerare i ROV parenti stretti dei droni?

 

Direi proprio di si. In genere ci si riferisce ai droni come velivoli caratterizzati da assenza umana a bordo ma tele-guidati da remoto. Con i ROV è la stessa cosa solo che siamo in ambiente sub-acqueo anziché aereo.

Esemplare di ROV subacqueo

(foto anibis.ch)

 

 

Al riguardo, l’evoluzione tecnologica è sempre circondata da diffidenze sugli scopi reconditi (soprattutto militari) e sulla privacy, e sui droni o loro simili il dibattito è acceso e aperto. Cosa si può dire in merito?

La mia esperienza professionale nel campo militare è relativa ad applicazioni marine dove la presenza di gente comune è davvero limitata e quindi molto raramente mi sono imbattuto in problemi di privacy. Con i droni che viaggiano sulle nostre teste la situazione è decisamente diversa. Detto questo, credo che la privacy sia un diritto fondamentale da tutelare e spero che nessuna tecnologia, attuale o futura, metta in discussione questo diritto alla base della libertà di tutti.

Il tuo lavoro è più gratificante o più appassionante?

Domanda difficile che non può essere soddisfatta con una semplice risposta. Posso dire che il mio lavoro mi piace molto ma spesso è alienante nel senso che il contatto sociale o con la natura è ridotto al minimo. Quando però, una cosa che hai progettato funziona bene la soddisfazione è davvero grande.

E’ stato difficile lasciare l’azienda di San Benedetto dopo 18 anni da un punto di vista sia “sentimentale” che di cambio ambientale, sociale, culturale e così via?

Si, è stato molto difficile. Fare un cambio così radicale quando si è più giovani e abbandonare gli affetti, tutti gli amici, i luoghi in cui sei cresciuto e a cui appartieni credo sia già una scelta di vita non da poco ma farlo a 44 anni è stato letteralmente il classico salto nel buio. Per di più, farlo in piena pandemia Covid non ha per nulla agevolato il mio inserimento sociale nella nuova realtà. Il fatto è che, dopo aver lavorato 18 anni nella stessa azienda, ho ricevuto, senza peraltro averla cercata, una proposta professionale carica di nuovi stimoli. Non nascondo che ci sono stati mesi decisamente duri e che mi capita spesso di mettere in discussione questa scelta ma la rifarei.

 

Scorcio di Balerna (foto da ticino.ch)

 

Sei un frontaliere ed è ben noto che lo status di frontaliere di tanto in tanto è oggetto di polemiche e lamentele in Svizzera. Considerata la breve distanza tra Como e Balerna, tu ne hai avvertito mai il disagio in questi due anni?

E’ un argomento sempre vivo sia con i miei colleghi (quasi tutti italiani e quindi frontalieri) sia sui media svizzeri e sia con le persone che frequento a Como. E’ noto che la condizione di frontaliere presenta oggettivi vantaggi ma è anche vero che la stessa, pur fortemente osteggiata a parole dai due governi e anche da molte persone italiane e svizzere (ci sono svizzeri che credono che gli italiani rubino loro il lavoro) conviene a quasi tutti: gli imprenditori svizzeri pagano un salario più basso, i frontalieri guadagnano di più a parità di lavoro, senza i frontalieri la Svizzera avrebbe un buco enorme di manodopera che i suoi abitanti non potrebbero colmare e, infine, i Comuni frontalieri, come Como, ottengono ingenti ristorni dai governi e i soldi che si guadagnano in Svizzera, vista la disparità di costo, vengono spesi in larga parte in Italia. Non dovrei dirlo, perché va contro i miei attuali interessi, ma non posso criticare a pieno chi, vivendo a Milano, Roma o Giulianova, si lamenta perché paga più contributi allo Stato a parità di stipendio lordo percepito.

L’incantevole Como, appunto. Scherzandoci un po’ su, un ROV sarebbe utile per uno scoop su George Clooney?

Ahahah. A meno che il Sig. Clooney non si immerga in acqua ad una certa profondità con una sua eventuale amante oppure perda in acqua un gioiello da recuperare, direi proprio di no!

Pur nella diversità paesaggistica e geografica, c’è qualcosa di e per cui Como ti fa ricordare Giulianova?

Sono due città molto diverse. Como ha circa 85000 abitanti ma in fondo è una città vivibilissima che si gira a piedi. Vive di turismo 365 giorni all’anno mentre Giulianova soprattutto nel periodo estivo. Como ha un paesaggio lacustre molto romantico e accattivante ma Giulianova ha il mare. Per me che sono nato e vissuto in riva all’Adriatico questo è un valore aggiunto incredibile e sebbene Giulianova non sia conosciuta nel mondo come Como credo abbia delle potenzialità enormi. Penso che quello che manchi sia soprattutto il lavoro e la stabilità che da esso deriva.

Come mai hai intrapreso una strada diversa dall’avviato studio di architettura di famiglia?

Mio padre è disperato! (scherzo). Nessuno dei tre figli maschi ha seguito le sue orme sfruttando uno studio già pronto. I miei genitori, però, hanno sempre creduto che ognuno di noi dovesse scegliere la propria strada ed io fin da subito, già dal liceo, ho capito di non avere proprio la creatività artistica di mio padre e come architetto probabilmente sarei stato una frana. Sono molto grato ai miei per questa libertà che mi hanno concesso.

Sei praticante di diverse discipline sportive e, quoque tu, contagiato dal padel. Anche da quelle parti è esplosa la padelmania? Più sul fronte italiano o più su quello svizzero?

Cerco solo di abbandonare il più tardi possibile lo sport finché mancanza di infortuni e forza fisica me lo consentono. Il padel è la tendenza del momento e a Como, come a Giulianova, è difficilissimo trovare campi liberi. In Svizzera, invece, è praticamente ancora assente, almeno da quanto ne so io e relativamente a Chiasso e Lugano dove le strutture dedicate sono davvero poche. Giocano di più a tennis e ad hockey.

A proposito di sport. Sei stato bersaglio degli sfottò degli svizzeri dopo la qualificazione della loro nazionale ai Mondiali di calcio del Qatar a spese dell’Italia?

Non ci sono stati particolari sfottò ma le bandiere rossocrociate a me sembrano raddoppiate in un solo colpo. Noi italiani speriamo nei play-off.

 

 

Foto di Marco in videochiamata con gli amici giuliesi

durante il lockdown dello scorso Natale

 

 

 

C’è da aspettarsi una tua rimpatriata per le prossime feste natalizie?

Si. Sarò a Giulianova dalla vigilia di Natale fino a dopo Capodanno. L’anno scorso le restrizioni Covid mi hanno impedito di trascorrere il Natale con i miei. Non era mai successo. Quest’anno quindi vale doppio.

 

La domanda ai Giuliesi nel Mondo: se ti dico Cupola di San Flaviano pensi subito a….?

Penso a casa. Alla mia città. Al mare. Sono stato per 7 anni a Firenze, 1 a Padova, ora a Como ma dove mi sento veramente a casa per la presenza dei miei affetti e dei miei “secolari” amici è solo Giulianova con la sua Cupola.

Cosa aggiungeresti che non ho sollecitato con le mie domande?

Vorrei ringraziarti per l’occasione che mi hai dato e la colgo per salutare tutti quelli che mi conoscono e in particolare vorrei ricordare un mio amico, nonché proprietario dello stabilimento che frequento d’estate, recentemente scomparso. Un abbraccio di cuore alla moglie e ai suoi figli.

 
(foto delle immagini personali poste a disposizione da Marco Di Gaetano, che ringraziamo)
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo